Probabile chiusura di palestre e piscine, Barelli: “Costi enormi per mettersi in regola e norme rispettate”
Interviene il Presidente della Federnuoto Paolo Barelli. Esprime perplessità sulle nuove decisioni del Governo emanate lo scorso 18 ottobre
Roma – A seguito del Decreto del Governo emanato lo scorso 18 ottobre (leggi qui), in queste ore si moltiplicano le repliche del mondo dello sport. Già alla vigilia il presidente della Federnuoto Paolo Barelli, sin dai primi momenti coinvolto per garantire l’attività delle migliaia di società sportive affiliate, aveva detto: “Bloccare lo sport italiano è una decisione molto dura – aveva sottolineato Barelli al TG1 – le 70.000 società sportive permettono di praticare attività motoria e sportiva a milioni di italiani“.
Commentando il nuovo Dcpm, in cui viene dato un ultimatum alle palestre e alle piscine, per mettersi tutte in regola con i protocolli, ha aggiunto: “Sono perplesso su come è stata posta dal presidente del consiglio Giuseppe Conte la questione delle piscine e delle palestre, perché non vanno accomunate“. Ha detto all’Adn Kronos. Sulla probabile chiusura di queste attività, ha sottolineato. “E’ chiaro che si debba approfondire la questione, cercando di capire chi ha dato quelle determinate informazioni a chi di dovere“, il riferimento, ancora una volta, è alla frase che il Premier ha pronunciato e secondo cui ci sono degli impianti che ancora non sono a norma.
“Tutti i gestori di piscine – ha continuato il numero uno della Federnuoto – hanno speso centinaia di migliaia di euro per mettersi al passo con le regole, tramite sanificazioni, prenotazioni, ingressi contingentati, dietro c’è un costo enorme. C’è sempre stato il rispetto delle norme da parte di tutti, non si capisce come mai si è andati a individuare proprio queste categorie“.
“Siamo in attesa di capire e abbiamo chiesto un nuovo incontro con il Ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, alla presenza anche del Ministro della Sanità e dei membri del Comitato Tecnico Scientifico, questo perché chiariscano se siano validi i protocolli per la fruizione degli impianti natatori. Non bisogna essere generici e colpire solo coloro i quali non si possono difendere, non si deve mettere un’intera categoria sul banco degli imputati“. “C’è il dubbio, se non addirittura la certezza, che si dovesse chiudere qualcosa e si è deciso di farlo con chi ha meno potere“, ha concluso Barelli.