Becciu si difende: “Su di me accuse surreali, spero che il Papa non si faccia manovrare”

Il carinal Becciu si difende dalle accuse di peculato: “Non temo l’arresto perché non ho commesso reati, non mi sento un corrotto”
Città del Vaticano – Dopo le dimissioni a sorpresa comunicate nelle scorse ore (leggi qui), il cardinal Becciu, in una conferenza stampa svoltasi a Roma, si difende dalle accuse di peculato auspicando “che il Papa non si faccia manovrare” da “informazioni errate”.
Il porporato, da ieri sera non più prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, che ha rinunciato anche ai diritti del cardinalato (mantenendo però la berretta rossa e il titolo onorifico) ai giornalisti parla di un “Papa in difficoltà” nel colloquio avuto proprio ieri sera e durato circa venti minuti. E precisa: “Non faccio nessuna sfida al Papa, volevo chiarire visto che è diventato un fatto mondiale. Ognuno ha diritto alla propria innocenza”.
“Non temo l’arresto perché non ho commesso reati, non mi sento un corrotto – afferma il cardinale – Non ho ricevuto comunicazioni dai magistrati ma sono pronto a chiarire con loro tanto più che ora non ho più i diritti” da cardinale “e non ho più l’obbligo di essere esaminato solo dal Papa”.
“Accuse surreali”
Becciu parla di accuse “surreali”. “E’ un po’ strana la cosa – esordisce togliendo la mascherina – in altri momenti mi ero trovato per parlare di altre cose, non di me, mi sento un po’ stralunato. Ieri fino alle sei mi sentivo amico del Papa, fedele esecutore del Papa. Poi il Papa dice che non ha più fiducia in me perché gli è venuta la segnalazione dei magistrati che io avrei commesso atti di peculato”.
Quindi, riferendosi alle accuse, dice: “Quei 100mila euro, è vero, li ho destinati alla Caritas. E’ nella discrezione del sostituto destinare delle somme che sono in un fondo particolare destinato alla Caritas, a sostenere varie opere. In 7-8 anni non avevo mai fatto un’opera di sostegno per la Sardegna. So che nella mia diocesi c’è un’emergenza soprattutto per la disoccupazione, ho voluto destinare quei 100mila euro alla Caritas”.
Becciu spiega che i soldi non sono transitati dalla Caritas alla cooperativa gestita dal fratello che collabora con la Caritas di Ozieri. Ma “quei soldi sono ancora lì, non so perché sono accusato di peculato”. “Per il palazzo di Londra – continua – l’Obolo di San Pietro non è stato toccato, non è stato utilizzato. La Segreteria di Stato aveva un fondo, doveva crescere”.
Mentre per la Caritas di Ozieri i 100mila euro arrivavano dall’Obolo ma era un fine “caritativo”, ribadisce, spiegando anche che ieri, “con il Papa non si è parlato del palazzo di Londra” e aggiungendo comunque che “il Papa” sulla questione per la quale è in corso una inchiesta interna, “mi ha sempre dato fiducia, dicendomi che non ha mai pensato che io abbia approfittato”. Becciu, col Papa ha affrontato anche la questione appartamento in Vaticano: “Mi ha detto di restare per il tanto bene fatto negli anni”.
“Non ho arricchito la mia famiglia”
Becciu in conferenza stampa scandisce: “Non ho arricchito la mia famiglia, ho visto che qualche giornale ci ha ricamato su ma molte cose sono da querela perché dicono cose non vere”. “Se ho dato soldi – dice riferendosi ai 100 mila euro dell’Obolo di San Pietro – è per una istituzione che doveva rendicontare tutto”.
Quanto alle accuse legate alla falegnameria del fratello, Becciu dice: “In Vaticano avevo tante di quelle possibilità di dargli lavoro ma dissi che qui non doveva entrare”. Poi, sulla questione birra legata a un altro fratello: “Io non sono un corrotto, non c’entra niente. Non ho propagandato birre, è una boutade offensiva”. Il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin “è stato il primo a chiamarmi stamani” in solidarietà fa poi sapere Becciu. (fonte Adnkronos)
Foto © Vatican Media
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