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Cristiani perseguitati: nel mondo sono 260 milioni

26 dicembre 2020 | 17:06
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Cristiani perseguitati: nel mondo sono 260 milioni

La lista nera vede in testa la Corea del Nord dove tra i 50 e i 70 mila cristiani sono in carcere perché trovati in possesso di una Bibbia o riuniti in preghiera. A seguire Afghanistan, Somalia e Libia

Roma – Sono almeno 260 milioni i cristiani perseguitati nel mondo. Per otto che sono liberi, ce n’è uno perseguitato. Una stima per difetto, afferma nei suoi rapporti Open Doors/Porte Aperte. Anzi, la persecuzione anticristiana va crescendo e si fa più dura. Nel 2019 2.983 cristiani sono stati uccisi per cause legate alla loro fede, così come oltre 9.400 chiese (ed edifici connessi) sono stati attaccati, demoliti o chiusi.

I rapimenti di cristiani sono stati 1.052 e sono state 5.294 le case e i negozi attaccati. Tremenda la storia delle violenze e degli abusi sessuali sistematici contro cristiane: ogni giorno in media 23 cristiane o cristiani vengono abusati sessualmente. In tutto sono stati 8.537 i casi di abusi sessuali o stupri.

I dati del 2020 ancora mancano, ma c’è da immaginarsi che non siano migliori. La lista nera vede in testa – stabile dal 2002 – la Corea del Nord dove tra i 50 e i 70 mila cristiani sono in carcere perché trovati in possesso di una Bibbia o riuniti in preghiera. A seguire Afghanistan, Somalia e Libia: vale non tanto e non solo il background culturale e religioso, in questi casi, quanto anche l’assenza più o meno assoluta di strutture statali che assicurino la più elementare convivenza civile.

Seguono nella lista Pakistan (il caso Bibi è emblematico di una realtà dura quanto diffusa), Eritrea, Sudan, Yemen e Iran. Al decimo posto l’India, la grande democrazia asiatica che sta conoscendo, secondo la denuncia di Porte Aperte, una pericolosa devastazione dei diritti delle minoranze.

In Siria i cristiani subiscono gli attacchi dei terroristi del Daesh e delle altre fazioni jihaidiste, ma anche delle milizie turche e curde. Particolarmente preoccupante si va facendo, in questi ultimi mesi, la situazione in Nigeria, dove oltre 27.000 cristiani hanno perso la vita negli ultimi dieci anni a causa degli attacchi di Boko Haram, Fulani e altre milizie mosse dal fanatismo religioso. Ma anche in Arabia Saudita alle mìnoranze cristiane viene di fatto impedito il culto, e la gestione delle popolazioni di fede cristiane rappresenta un motivo di particolare imbarazzo per le autorità cinesi.

Cosa accadrà in Libano, se dovesse procedere il processo di indebolimento dello Stati retto attualmente su precari equilibri costituzionali di convivenza tra le comunità religiose? Non è un caso che, dal giorno in cui è esploso il porto in poi, la chiesa maronita abbia intensificato gli appelli al raggiungimento della verità sulle cause del disastro e denunciato silenzi e connivenze a carattere politico.

A queste stime si aggiungono e si sovrappongono quelle dell’Acs, ente vaticano che si occupa specificatamente della materia. Ogni mese, nei 50 Paesi più a rischio, si stima inoltre che venga imprigionata ingiustamente una media di oltre 300 cristiani, denuncia “Aiuto alla Chiesa che Soffre” nel suo dossier “Libera i tuoi prigionieri. Un rapporto sui
cristiani ingiustamente detenuti per la loro fede”. Il rapporto della Fondazione pontificia esamina sia l’azione dei governi sia quella delle organizzazioni estremiste.

Gli scenari descritti comprendono le prigionie per motivi di coscienza, le detenzioni arbitrarie, i processi ingiusti, le condizioni carcerarie inadeguate, i casi di tortura e la pressione per indurre ad abbandonare la fede. In Nigeria il sequestro di cristiani rappresenta il fenomeno più grave. Ogni anno più di 220 fedeli vengono rapiti e imprigionati ingiustamente da gruppi di miliziani jihadisti. I sequestri di persona a scopo di riscatto sfociano spesso in uccisioni di sacerdoti protestanti e cattolici. In Pakistan annualmente si verificano circa 1.000 casi di conversioni forzate di ragazze e giovani donne cristiane e indù.

Esiste un problema simile in Egitto, dove giovani donne cristiane copte vengono rapite e costrette a sposare i loro rapitori non cristiani. Secondo alcune fonti almeno due o tre ragazze scompaiono ogni giorno a Giza, per cui il numero di casi portati all’attenzione pubblica risulta in modo significativo inferiore a quello effettivo dei rapimenti.

In Corea del Nord si stima vi siano circa 50.000 cristiani nei campi di lavoro, cioè quasi il 50% del totale dei detenuti in queste particolari e drammatiche condizioni. In Eritrea si stimano più di 1.000 fedeli cristiani ingiustamente detenuti. In Myanmar lo United Wa State Army è stato accusato di aver orchestrato una campagna di terrore prendendo di mira i cristiani con il pretesto di combattere il presunto “estremismo religioso”.

Si stima che, a partire dal 2018, l’esercito abbia interrogato e arrestato 100 pastori e reclutato con la forza studenti cristiani. In Iran informazioni non confermate di un incremento dei convertiti al cristianesimo sono state addotte come causa dei nuovi provvedimenti restrittivi del regime islamico ai danni dei fedeli. (fonte Agi)