Roma, percepivano indebitamente la pensione di guerra: 21 denunciati dalla Guardia di Finanza

14 novembre 2020 | 12:39
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Roma, percepivano indebitamente la pensione di guerra: 21 denunciati dalla Guardia di Finanza

Il danno alle casse dello Stato è di oltre 700 mila euro. Gli accusati, individuati tra Roma, Lido di Ostia, Bellegra e Genzano di Roma, dovranno rispondere di truffa aggravata

Roma –  False dichiarazioni per ricevere la pensione di guerra. Sono 25 i casi di indebita percezione della “pensione di guerra”, di cui 21 denunciati all’Autorità Giudiziaria e 4 verbalizzati in via amministrativa,  individuati dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, con un danno per le casse dello Stato di oltre 700 mila euro.

Dopo avere acquisito dalla Ragioneria Generale dello Stato i dati dei titolari del trattamento assistenziale, il Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza, li ha elaborati individuando alcune posizioni meritevoli di approfondimento, riferibili a persone decedute ovvero sprovviste dei requisiti reddituali per aver diritto alla prestazione, che spetta  ai militari o ai civili che abbiano riportato, per causa di guerra, una menomazione dell’integrità psico-fisica.

Per i soggetti così individuati sono scattati gli accertamenti “sul campo”, eseguiti dal 3° e dal 7° Nucleo Operativo Metropolitano, e dalle Compagnie di Velletri e Colleferro, che hanno permesso di individuare 25 situazioni di illecita percezione tra Roma, Lido di Ostia, Bellegra e Genzano di Roma.

Gli accusati dovranno rispondere, a seconda dei casi, di truffa aggravata ai danni dello Stato ovvero indebita percezione di provvidenze attraverso mendaci autodichiarazioni. Inoltre, nei confronti di alcune di esse l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo delle somme giacenti sui conti correnti, fino a concorrenza del credito vantato.

L’operazione rientra nel più ampio dispositivo messo in atto dalla Guardia di Finanza a contrasto degli illeciti che danneggiano il bilancio pubblico, sottraendo risorse alle fasce più bisognose della popolazione.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
(Il Faro online)