Professionismo femminile nello sport, Bertolini e Spadafora: “Serve cambiamento culturale”
Convergono entrambi a ‘La rete delle donne’, evento via web dell’Acli. La riforma è un vettore. L’allenatrice azzurra si augura che anche le altre federazioni seguano la Figc
Roma – “E’ la meritocrazia deve andare avanti ma in una società come la nostra non ancora pronta, imporre le quote rosa credo sia importante. Più donne hai, più massa critica fai e più è probabile che puoi arrivare a un cambiamento culturale. In questo il professionismo femminile può aiutare“. Lo dice il commissario tecnico dell’Italia di calcio femminile Milena Bertolini, intervenendo al dibattito on line ‘La rete delle donne’ organizzato dall’US Acli, al quale ha preso parte anche il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. “Quanto fatto dal Ministro è importante – ha aggiunto Bertolini – sappiamo che i cambiamenti culturali sono lenti. Il professionismo femminile nello sport è un percorso giusto. Siamo una società democratica e non possiamo pensare di esserlo se per le donne non c’è la stessa possibilità. I passaggi sono graduali, sono felice che dal 2023 la Federcalcio preveda il passaggio al professionismo anche per le donne, mi auguro che anche altre federazioni vadano in questa direzione“.
Per l’ascesa di donne dirigenti nello sport, serve una “svolta culturale”. Lo sottolinea il ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora intervenendo al dibattito on line ‘La rete delle donne’ organizzato online dall’US Acli e moderato dal capo redattore dell’Ansa Sport Piercarlo Presutti.
“Credo che questo cambiamento potrà avvenire solo se ci sarà un cambiamento culturale. Ora – ha aggiunto Spadafora – abbiamo visto che c’è una candidata al Coni per la prima volta (Antonella Bellutti, ndr) ma siamo ancora un Paese in ritardo su temi che dovrebbero essere la normalità. Attraverso la riforma dello sport una questione l’abbiamo affrontata e risolta in modo positivo – spiega il Ministro – quella sul professionismo femminile. Oggi con questa riforma dal punto di vista del lavoro, quindi tutele, garanzie, maternità, fiscalità, equipariamo tutti, uomini e donne (leggi qui). Non c’è più una distinzione tra uno o l’altro. Questo ci consente di aver raggiunto la parità di genere“. (Ansa).