Intesa tra i ministeri dell’Istruzione e della Giustizia: “Potenziare la formazione negli istituti di pena”
Il Protocollo d’intesa ha l’obiettivo favorire il reinserimento sociale, l’assolvimento dell’obbligo scolastico e il diritto/dovere all’istruzione e alla formazione
Scuola – Attivare un “Programma speciale per l’istruzione e la formazione negli Istituti penitenziari e nei Servizi Minorili della Giustizia”, con l’obiettivo di favorire il “reinserimento sociale, l’assolvimento dell’obbligo scolastico e il diritto/dovere all’istruzione e alla formazione” e “contrastare la dispersione scolastica e l’abbandono”: è il senso del Protocollo d’intesa triennale stipulato dal ministero dell’istruzione e il ministero della Giustizia, nel quadro delle rispettive competenze e nel rispetto dei principi di autonomia scolastica. Servirà anche a migliorare il livello di istruzione terziaria (conclusione dell’Università), fermo al 27,6%, mentre la media dei Paesi dell’Unione europea si attestata al 40,3%.
“Riteniamo positiva questa iniziativa, – commenta Anief – perché offre preziose opportunità di reinserimento nella vita sociale: un’operazione che negli ultimi anni si è mostrata sempre più ardua, anche a causa delle crisi economiche e occupazionali che caratterizzano pure i Paesi avanzati. Ma l’intesa è funzionale anche a combattere quella dispersione scolastica, che colpisce già in età adolescenziale, la cui media europea è poco superiore al 10%, mentre in Italia non riesce a scendere sotto il 13,5%. L’iniziativa interministeriale servirà poi a migliorare il livello di istruzione terziaria italiana (conclusione dell’Università tra i giovani di 30-34 anni), ferma al 27,6%, mentre la media dei Paesi dell’Unione europea si attestata al 40,3%”.
“Si tratta di iniziative lodevoli, – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che vanno a beneficio di soggetti in difficoltà, che in base alla Costituzione italiana vanno sempre e comunque considerati in chiave futuribile e quindi da ricollocare in modo attivo nella società. Sarebbe bene che le strutture coinvolte mettano a disposizione attrezzature moderne digitali-interattive, oltre che risorse umane adeguate, ad iniziare dagli insegnanti che terranno i corsi, utili a raggiungere al meglio questo prezioso obiettivo”.
Un importante accordo tra i ministeri dell’Istruzione e della Giustizia, e che potrebbe allargarsi ad “altri soggetti Istituzionali”, è stato parte dalla volontà di dare un’espressione attuativa al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 76, che ha come protagonisti i “soggetti ristretti nelle strutture penitenziarie italiane e quelli sottoposti a provvedimenti penali non detentivi da parte dell’Autorità giudiziaria minorile”. Le parti coinvolte concordano nell’attuazione di percorsi formativi “certificabili, modulari e flessibili in contenuti e durata, con possibilità di prosecuzione anche dopo l’uscita dal circuito detentivo e finalizzati a favorire il raggiungimento dei titoli di studio previsti dagli ordinamenti vigenti; l’acquisizione ed il recupero di abilità e competenze individuali; lo sviluppo di una politica dell’istruzione integrata con la formazione professionale e supportata dalla collaborazione con le Regioni ed il mondo delle imprese”.
Apprendistato e stage
Il rapporto con il settore lavorativo si potrà approfondire anche “attraverso percorsi di apprendistato, stage e tirocini a sostegno dei soggetti in esecuzione pena sia minori che adulti e di quelli sottoposti a provvedimenti penali da parte dell’Autorità Giudiziaria Minorile”: attività che tutti i Dpcm prodotti dal Governo per affrontare l’emergenza Covid-19 hanno confermato, sempre se svolti in assoluta sicurezza.
Metodi e strumenti innovativi
La collaborazione intra-ministeriale prevede che le attività si realizzino “attraverso metodi e strumenti innovativi e soluzioni organizzative basate sulla personalizzazione del percorso rieducativo di ciascuno, partendo da un patto formativo individuale”, facendo “particolare attenzione ai soggetti con disturbi dell’apprendimento“, che sia “finalizzato all’acquisizione di competenze da spendere anche per il reinserimento nella vita sociale e lavorativa, e potranno prevedere”. La personalizzazione dei percorsi prevede, laddove necessario, anche “attività di sostegno e accompagnamento attraverso attività di tutoraggio”.
I percorsi da attuare
La volontà è quella di far prevalere le “tecniche esperienziali rispetto a quelle trasmissive, allo scopo di facilitare lo sviluppo delle potenzialità personali e delle competenze di adulti e minori”, per questo “basate sulla personalizzazione dell’iter formativo e che tengano conto degli interessi e dei bisogni espressi – o eventualmente inespressi – al fine di rafforzare la motivazione ad apprendere e la conseguente responsabilità rispetto al percorso formativo avviato”, quindi facilitando “l’utilità immediata e concreta delle competenze acquisite, nella prospettiva della ricostruzione di un ruolo sociale e lavorativo/professionale”, pure favorendo attività di orientamento. Un percorso che passa necessariamente attraverso l’attivazione del “processo di consapevolezza delle proprie competenze e aspirazioni”.
La Formazione
La formazione avverrà utilizzando, laddove possibile, le “tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sia realizzando percorsi di formazione a distanza (Fad)”: l’avvio di forme di didattica a distanza serviranno pure a colmare “il divario digitale dei soggetti in esecuzione pena detentiva e non detentiva, in considerazione del fatto che la conoscenza in campo digitale è ormai indispensabile per ogni tipo di attività lavorativa, di istruzione/formazione, economica ed associativo/relazionale”. L’accordo prevede anche percorsi di formazione e aggiornamento professionale del personale, l’allestimento di laboratori didattici e potenziamento delle biblioteche.
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