Cardinale pedofilo, la Santa Sede sapeva ma scambiò le accuse per “pettegolezzi”

10 novembre 2020 | 14:36
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Pubblicato il “Rapporto McCarrick”: due anni di indagini dalle quali emergono ombre e silenzi che tenevano all’oscuro i Papi sulle condotte poco morali del porporato americano

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – Qualcuno sapeva ma le accuse nei confronti di Theodore Mc Carrick vennero scambiate per pettegolezzi all’interno dei Sacri Palazzi. E così, con una lettera in cui giurava “di non aver mai avuto rapporti sessuali” con uomini, donne, bambini o anziani, convinse i consiglieri di Wojtyla – e lo stesso Giovanni Paolo II – di essere innocente tanto da diventare vescovo e, qualche anno dopo, cardinale.

E’ quello che emerge dopo due anni di lavoro dalle 450 pagine di resoconto che contengono le dichiarazioni di decine di testimoni oculari e migliaia di documenti esaminati. Che Theodore McCarrick, già cardinale, già vescovo di Newark e poi di Washington, è responsabile di abusi sessuali su minori e seminaristi già si sapeva. L’elemento sconvolgente che è contenuto nel “Rapporto McCarrick”, pubblicato oggi dal Vaticano con un ritardo sui tempi previsti di una dozzina di mesi causa complessità della materia e difficoltà legate alla pandemia, è duplice: ombre e silenzi sulle condotte morali del cardinale che hanno tenuto all’oscuro i Pontefici nelle loro decisioni e una risposta implicita alle accuse mosse da alcuni settori dissidenti della Chiesa allo stesso Papa Francesco.

Secondo i suoi accusatori, infatti, Bergoglio avrebbe agito tardi e male divenendo così corresponsabile – almeno moralmente di quanto successo -. Ma la vicenda ha origine molto prima che il Pontefice argentino salisse al Trono di Pietro. Nel riassunto del dossier anticipato ai giornalisti, infatti, emergono ombre già in passato.

Nessuna accusa nei confronti dell’allora porporato era stata mossa in modo formale, serio e circostanziato prima del 2017 (un anno prima della sua decadenza da cardinale per volere di Bergoglio). C’erano voci ricorrenti, lettere anonime generiche e non circostanziate, “pettegolezzi” secondo alcuni. Solo quando è stata mossa una accusa precisa si è attivata la macchina giudiziaria Oltretevere, accertando, in pochi mesi, la responsabilità di McCarrick accertata. Quindi la sentenza e la pena.

Le indagini per le nomine a Vescovo e Cardinale

Dalle indagini che vennero effettuate come di consueto prima di elevare al rango di Vescovo o Cardinale un sacerdote non emerse nulla. Nessuno, tra il 1977 e il 2017 aveva fornito informazioni che facessero insorgere difficoltà alle varie promozioni. Quando Giovanni Paolo II si recò in visita negli Usa, soffermandosi nella Newark di cui McCarrick era vescovo, una ricognizione venne eseguita in via preventiva dall’allora cardinale di New York, ÒConnor, senza che emergessero elementi ostativi .

Poi però – ed anche questa circostanza viene messa in evidenza dal rapporto – lo stesso ÒConnor espresse per iscritto le sue perplessità di fronte all’ipotesi di nominare McCarrick titolare della sede di Washington, cosa che gli avrebbe permesso di accedere prima o poi al cardinalato. Era il 1999 e ÒConnor non venne ascoltato, nonostante i dubbi e le perplessità ai livelli più alti.

Giovanni Paolo II infatti dette disposizioni affinché una verifica venisse eseguita nel New Jersey, dove si trova Newark. Qui il Rapporto sembra puntare l’indice: tre dei quattro vescovi locali ascoltati nell’occasione riposero in maniera ora ritenuta “deficitaria” se non recalcitrante. Nonostante ciò, Wojtyla segue il suggerimento di chi gli sussurra di desistere dalla nomina: sono l’allora nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America Gabriel Montalvo, e l’allora Prefetto della Congregazione per i vescovi Giovanni Battista Re.

Qui c’è un dettaglio sul quale vale la pena soffermarsi: oggi Re, su nomina di Francesco, è decano del Sacro Collegio Cardinalizio, mentre Monsignor Viganò (il grande accusatore di Bergoglio) sarebbe andato di lì a qualche anno ad occupare proprio la nunziatura a Washington. Un anno dopo la bocciatura, McCarrick scrive all’allora segretario particolare di Giovanni Paolo II, Stanislaw Dziwisz. L’americano giura e stragiura l’innocenza, e riesce a convincere Wojtyla che, alla fine, lo nomina. Del resto erano solo voci: nessuna accusa era stata formalizzata, per non dire provata.

Le gite con i finti nipoti

In qualità di vescovo di Metuchen, l’ex cardinale Theodor Mc Carrick per il suo compleanno aveva istituito il ‘giorno dello zio Ted’ nel quale offriva un picnic a sacerdoti e a famiglie americane in vista. Lì conosceva i giovani rampolli che poi portava in viaggio presentandoli come ‘nipoti’. “Durante il suo mandato come Vescovo di Metuchen, McCarrick – si legge nel Rapporto drlla Segreteria di Stato del Vaticano- iniziò la tradizione di offrire un picnic estivo annuale per il giorno del suo compleanno, denominato ‘Giorno dello Zio Ted’ o semplicemente ‘Giorno dello Zio’.

L’evento riuniva sacerdoti, religiosi e membri delle grandi famiglie cattoliche nell’area di New York, che erano vicine a McCarrick”. “In questo periodo, – registra il Rapporto – McCarrick viaggiava con adolescenti e giovani uomini, spesso membri di quelle stesse famiglie, che presentava durante tali viaggi come suoi ‘nipoti’. Alcuni dei giovani condivisero il letto con McCarrick durante i viaggi o nella residenza del Vescovo a Metuchen”.

L’ex cardinale Theodore Mc Carrick si introduceva nelle case delle famiglie americane raccontando storielle ai figli dai quali pretendeva di essere chiamato ‘zio Ted’. Ecco che cosa registra il Rapporto Vaticano sull’ex cardinale, spretato da Bergoglio per abusi sessuali sui minori, quando era vescovo di Metuchen: ” Madre 1 ha affermato che McCarrick “correggeva” i bambini se non lo chiamavano “Zio.” . Suo figlio ha confermato di essere “vero al 100% che praticamente ti costringeva a chiamarlo ‘Zio Ted’ o ‘Zio’ – e che assolutamente ti correggeva se non lo facevi”.

“Strani interessi per i ragazzi, nessun interesse per le ragazze”

“Dopo aver conosciuto meglio la famiglia, McCarrick iniziò a portare i figli di Madre 1, più grandi e oltre la pubertà, in viaggi o gite di due giorni presso canoniche, dove li presentava come suoi ‘nipoti’. I figli di Madre 1 erano molto contenti di partire per questi viaggi, dati i racconti che essi avevano ascoltato dagli altri ragazzi che McCarrick aveva portato a casa. Mentre Padre 1 era “al settimo cielo” per il rapporto sempre più stretto della famiglia con McCarrick e “non si è mai comportato come se avesse visto qualcosa di sbagliato in Ted o nel suo comportamento”, Madre 1 iniziò a percepire che McCarrick “aveva uno strano interesse per i ragazzi” e “nessun interesse per le ragazze”.

Madre 1 ha anche osservato che McCarrick toccava o carezzava i ragazzi in un modo che avvertiva come inappropriato”, registra il Rapporto. “Madre 1 ha descritto un episodio dei primi tempi, quando McCarrick iniziava a conoscere la famiglia, che la indusse a sospettare che McCarrick costituisse una minaccia per i suoi figli: c’è stato un giorno – la testimonianza- in cui Ted era ospite a casa e io ero in cucina a preparare la cena. E sono uscita dalla cucina e c’era Ted seduto sul divano. E lui aveva uno dei miei figli su entrambi i lati e teneva una mano su entrambi. Sul rispettivo interno coscia. Stava massaggiando il loro interno coscia.

Una mano sulla coscia di uno e una mano sulla coscia dell’altro. Era più che strano. Era anormale. Ho quasi fatto cadere il piatto di stufato che tenevo in mano. E mio marito era seduto proprio davanti a lui su una sedia e sembrava ignaro del comportamento di Ted. E quando sono arrivata all’ingresso dalla cucina e ho visto quello che stava accadendo, sono quasi svenuta. Ero scioccata e ho davvero sentito di stare per collassare per quello a cui stavo assistendo”.

Madre 1 ha anche osservato un altro comportamento di McCarrick, che vide come inappropriato. Ha affermato: “Ted si metteva in piedi dietro a mio figlio più grande, che era un adolescente, e gli massaggiava il petto da dietro, tenendolo stretto”. Inoltre, Madre 1, che non beveva e la cui famiglia manteneva regole rigide sul bere, apprese dai suoi figli che McCarrick aveva dato loro birra durante i loro viaggi di due giorni. Madre 1 ha ricordato: Ted ha introdotto due dei miei figli all’alcol durante un viaggio. Questo mi ha sconvolto. E io sapevo cosa voleva dire: aveva tentato di allentare i loro freni inibitori. E quando loro mi hanno detto di aver bevuto alcol, ho pensato: quest’uomo è un pericolo per i miei figli”.

Le indagini di Ratzinger

E dopo pochi anni di calma, nel 2005 si torna a parlare di abusi e pedofilia ma ora, sul Trono di Pietro, c’è Ratzinger che avvia i primi veri provvedimenti per contrastare la pedofilia nella Chiesa. Benedetto XVI chiede a McCarrick di rinunciare all’episcopato, cosa che lui fa. Viganò, si legge a questo punto, redige due memorandum sulla faccenda lanciando l’allarme ma quando il suo diretto superiore, il cardinal Bertone, Segretario di Stato dell’epoca, ne parla con Benedetto XVI si conclude che piuttosto di un processo sarebbe bastato – viste anche le circostanze anagrafiche, l’essere McCarrick uscito da Washington ed il fatto che non vi fosse nulla di comprovato – bastasse chiedere all’interessato di tenere un profilo basso e rinunciare a viaggi ed apparizioni in pubblico.

Questa volta McCarrick non ubbidisce. Non sono indicazioni cogenti, del resto, quelle che ha ricevuto, ma raccomandazioni. Così quando nel 2012 ancora Viganò, che adesso occupa la nunziatura a Washington, riceve l’incarico di indagare per l’ennesima volta sul prelato riottoso spedisce a sua volta a Roma una relazione che ora si giudica insoddisfacente. Al momento dell’elezione di Francesco, si sottolinea, McCarrick non era nemmeno in conclave: troppo anziano per parteciparvi ma non per essere sottoposto ad un vero processo canonico, cosa che accade quando arriva la prima vera accusa.

Parolin: “C’è bisogno di pastori credibili”

Di seguito riportiamo il messaggio del Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, a corredo del “Rapporto sulla conoscenza e istituzionale e il processo decisionale della Santa Sede riguardante l’ex cardinale Theodore Edgar McCarrick” pubblicato dalla Santa Sede:

Viene pubblicato oggi il Rapporto sulla conoscenza istituzionale e il processo decisionale della Santa Sede riguardante l’ex Cardinale Theodore Edgar McCarrick che la Segreteria di Stato ha elaborato su mandato del Papa. È un testo corposo, che ha comportato l’attento esame di tutta la documentazione rilevante degli archivi presso la Santa Sede, la Nunziatura di Washington e le diocesi degli Stati Uniti a vario titolo coinvolte.

La complessa indagine è stata inoltre integrata con le informazioni ottenute da colloqui con testimoni e persone informate sui fatti, al fine di ottenere un quadro il più completo possibile e una conoscenza più dettagliata e accurata delle informazioni rilevanti. Pubblichiamo il Rapporto con dolore per le ferite che la vicenda ha provocato alle vittime, ai loro familiari, alla Chiesa negli Stati Uniti, alla Chiesa Universale. Come ha fatto il Papa, anch’io ho potuto visionare le testimonianze delle vittime contenute negli Acta sui quali il Rapporto è basato e che sono depositate negli archivi della Santa Sede. Il loro contributo è stato fondamentale.

Nella sua Lettera al Popolo di Dio dell’agosto 2018, il Santo Padre Francesco scriveva, a proposito degli abusi sui minori: “Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite”.

Come traspare dalla mole del Rapporto e dalla quantità di documenti e di informazioni contenute, ci si è mossi alla ricerca della verità, offrendo materiali utili per rispondere alle domande suscitate dalla vicenda. L’investigazione, com’è noto, ha richiesto due anni di lavoro e ora che il testo è reso di pubblico dominio si comprenderà il perché di questo tempo non breve. L’invito che mi permetto di rivolgere a chiunque cerchi risposte è di leggere interamente il documento e non illudersi di trovare la verità in una parte piuttosto che un’altra. Solo dalla visione complessiva e dalla conoscenza, nella loro interezza, di quanto ricostruito dei processi decisionali che hanno riguardato il già Cardinale McCarrick, sarà possibile comprendere quanto è accaduto.

Negli ultimi due anni, mentre veniva condotta l’indagine che ha portato a questo Rapporto, abbiamo fatto dei passi in avanti significativi per assicurare maggiore attenzione alla tutela dei minori e interventi più efficaci per evitare che certe scelte avvenute in passato possano ripetersi. La normativa canonica si è arricchita del Motu proprio Vos estis lux mundi, che prevede la creazione di meccanismi stabili per ricevere la segnalazione degli abusi e stabilisce una procedura chiara per investigare le denunce a carico dei Vescovi che abbiano commesso dei crimini o abbiano protetto i responsabili.

E al Motu proprio si aggiungono gli strumenti nati a seguito dell’Incontro del febbraio 2019 sulla protezione dei minori. Penso ad esempio all’intervento, avvenuto nel dicembre scorso, sul segreto pontificio circa le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i casi di abuso sui minori e su persone vulnerabili; e sui casi di mancata denuncia o di copertura degli abusatori. E penso anche alla pubblicazione del Vademecum sulle procedure nel trattare i casi di abuso sui minori, pubblicato lo scorso luglio dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

“Guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato”, scriveva il Santo Padre nella Lettera al Popolo di Dio, e aggiungeva: “Guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi. Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità”. Dalla lettura del documento emergerà che tutte le procedure, compresa quella della nomina dei Vescovi, dipendono dall’impegno e dall’onestà delle persone interessate.

Nessuna procedura, anche la più perfezionata, è esente da errori, perché coinvolge le coscienze e le decisioni di uomini e di donne. Ma il Rapporto avrà degli effetti anche in questo: nel rendere tutti coloro che sono coinvolti in tali scelte più consapevoli del peso delle proprie decisioni o delle omissioni. Sono pagine che ci spingono a una profonda riflessione e a chiederci che cosa possiamo fare di più in futuro, imparando dalle dolorose esperienze del passato.

Vorrei concludere dicendo che al dolore si accompagna uno sguardo di speranza. Perché questi fenomeni non si ripetano, accanto a norme più efficaci, abbiamo bisogno di una conversione dei cuori. C’è bisogno di pastori credibili annunciatori del Vangelo, e dobbiamo essere tutti ben coscienti che ciò è possibile soltanto con la grazia dello Spirito Santo, confidando nelle parole di Gesù: “Senza di me non potete far nulla”.

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