Roma città della pace, il Papa: “Solo l’uomo che si fa carico degli altri salva se stesso”
Nella basilica dell’Ara Coeli la preghiera ecumenica per la pace con le altre confessioni cristiane, il Pontefice: “Sul Calvario il duello tra la fede in Dio e il culto dell’io”
di FABIO BERETTA
Roma – “Il ‘vangelo’ del salva te stesso non è il Vangelo della salvezza. È il vangelo apocrifo più falso, che mette le croci addosso agli altri. Il Vangelo vero, invece, si carica delle croci degli altri”; e “più saremo attaccati al Signore Gesù, più saremo aperti e ‘universali’, perché ci sentiremo responsabili per gli altri. E l’altro sarà la via per salvare sé stessi: ogni altro, ogni essere umano, qualunque sia la sua storia e il suo credo. A cominciare dai poveri, i più simili a Gesù”.
E’ un invito universale a ripensare la propria vita di credenti, di qualsiasi confessione cristiana, quello che Papa Francesco pronuncia nella basilica dell’Ara Coeli, dove si svolge l’Incontro di Preghiera per la Pace “Nessuno si salva da solo – Pace e Fraternità”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio nello “spirito di Assisi”. Il Pontefice arriva in Campidoglio con largo anticipo; percorre accompagnato dagli altri leader cristiani la navata di una delle chiese più care ai romani. Naso e bocca sono coperti: è la prima volta che il Papa argentino si mostra in pubblico con la mascherina.
Accanto a lui, ben distanziati e con indosso la mascherina anche loro, Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo e il Vescovo Heinrich, Presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania. Grande assente, l’Arcivescovo di Canterbury, impossibilitato a raggiungere l’Urbe a causa della pandemia. Sul presbiterio anche il cardinal vicario, Angelo De Donatis. In basilica sono presenti gli esponenti di tutte le confessioni cristiane. Si prega intensamente per la pace: si canta e si accendono ceri, uno per ogni situazione di conflitto che oggi attanaglia il pianeta.
Un’ora di preghiera che trova il culmine nella lettura del vangelo della Passione del Signore, un brano che parla della tentazione che si abbatte su Gesù, stremato in croce: “Salva te stesso!”. Una tentazione cruciale, sottolinea il Papa, “che insidia tutti, anche noi cristiani: è la tentazione di pensare solo a salvaguardare sé stessi o il proprio gruppo, di avere in testa soltanto i propri problemi e i propri interessi, mentre tutto il resto non conta. È un istinto molto umano, ma cattivo, ed è l’ultima sfida al Dio crocifisso”.
“Salva te stesso”: un ritornello detto per primo da “quelli che passavano di là”, ovvero dalla “gente comune che aveva sentito Gesù parlare e operare prodigi”. Questi, fa notare Bergoglio, “Non avevano compassione, ma voglia di miracoli, di vederlo scendere dalla croce”. E ammonisce: “Forse anche noi a volte preferiremmo un dio spettacolare anziché compassionevole, un dio potente agli occhi del mondo, che s’impone con la forza e sbaraglia chi ci vuole male. Ma questo non è Dio, è il nostro io. Quante volte vogliamo un dio a nostra misura, anziché diventare noi a misura di Dio; un dio come noi, anziché diventare noi come Lui! Ma così all’adorazione di Dio preferiamo il culto dell’io. È un culto che cresce e si alimenta con l’indifferenza verso l’altro”.
“Salva te stesso” lo dicono anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, le stesse persone che avevano condannato Gesù perché rappresentava per loro un pericolo. “Ma tutti – rimprovera il Papa – siamo specialisti nel mettere in croce gli altri pur di salvare noi stessi“.
Gesù, al contrario, “si lascia inchiodare per insegnarci a non scaricare il male sugli altri“. Quei capi religiosi, fa notare il Papa, “ricordavano le guarigioni e le liberazioni che aveva compiuto e fanno un collegamento malizioso: insinuano che salvare, soccorrere gli altri non porta alcun bene; Lui, che si era tanto prodigato per gli altri, sta perdendo sé stesso!”. Un’accusa che Francesco definisce “beffarda” poiché “si riveste di termini religiosi, usando due volte il verbo salvare. Ma – ammonisce – il ‘vangelo’ del salva te stesso non è il Vangelo della salvezza. È il vangelo apocrifo più falso, che mette le croci addosso agli altri. Il Vangelo vero, invece, si carica delle croci degli altri”.
Anche i due ladroni crocifissi con Gesù si uniscono “al clima di sfida contro di Lui”. “Com’è facile criticare – dice il Papa -, parlare contro, vedere il male negli altri e non in sé stessi, fino a scaricare le colpe sui più deboli ed emarginati!”. Uno dei due ladroni gli dice: “Salva te stesso e noi”; lo cerca solo per risolvere i suoi problemi. Invece “Dio – fa notare il Pontefice – non viene tanto a liberarci dai problemi, che sempre si ripresentano, ma per salvarci dal vero problema, che è la mancanza di amore“.
È questa la causa profonda dei nostri mali personali, sociali, internazionali, ambientali. Pensare solo a sé è il padre di tutti i mali. Ma uno dei malfattori osserva Gesù e vede in Lui l’amore mite. E ottiene il paradiso facendo una sola cosa: spostando l’attenzione da sé a Gesù, da sé a chi gli stava a fianco.
“Sul Calvario è avvenuto il grande duello tra Dio venuto a salvarci e l’uomo che vuole salvare sé stesso; tra la fede in Dio e il culto dell’io; tra l’uomo che accusa e Dio che scusa – aggiunge il Papa -. Ed è arrivata la vittoria di Dio, la sua misericordia è scesa sul mondo”. Cita infine Benedetto XVI, che nel marzo del 2008, al termine della Via Crucis al Colosseo, disse: “la Croce ci rende fratelli”, e conclude: “Le braccia di Gesù, aperte sulla croce, segnano la svolta, perché Dio non punta il dito contro qualcuno, ma abbraccia ciascuno. Perché solo l’amore spegne l’odio, solo l’amore vince fino in fondo l’ingiustizia. Solo l’amore fa posto all’altro. Solo l’amore è la via per la piena comunione tra di noi”.
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