50 anni della World Karate Federation, Mattia Busato e il brivido sulla schiena: “E’ il segnale del movimento perfetto”
Prosegue il viaggio de Il Faro online tra i campioni azzurri del karate, in occasione del cinquantenario della Wkf. Busato si racconta via social
Roma – Mattia aveva cominciato a praticare il karate, anche con il kumite. Che sfide sarebbero state con i grandi atleti azzurri Busà e Crescenzo? Sicuramente, una gara casalinga parallela straordinaria. Se i suoi risultati fossero stati altrettanti eccezionali, come nel kata.
Ma Busato, siccome non riusciva ad essere al top nel kata, come nel combattimento, ha scelto quest’arte dell’arte marziale olimpica a Tokyo, perché forse gli mancava la perfezione assoluta tecnica. La raggiunta? Le sue medaglievinte e il pass strappato per le prossime Olimpiadi, la scorsa primavera, prima della chiusura totale dovuta alla diffusione della pandemia, parlano per lui. E lo fanno ad alta voce. E sembra proprio di sì.
L’atleta dell’Esercito e campione europeo a Tampere nel 2014 fa parte della generazione di fenomeni del karate, formatasi e cresciuta nel secondo decennio del 2000, dopo le leggende sul tatami, che oggi, in parte, lo guidano da bordo tatami. Per lui, lo fa soprattutto Vincenzo Figuccio, con cui Mattia ha un rapporto equilibrato e da cui Busato prende consigli ed esempio. Ne ha parlato proprio il campione azzurro delle 12 medaglie tra Mondiali, Europei(un oro individuale nel 2014) e Giochi Europei, in diretta Facebook.
Lo scorso mercoledì sera su Karateka.it, Busato ha raccontato di sé e di quella consapevolezza piena che lo ha colmato dentro, quando in tabellone nella Premier League di Salisburgo (leggi qui), ha letto il suo nome accanto a “Tokyo 2020”. Un pensiero tolto per lui, come racconta via social. Finalmente la qualifica tanto sospirata era arrivata: “Il pass è arrivato in una gara in cui abbiamo fatto una bella performance, ma siamo arrivati ai piedi del podio, non me la sono goduta al massimo – risponde Mattia – abbiamo fatto tante gare e la qualifica è stata lunga, abbiamo lottato tanto. Stavo facendo molto bene, tre gare ad alto livello. Ce la sentivamo la qualifica. Quando vedi il tuo nome lì accanto poi.. tiri un sospiro di sollievo. Sono sempre molto razionale però. Non è finita, è solamente un passaggio”. “Il tatami di Tokyo? Lo faremo diventare incandescente”. In questo modo immagina una competizione che arriverà tra un anno. Intanto Mattia tranquillamente pensa al presente e prosegue ad allenarsi, in attesa del ritorno alle gare.
E allora entra anche lui di diritto nei grandi della World Karate Federation. Nei 50 anni della Federazione Internazionale, che vengono celebrati in questi giorni, il due volte bronzo mondiale, a squadre con Alessandro Iodice e Alfredo Tocco nel 2016 e individuale nel 2018, fa parte della storia del karate. Non solo azzurro, evidentemente.
Fa parte di una Nazionale Italiana Fijlkam, che da ogni competizione riporta a casa un ricco bottino di medaglie: “E’ bellissimo il mondo della Nazionale – dice l’argento di Baku 2015 su Karateka.it – sono entrato da giovanissimo e mi sono ritrovato tra i grandi. Cresci con umiltà e diventi protagonista anche tu, con loro”. E’ questo il valore a cui Mattia tiene di più e si vede da come ne parla. E’ umile, paziente, sa resistere. Lo descrive in questo modo coach Figuccio via social: “Formativo e istruttivo lavorare con lui”. E prosegue descrivendo le qualità del suo atleta: “Mattia ha autoesigenza e resilienza. Sente il bisogno di continuare, oltre i disturbi esterni. E’ un terreno fertile. Ha resilienza, anche. Possiede energia e volontà di credere nel sistema. E’ un punto cruciale questo secondo me, tra lo sport e l’arte marziale”.
Parole di elogio per Mattia, da parte di un campione che prima di lui sul tatami ha vinto tre titoli mondiali con il trio maschile delle meraviglie (in squadra con Figuccio, Luca Valdesi e Lucio Maurino).
Tantissime le medaglie nel circuito internazionale dei tornei della Wkf. La qualifica olimpica non è arrivata a caso. Mattia è uno straordinario campione di kata che dona all’azzurro valore aggiunto e lo fa anche emozionandosi, dopotutto, oltre la sua razionalità. Una emozione che parte da lui e che arriva a chi lo guarda: “Se il gesto ti emoziona, io sento il brivido sulla schiena”. Il segnale della perfezione nei movimenti è quello. Un brivido di successo: “Se succede, si è scritta una traccia precisa – ammette Busato – e riesco a fare il gesto. E’ la ricerca dell’emozione, per esprimere il movimento perfetto”. E non poteva che essere una Olimpiade il premio. Auguri Wkf, auguri Mattia.
(ll Faro online)(foto@fijlkam)