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Emergenza coronavirus, braccio di ferro Governo-Regioni: slitta il nuovo Dpcm

2 novembre 2020 | 11:00
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Nelle aree a maggior contagio, si pensa a bar e ristoranti chiusi anche a pranzo; didattica a distanza anche in seconda media

Roma – Braccio di ferro governo-Regioni sulle misure del nuovo Dpcm anti-Covid. I governatori chiedono regole nazionali, mentre Conte punta a stabilire ‘zone rosse’ in base alla diffusione territoriale del virus indicata dall’indice Rt. Secondo quanto trapela da Palazzo Chigi, il nuovo Dpcm prevedrà un coprifuoco in tutta Italia a partire dalle 21, anche se il Cts, a quanto si apprende da fonti della maggioranza, non sarebbe d’accordo preferendo invece le 18 per tutto il Paese.

Tra le altre misure stabilite anche la chiusura dei musei e, nelle aree a maggior contagio, si pensa a bar e ristoranti chiusi anche a pranzo. Le zone critiche sono Lombardia, Piemonte e Calabria. Sempre nelle aree a rischio, chiusi anche i musei e stop ai distributori automatici. Smart working nella Pubblica amministrazione, salvo i servizi pubblici essenziali. Non solo: si valuta la didattica a distanza anche in seconda media e obbligo di mascherina per le lezioni in presenza di elementari e prima media.

Fra le restrizioni sul tavolo c’è l’interruzione della mobilità interregionale, fatto salvo ragioni di lavoro, la chiusura dei centri commerciali nei weekend. Ma non tutti sono d’accordo e per sciogliere i nodi è possibile che slitti a martedì il nuovo Dpcm. Oggi, infatti, Conte è impegnato nelle comunicazioni alla Camera e al Senato: il Premier illustrerà al Parlamento l’orientamento che intende dare al nuovo Dpcm su cui il governo sta lavorando in questi giorni.

Locatelli: “La Dad non è un totem intangibile”

Il Dpcm annunciato “andrà nella direzione del principio di proporzionalità e ragionevolezza che ha guidato le scelte fino ad ora, facendo leva su qualche misura come la limitazione agli spostamenti interregionali se non per ragioni indifferibili, di salute o di lavoro”, ha affermato il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli a Che tempo che fa su Rai Tre. “La scuola e l’eventuale attivazione di periodo di Dad non è un totem intangibile. In situazioni di alcune realtà territoriali in cui si vuole ottenere una flessione della curva, può essere una misura da considerare”, ha aggiunto Locatelli.

Speranza: “La curva è terrificante”

“La curva epidemiologica è ancora molto alta. Mi preoccupa il dato assoluto, che mostra una curva terrificante. O la pieghiamo, o andiamo in difficoltà”, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza in un colloquio con il Corriere della Sera. “Abbiamo 48 ore per provare a dare una stretta ulteriore“, evidenzia Speranza, secondo il quale c’è ancora troppa gente in giro. Il ministro poi rassicura sulla tenuta delle terapie intensive, e sulla scuola spiega che va difesa il più possibile, ma in un contesto di epidemia “non è intangibile”.

Lo spostamento tra Regioni

“Il governo nazionale – avrebbe detto Boccia agli enti locali – è al vostro fianco per eventuali ulteriori restrizioni condivise a partire dalla mobilità regionale e possiamo decidere di adottare ulteriori misure, ma ogni presidente di regione può intervenire in base alle esigenze e criticità del proprio territorio”. “Le regioni che singolarmente chiudono alcune attività o riducono gli orari in base all’attuazione del piano condiviso sull’andamento epidemiologico devono sapere che saremo al loro fianco con ogni forma di sostegno”.

Una delle ipotesi prospettata dalle Regioni è quella di limitare gli spostamenti degli over 70 per cercare di ridurre la diffusione del coronavirus: in particolare lo avrebbero chiesto Lombardia, Piemonte e Liguria.

Il Paese non può permettersi un nuovo lockdown“, dice il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti il quale in una nota sui social suggerisce che bisogna intervenire sulla categoria più fragile, gli anziani definiti dal governatore “non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese”. Un tweet che ha fatto immediatamente scoppiare la bufera sui social.

“Se dopo le 18 abbiamo detto che si chiudono le attività non necessarie, allora dopo le 18 non bisogna più stare in giro o fare cene con non conviventi”, avrebbe detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

I sindaci, d’altro canto, avrebbero chiesto la chiusura dei centri commerciali nei weekend, “perché è in quei giorni che si concentra l’affluenza e chiusura degli sportelli scommesse nelle tabaccherie e nei bar perché è lì che si sposta il flusso di chi trova chiuse le sale scommesse”, ha detto il presidente dell’Anci, Antonio Decaro.

I sindaci avrebbero chiesto che le chiusure siano pianificate in maniera chiara sulla base del rischio, così come era previsto nel documento del Comitato tecnico scientifico condiviso da Governo e Regioni. In questo modo – avrebbe spiegato il presidente dell’Anci Antonio Decaro – i cittadini sono coinvolti in un percorso trasparente e rispettano le restrizioni: indice Rt sale, scattano le limitazioni, indice Rt scende, si allentano. (fonte Ansa)