Papa Francesco: “Dio si è fatto carne per dirci che ci ama nelle fragilità”
Il Pontefice: “Dio vuole comunicare con noi, vuole parlarci, vuole allontanarci dalle tenebre del male. Lui, che è la vita, vuole dirci che da sempre ci ama”
di FABIO BERETTA
Città del Vaticano – “Non c’è nulla che Dio disdegni, tutto possiamo condividere con Lui. Caro fratello, cara sorella, Dio si è fatto carne per dirti che ti ama proprio lì, nelle tue fragilità; proprio lì, dove ti vergogni di più. E’ una decisione audace questa di Dio, che entra nella nostra vergogna per condividere la strada della vita”.
Mentre su una piazza San Pietro chiusa al pubblico la pioggia scende copiosa, dalla biblioteca del Palazzo Apostolico, Papa Francesco prega l’Angelus commentando la pagina odierna del Vangelo, il celebre “prologo” di San Giovanni, un testo, sottolinea il Pontefice, che “ci porta indietro, per svelarci qualcosa su Gesù prima che venisse tra noi”. Le parole con cui inizia sono le stesse della Genesi: “In principio: sono le stesse con cui comincia il racconto della creazione. Oggi il Vangelo dice che Colui che abbiamo contemplato nel suo Natale, Gesù, esisteva prima: prima dell’inizio delle cose, prima dell’universo. Egli è prima dello spazio e del tempo”.
San Giovanni, spiega Bergoglio, “lo chiama Verbo, cioè Parola. Che cosa vuole dirci con ciò? La parola serve per comunicare: non si parla da soli, si parla a qualcuno. Ora, il fatto che Gesù sia fin dal principio la Parola significa che dall’inizio Dio vuole comunicare con noi, vuole parlarci” e “dirci la bellezza di essere figli di Dio”. E soprattutto, “vuole allontanarci dalle tenebre del male”. Lui, che è “la vita”, “vuole dirci che da sempre ci ama”.
E per comunicare con noi, fa notare il Pontefice, “è andato oltre le parole”, “si fece carne”. L’evangelista, spiega il Santo Padre, “usa questa espressione perché essa indica la nostra condizione umana in tutta la sua debolezza, in tutta la sua fragilità. Ci dice che Dio si è fatto fragilità per toccare da vicino le nostre fragilità. Dunque, dal momento che il Signore si è fatto carne, niente della nostra vita gli è estraneo”.
“Non c’è nulla che Egli disdegni, tutto possiamo condividere con Lui. Caro fratello, cara sorella, Dio si è fatto carne per dirti che ti ama proprio lì, nelle tue fragilità; proprio lì, dove ti vergogni di più”, dice. E a braccio aggiunge: “E’ una decisione audace questa di Dio che entra nella nostra vergogna per condividere la strada della vita”. Ma non solo: “Non è tornato indietro. Non ha preso la nostra umanità come un vestito, che si mette e si toglie. No, non si è più staccato o stancato dalla nostra carne”.
“Che cosa desidera allora da noi?”, si domanda il Santo Padre, rispondendo: “Una grande intimità. Vuole che noi condividiamo con Lui gioie e dolori, desideri e paure, speranze e tristezze, persone e situazioni. Facciamolo, apriamogli il cuore, raccontiamogli tutto. Fermiamoci in silenzio davanti al presepe a gustare la tenerezza di Dio fattosi vicino, fattosi carne. E senza timore invitiamolo da noi, a casa nostra, nella nostra famiglia, nelle nostre fragilità. Verrà e la vita cambierà”.
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