50 anni della World Karate Federation, le Tre Bufere del kata mondiale: Luca Valdesi, Lucio Maurino e Vincenzo Figuccio
Prosegue il viaggio de Il Faro online nel racconto dei campioni di karate in occasione dei 50 anni della Wkf. La squadra italiana di kata maschile con tre mondiali vinti ha scritto la leggenda
Roma – E’ il momento della storia. E’ il momento di entrare nel mondo delle leggende dello sport e di ascoltare in silenzio il cuore di un atleta. Imprese, record, successi immortali. Gli dei del kata mondiale lì hanno brillato e dimostrato di essere i migliori, su un tatami. Lo hanno fatto nella storia della World Karate Federation e di quel karate, che ha segnato le loro vite per sempre. Luca Valdesi, Lucio Maurino e Vincenzo Figuccio sono nomi importanti che pesano, sono nomi grandi che emozionano. Campioni che suscitano rispetto, omaggio e ammirazione. Esempi e modelli per gli atleti azzurri e non solo, che hanno segnato un’epoca e forse un’era di perfezione tecnica e di bellezza dei movimenti, che raramente è tornata in voga, dopo e che si rivedrà nei palazzetti. Anzi, nessun altro dopo gli dei del kata ha saputo creare la stessa storia e lo stesso palmares. Oggi gli atleti azzurri, vincenti in giro per il mondo, cercano di seguire i loro passi, osservando con il cuore in gola ciò che il Trio delle Meraviglie è stato capace di fare, prima. 87 medaglie vinte in totale tra Mondiali ed Europei disputati, 13 titoli iridati sommati in tre e 27 ori in Europa, tra cui uno bellissimo a squadre nel 2011 a Zurigo.
Tre carriere lunghissime e prestigiose. Luminose e folgoranti. Altisonanti quegli allori conquistati, conservati in bacheca per ricordare e costruire, dopo. Se qualcuno ricorda il film “Grosso guaio a Chinatown”, a un certo punto della storia, apparivano Tre Guerrieri fantastici, le Tre Bufere. Arrivavano a scompigliare i piani dei protagonisti. Ecco. Forse potrebbero essere definiti in questo modo Valdesi, Maurino e Figuccio: “Le Tre Bufere del karate mondiale” che hanno spazzato via la concorrenza e si sono prese il posto sul podio, che meritavano. Il primo gradino.
Gli appassionati e i praticanti dell’arte marziale olimpica a Tokyo ancora stropicciano gli occhi. Ancora si emozionano, profondamente. Loro, i grandi campioni mondiali insieme sul tatami hanno conquistato tre titoli iridati. Uno nel 2004, uno nel 2006 e l’altro nel 2010 (qui il video della finale mondiale del 2010) . E una miriade di medaglie anche individuali che oggi si contano a fatica. Rientrano a pieno titolo nella ideale Hall of Fame della Wkf. Se un giorno la Federazione Mondiale decidesse di creare questo ambito di celebrazione per i più grandi, loro sicuramente ne farebbero parte e sfilerebbero sul “red carpet” del karate. Sotto le stelle degli immortali. Un privilegio per l’Italia averli avuti come figli sportivi, un patrimonio unico che fa invidia agli altri paesi del mondo. Un onore per le loro squadre di appartenenza. Valdesi e Maurino per le Fiamme Gialle e Figuccio per il Centro Sportivo dei Carabinieri.
E allora in occasione del Cinquantenario della World Karate Federation, in svolgimento in questi giorni, soprattutto via web a causa della pandemia da Covid-19, loro non possono che essere celebrati. E’ un dovere, un onore e un piacere. Un dono anche, per chi scrive di sport. Una fortuna per chi racconta le imprese dei campioni. Loro, colonne del karate di “tutti i tempi”. Questo il gergo sportivo usato, quando l’atleta fa qualcosa di unico, che mai prima era stato realizzato. E le Tre Bufere lo hanno fatto. I migliori del karate “di tutti i tempi”. Un kata che ha incantato, un kata che ha firmato momenti indimenticabili, che ha fatto meraviglie. Un kata che ha insegnato e che ha tracciato la strada successiva, per le nuove generazioni.
Gli dei portano agli dei. E allora, probabilmente quelle medaglie vinte dalla Nazionale Italiana dopo di loro, sono un’eredità dei tre campioni leggenda. Un kata che ha vinto e che ha saputo conquistare successi grandiosi. Luca si è replicato da solo nel mondo, aggiungendo ai tre titoli iridati vinti con i compagni di squadra, altri tre ori singoli. Vincenzo è stato per due volte vicecampione mondiale e Lucio una sola volta ha messo l’argento iridato al collo, ma tutti hanno accumulato successi su successi. E oggi, nelle loro vite del 2020, camminano sui passi segnati nel passato per disegnare la storia del futuro. Ognuno nel proprio proseguimento di carriera, non lontano affatto dal karate, ma lì accanto, lì dentro ancora. Nel mondo dei sogni, in cui i loro desideri si sono realizzati.
Luca fa parte della Commissione Regolamenti del kata della World Karate Federation, Vincenzo è allenatore della Nazionale Fijlkam e trasmette ai campioni di oggi, ciò che per lui il karate è stato. Lucio lavora al Comando Regionale della Guardia di Finanza ed è uno “scienziato” della disciplina, uno studioso del movimento e del mistero probabilmente del karate tradizionale, che sempre si è celato dietro le tecniche esibite per tanti anni. Ognuno di loro prosegue a far crescere il karate, seguendo il proprio istinto e la propria declinazione personale.
Fieri tutti e tre di essere stati parte di una squadra immortale, nel tempo. Valdesi e Maurino lo hanno raccontato a Il Faro online e Vincenzo è intervenuto in diretta Facebook su Karateka.it. Felici di aver costruito successi e passi importanti per la storia. Loro sono quei “passi” dei giganti, su cui oggi gli atleti italiani e non solo, imprimono i loro di passi, cercando di imitare un passato impossibile probabilmente da riscrivere. Il Mondiale di Monterrey è l’emozione più bella vissuta, per Luca. Nel 2004 contro un Giappone che aveva monopolizzato la disciplina, l’Italia è arrivata in cima al mondo, grazie a loro. E Valdesi mentre lo racconta, con una punta di emozione particolare, ancora non ci crede. Perché tuttavia erano i giudici che dovevano decidere. Ma chi era a bordo tatami non ha potuto che arrendersi alla perfezione assoluta.
E allora quella medaglia d’oro ha brillato sui colli di tutti e tre. Forse è questo il ricordo più importante anche per Lucio e per Vincenzo. Lo ipotizza Luca, sentendosi di condividerlo con i suoi fratelli di tatami e amici nella vita. Sta lì il segreto, descritto dai campioni mondiali. La loro amicizia stretta negli anni e quella complicità che in gara si esprimeva con uno sguardo. Un semplice sguardo che andava ad anticipare un movimento e una tecnica studiata e ristudiata in allenamento. Mai domi da questo punto di vista e sono tutti d’accordo nel dire che il sudore ripaga sempre.
Vincenzo racconta che anche dopo il titolo mondiale conquistato nel 2004, il lunedì successivo erano già in palestra per ricominciare gli allenamenti: “Non bisogna soprassedere alle proprie vittorie – dice Figuccio – l’umiltà è il valore che aumenta le medaglie in bacheca”. Questo racconta a Il Faro online mentre descrive la sua esperienza come allenatore. Coach in maglia azzurra, per l’Under 21, per cui scatterà un raduno domani al Centro Olimpico Matteo Pellicone di Ostia, e per la Senior, per cui Vincenzo segue tra gli altri anche Mattia Busato, qualificato alle prossime Olimpiadi. Forse il cruccio che fa più male è questo. Il karate è riuscito ad entrare alle Olimpiadi solo 10 anni dopo il termine della loro carriera, ma tutti sono concordi nel dire che, se avessero calcato il tatami dei Cinque Cerchi olimpici, adesso l’Italia avrebbe un titolo in più da celebrare, tra le medaglie d’oro vinte dall’Italia Team ai Giochi. Probabilmente il Comitato Olimpico Internazionale dovrebbe concedere loro, e questa è un pensiero di chi vi racconta, un oro honoris causa. Per la bellezza, per la perfezione, per l’assoluta armonia dei movimenti che hanno saputo esprimere insieme.
Chi non vorrebbe rivederli insieme? Il sogno degli appassionati è sicuramente questo. E Il Faro online lancia questa proposta. Chi li vorrebbe riammirare sul tatami, a creare tecniche e magia? Niente è impossibile, come non lo è per quel cuore di un atleta che ha parlato, che vi ha raccontato. Il loro cuore. Il dioLuca Valdesi, il dio Vincenzo Figuccio e il dio Lucio Maurino. I migliori al mondo. Gli dei del karate. Il Trio delle Meraviglie. Le Tre Bufere. Patrimonio dell’Italia e del karate azzurro. E mondiale. Per sempre.
Vincenzo Figuccio
“Parlare della squadra di cui ho fatto parte per tanti anni è davvero emozionante. Luca e Lucio sono due fratelli per me, ho un rapporto di stima e di affetto, che va oltre l’aspetto agonistico. Se sono quello che sono oggi, è stato anche grazie a loro che mi hanno dato stimoli e input. Hanno reso quella esperienza ancora più bella. Per quanto riguarda l’autoesigenza, eravamo i primi a salire sulla materassina e poi ad uscire per ultimi. Ci piaceva, condividerla insieme e ci piaceva restare a guardare il compagno che si allenava. Cose che ritrovo oggi. Ma serve ovviamente esperienza. E quella che ho vissuto con loro, nella tua vita ti segna. Conservi in un cassetto ciò che hai imparato e se decidi di fare l’allenatore, lo tiri fuori. Deve essere un punto da cui ripartire. Sportivamente è stata fantastica e magica. Ma è passato e dobbiamo riuscire a creare il futuro. Dobbiamo essere bravi ad abbassare la condizione egocentrica quando vinci tutto, questo è quello che dico ai ragazzi. Vincere non deve diventare il pretesto per soprassedere. Devi stare con i piedi per terra e lavorare tanto. Domenica finisce la gara, ma come ci ha detto sempre il direttore tecnico, anche il giorno che abbiamo vinto il Mondiale, si torna poi in palestra dal lunedì successivo e si ricomincia l’allenamento”.
“L’eredità, che spero di poter lasciare un giorno, è quella di una persona che si ritiene fortunata a fare il proprio lavoro, questo ci fa vivere bene e ci fa avere delle persone meravigliose accanto. Possiamo continuare a nutrire una passione (il dono più grande che sto cercando di lasciare a gli atleti). La palestra deve avere un’anima e dei colori. E quelli che devono creare questa condizione sono i ragazzi. Il progetto più bello che si possa lasciare è trovare una scuola o una mentalità, o presenza, che fa comprendere che lì dentro non sono solo passati dei campioni, ma anche persone, energia e questo ti arricchisce. Dal 26 ottobre prossimo, vedremo più di 80 under 21, ciò lo abbiamo preparato per loro. Quando respiri il posto deve restare nella mente per tanto tempo. E’ una cosa che vorrei restasse, fa parte della mia vita e di tutti quelli che lavorano lì”.
Il palmares di Vincenzo Figuccio
6 ori mondiali
2 argenti
1 bronzo
9 ori europei
6 argenti
3 bronzi
Luca Valdesi
“Aver fatto parte di una squadra che ha vinto tanto e ha passato tanti anni insieme, è un piacere e un privilegio. E’ fonte di grande soddisfazione. Il nostro rapporto non si concludeva sulla materassina, ma passando tanto tempo insieme, si erano create amicizia e complicità, che hanno reso il legame forte e ci hanno permesso di durare tanto come squadra nel karate e hanno di poterci capire in gara, anche solo con uno sguardo. L’emozione più grande che abbiamo vissuto secondo me, ma credo anche per Lucio e Vincenzo, è la vittoria del primo Campionato del Mondo a Monterrey. Arrivavamo da prestazioni valide, ma che non ci avevano permesso di conquistare il titolo prima. Questa vittoria ci ha sorpresi e ci ha fatti diventare determinati e consapevoli che avevamo fatto un gran bel lavoro. Dovevamo infine rimetterci sempre ai giudizi arbitrali e alla fine non sapevamo. Incontrando il Giappone campione in carica con tante vittorie precedenti, non eravamo sicuri di farcela. La vittoria del primo mondiale nel 2004 è stata leggendaria”.
“Dal 2000 in poi, quando ho cominciato a fare l’individuale, per me gli impegni sono raddoppiati. Un giorno mi dedicavo alla gara a squadre e un giorno a quella individuale. L’aspetto più difficile era riuscire a tenere la concentrazione alta per giorni. E’ normale che dopo aver effettuato lo scarico adrenalinico dopo la gara nel singolo, la tensione si abbassa un po’. Ma riuscivo comunque a tenere e i risultati lo hanno dimostrato”.
“Fra di noi c’era una totale sintonia, ma anche agonismo all’interno della squadra stessa. Tutti e tre svolgevamo anche l’individuale e volevamo fare sempre meglio. Aspetto fondamentale per tutti e tre. Riuscivamo a mischiare il fatto di andare d’accordo ed essere amici, oltre la competizione interna che si creava tra noi. In gara ognuno andava per sé a livello individuale, si cercava di vincere. A livello emotivo è stata una spinta formidabile e poi ne ha risentito positivamente il livello tecnico. Siamo migliorati tantissimo”.
Il palmares di Luca Valdesi
4 ori mondiali
2 argenti
4 bronzi
13 ori europei
5 argenti
2 bronzi
Lucio Maurino
“Le cose continuano a vivere, se vengono ricordate. Non posso che dire di essere stato onorato di aver fatto parte di questa squadra e di esserne stato il capitano. Era composta da atleti veramente di altissimo livello, di persone e uomini con carisma e carattere. Questo per me ha significato una crescita come uomo, come atleta. Oltre alla squadra, sia con Vincenzo che con Luca, competevamo anche individualmente, era un continuo essere trascinati, per superare ogni giorno i propri limiti. Per me sono stati più di 20 anni caratterizzati da impegno, sudore e sacrificio. Tante belle esperienze in giro per il mondo. Momenti di gioia ma anche di tensione, criticità. Non mancavano discussioni, ma la cosa importante è che ognuno ha messo da parte l’orgoglio personale, per confluire poi insieme, in un unico obiettivo di squadra. Situazioni esilaranti, simpatiche. Una volta con Luca c’è stata una lite, prima di una finale di una edizione dei Giochi del Mediterraneo e appena saliti sul tatami, tutto passò. E quando facemmo la gara a squadre tutto era dimenticato, c’era maturità nonostante tutto”.
“Si è vista l’evoluzione di ognuno di noi. Ognuno ha fatto una crescita personale diversa. Luca è membro attivo della World Karate Federation, Vincenzo è allenatore della Nazionale giovanile e senior, io con il mio percorso. Mi sento fortunato ad aver avuto dei compagni di squadra come loro e un grandissimo direttore tecnico sia in Nazionale come Pierluigi Aschieri, che alle Fiamme Gialle che ha saputo gestirci in modo eccellente, me e Luca, il Maestro Claudio Culasso. Dopo sei anni di attività come allenatore nelle giovanili e poi come pianificatore delle attività ho deciso di proseguire il mio percorso come coach in generale, andandomi a specializzare nel movimento e nella preparazione fisica. Un approfondimento del karate, meno agonista, ma più tradizionale. Questo confluirà nel mio progetto futuro di vita che si chiama “Karatekai Italia”. Da un punto di vista del karate sto sviluppando alcuni stili e pratiche particolari che vanno molto sul karate come arte marziale (Karate – nella fattispecie con il koryu uchinadi kenpo-jutsu di Hanshi Patrick McCarthy – uechi ryu kenyukai okinawa di Hanshi Shinjo Kiyohide; Performance – tutto ciò che riguarda lo sviluppo della forza e del condizionamento fisico; Movimento – tutto ciò che riguarda l’ottimizzazione del movimento umano). Due settori della performance, il lavoro dello sviluppo della forza nelle sue varie espressioni, il movimento che riguarda consapevolezza del proprio corpo, annullare dolori e essere longevi nel tempo. Racchiusi nel mio progetto. Spero di promuoverlo sempre più in futuro. Oggi lavoro al Comando Regionale della Guardia di Finanza di Napoli come responsabile del benessere del personale, quindi mi occupo della salute delle persone e della loro condizione fisica. Tutto questo mi porta vanti nella mia attività”.
Il palmares di Lucio Maurino
3 ori mondiali
1 argento
3 bronzi
9 ori europei
10 argenti
4 bronzi
(Il Faro online)