Ognissanti, il Papa: “In un mondo di aggressività la mitezza è la strada per la santità”

1 novembre 2020 | 13:30
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Ognissanti, il Papa: “In un mondo di aggressività la mitezza è la strada per la santità”

Il Pontefice: “Come i Santi scegliamo di andare contro-corrente rispetto alla mentalità di questo mondo, rispetto alla cultura del possesso, del divertimento senza senso, dell’arroganza verso i più deboli”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “In questo momento della vita anche mondiale, dove c’è tanta aggressività…; e anche nella vita di ogni giorno, la prima cosa che esce da noi è l’aggressione, la difesa… Abbiamo bisogno di mitezza per andare avanti nel cammino della santità. Ascoltare, rispettare, non aggredire: mitezza”.

E’ il monito di Papa Francesco ai fedeli che arriva nel giorni in cui la Chiesa celebra la solennità di Tutti i Santi, un festa, sottolinea il Pontefice che “ci invita a riflettere sulla grande speranza, che si fonda sulla risurrezione di Cristo: Cristo è risorto e anche noi saremo con Lui. I Santi e i Beati sono i testimoni più autorevoli della speranza cristiana, perché l’hanno vissuta in pienezza nella loro esistenza, tra gioie e sofferenze, attuando le Beatitudini che Gesù ha predicato e che oggi risuonano nella Liturgia (cfr Mt 5,1-12a)”.

Durante l’Angelus, affacciato su una piazza San Pietro baciata dal sole e gremita di diverse centinaia di fedeli, il Santo Padre si sofferma proprio sulle Beatitudini evangeliche, ponendo l’accento sulla seconda, “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”, e la terza, “Beati i miti, perché avranno in eredità la terra”.

Quelle sul pianto, sottolinea Francesco, “sembrano parole contraddittorie, perché motivi di pianto e di sofferenza sono la morte, la malattia, le avversità morali, il peccato e gli errori: semplicemente la vita di ogni giorno, fragile, debole e segnata da difficoltà. Una vita a volte ferita e provata da ingratitudini e incomprensioni”. Ma “Gesù proclama beati coloro che piangono per queste realtà e, nonostante tutto, confidano nel Signore e si pongono sotto la sua ombra. Non sono indifferenti, e nemmeno induriscono il cuore nel dolore, ma sperano con pazienza nella consolazione di Dio. E questa consolazione la sperimentano già in questa vita”.

Nella terza Beatitudine, invece, precisa il Papa, si parla della “mitezza”, che è “la caratteristica di Gesù”. E spiega: “Miti sono coloro che sanno dominare sé stessi, che lasciano spazio all’altro, lo ascoltano e lo rispettano nel suo modo di vivere, nei suoi bisogni e nelle sue richieste. Non intendono sopraffarlo né sminuirlo, non vogliono sovrastare e dominare su tutto, né imporre le proprie idee e i propri interessi a danno degli altri”.

“Queste persone, che la mentalità mondana non apprezza, sono invece preziose agli occhi di Dio, il quale dà loro in eredità la terra promessa, cioè la vita eterna. Anche questa beatitudine comincia quaggiù e si compirà in Cielo, in Cristo”, aggiunge.

Quindi, un’esortazione a “scegliere la purezza, la mitezza e la misericordia; scegliere di affidarsi al Signore nella povertà di spirito e nell’afflizione; impegnarsi per la giustizia e per la pace, tutto questo significa andare contro-corrente rispetto alla mentalità di questo mondo, rispetto alla cultura del possesso, del divertimento senza senso, dell’arroganza verso i più deboli. Questa strada evangelica è stata percorsa dai Santi e dai Beati. Ognuno di noi può farlo, andare su quella strada. Mitezza, mitezza per favore e andremo alla santità”.

Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va all’Oriente, in particolare al “Nagorno-Karabakh, dove gli scontri armati si susseguono a fragili tregue, con tragico aumento delle vittime, distruzioni di abitazioni, infrastrutture e luoghi di culto, coinvolgimento sempre più massiccio delle popolazioni civili. È tragico!”.

“Vorrei rinnovare il mio accorato appello ai responsabili delle parti in conflitto, affinché ‘intervengano quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente’ (Enc. Fratelli tutti, 192): non pensino di risolvere la controversia che li oppone con la violenza, ma impegnandosi in un sincero negoziato, con l’aiuto della Comunità internazionale. Da parte mia, sono vicino a tutti quelli che soffrono e invito a chiedere l’intercessione dei Santi per una stabile pace nella regione”, l’auspicio del Pontefice.

Il Papa invita poi a pregare anche “per le popolazioni dell’area del Mar Egeo che due giorni fa sono state colpite da un forte terremoto (leggi qui)”.  Infine, l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona festa nella compagnia spirituale dei Santi. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

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