Vendita dell’ex Villa Adrover a Terracina, Legambiente vuole vederci chiaro
Dopo l’intervento per l’ex Proinfantia l’associazione si prepara a verificare gli atti relativi alla villa fronte mare
Terracina – Legambiente Terracina già nei giorni scorsi, di concerto con il Centro di Azione Giuridica di Legambiente Lazio, aveva presentato una istanza di accesso alle informazioni ambientali relative all’area ex Proinfantia, inviando l’istanza sia al Comune di Terracina che alla Direzione competente della Regione Lazio, perché voleva valutare il permesso di costruire, gli elaborati e tutti gli iter autorizzativi e amministrativi, in relazione all’intervento di rigenerazione urbana in una zona di assoluto pregio davanti al mare, venduta da una società Onlus ad un soggetto privato per 5 milioni di euro, un grande fabbricato più annessi locali deposito per un totale di 13mila metri cubi e una area edificabile pari a circa 4mila metri quadrati, oggetto di un programma di intervento considerato poi dalla Procura – che proprio il 31 dicembre scorso aveva sequestrato preventivamente il cantiere –, con l’applicazione scellerata di alcuni articoli della Legge sulla Rigenerazione Urbana che permettono cambi di destinazione d’uso e premi di cubatura.
“Ci siamo subito insospettiti – dice Anna Giannetti, presidente del circolo locale di Legambiente – proprio per via della velocità della sequenza degli atti deliberativi e autorizzativi, delle veloci e anticipate monetizzazioni e per la velocità dell’inizio lavori, visto che per alcuni giorni, come ci hanno prontamente segnalato i cittadini residenti, il cantiere ha perfino lavorato senza l’affissione obbligatoria del cartello di inizio lavori, fatto che è stato anche segnalato alla Polizia Municipale.
L’intervento in una area di enorme pregio davanti al mare era stato approvato con una assai discutibile delibera di Giunta che in applicazione di un altrettanto discutibile Regolamento approvato interpretando soggettivamente articoli della Legge regionale, che permette di monetizzare qualsivoglia valore di superficie a standard, ovvero incassare denaro (molto poco, in questo caso solo 147mila euro) in cambio di verde pubblico, parcheggi e servizi senza obbligarsi poi a fare atti che individuino soluzioni per le opere pubbliche”.
E’ solo il primo di una serie di accessi agli atti che mira ad acquisire informazioni importanti su tutti gli interventi di rigenerazione urbana approvati o in corso di definizione e su tutte le varianti al Prg in fase di approvazione, “anche alla luce di quanto successo negli ultimi anni sul nostro territorio, gravato da alcuni indicatori davvero critici rispetto alla media delle città confrontabili. In particolare – spiega il presidente dell’associazione , l’estensione pro-capite di verde fruibile a Terracina che è di 4,7 metri quadrati per abitante (Dato Rapporto Ecosistema Urbano Legambiente 2020) contro una media di città confrontabili di ben 44 metri quadrati per abitante, un valore che è addirittura sotto il valore previsto dagli standard urbanistici che è di 9 metri quadrati per abitante. Oppure il consumo di suolo davvero molto alto (12,46 per cento) con 1637 ettari di terreno consumato (Dato Rapporto Ecosistema Urbano Legambiente 2020), che pone Terracina al terzo posto nella Provincia di Latina per consumo di suolo.
Negli ultimi anni abbiamo infatti assistito ad una serie di interventi urbanistici in cui l’Amministrazione ha lasciato mano libera al privato, come il Parco Arene dove il privato, dopo essere stato beneficiato di un corposo e redditizio intervento edilizio, non ha completato e lasciato alla deriva proprio quello spazio pubblico, come il Centro Congressi, che doveva diventare il fiore all’occhiello della città o l’intervento urbanistico della zona Calcatore, un accordo di programma in variante al Piano Regolatore del Comune di Terracina per la realizzazione di un piano di recupero urbano e realizzazione di un complesso di edilizia residenziale pubblica convenzionata del 2008 dove nonostante il finanziamento regionale di 2,5 milioni di euro sono rimaste vergognosamente al palo e versano in stato ormai degradato, proprio quelle opere pubbliche che avrebbero dato lustro alla zona di periferia e quel famoso corpo di fabbrica ‘polifunzionale pubblico’ previsto in cui doveva essere costruito perfino il nuovo Teatro di Terracina.
Oppure – spiega ancora Giannetti – la discutibile messa all’asta della prestigiosa ex Villa Adrover in zona di assoluto pregio fronte mare, di proprietà pubblica per metà del Comune di Terracina e per metà dell’Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale, assegnata a privati per 2,6 milioni di euro, un fabbricato composto da un piano seminterrato e da quattro piani fuori terra. Oltre che da due garage, da un locale deposito, da un’annessa corte e un’attigua area edificabile. La superficie totale è di circa 2.770 metri quadrati, l’area attigua oggi verde ma potenzialmente edificabile è pari a 2.430 metri quadrati.
Una area resa appetibile al privato con lo stesso obiettivo: quello di utilizzare l’applicazione per noi scellerata degli articoli n.4 e n.5 della Legge sulla Rigenerazione Urbana, con delibere e regolamenti purtroppo approvati da tutto il Consiglio Comunale all’unanimita’, opposizione inclusa, che permettono cambi di destinazione d’uso e premi di cubatura e facili monetizzazioni di standard urbanistici, ovvero pagamento di un corrispettivo bassissimo in cambio di verde pubblico e parcheggi per edificare e ampliare, senza nessun vincolo di destinazione d’uso, con il serio rischio di vedere demolita una palazzina storica e non costruiti alberghi o residenze ma lussuosi appartamenti privati.
Per non parlare dell’ex-Mercato Arene, complesso in zona centrale di circa 2mila metri quadrati con annesso magazzino di mille e 500 metri quadrati anch’esso abbandonato al suo destino o forse già destinato a futuri appetiti privatistici con altri interventi di rigenerazione, fino ad arrivare al Programma Integrato di Intervento ai sensi della Legge Regionale numero 22 del 1997-Adozione variante di cui alle quattro delibere di Consiglio, anch’esse approvate all’unanimità dei presenti, il 28 luglio scorso, nelle zone di Viale Europa, Via Brunelleschi/Via Badino, Scafa di Ponte, Via Pontina che prevedono un volume complessivo di quasi 100mila metri cubi di nuovo edificato residenziale e commerciale e su cui proprio in questi giorni si sono chiuse le raccolte di osservazioni”.
Il presidente del Circolo Legambiente “Pisco Montano” e Consigliere Nazionale di Legambiente prosegue specificando come “dopo aver con le nostre segnalazioni ed esposti contribuito sicuramente a stimolare l’azione degli organi inquirenti e della Procura di Latina che ha poi deciso di sequestrare preventivamente il cantiere sulla spiaggia di Terracina relativo alla installazione di un enorme stabilimento balneare, valutando un presunto illecito di aumento della cubatura dell’800 per cento come riportato nel comunicato stampa della Capitaneria di Porto-Guardia Costiera, il nostro Circolo con l’accesso agli atti al Comune di Terracina e per conoscenza alla Regione Lazio, formulato dal nostro Centro di Azione Giuridica di Legambiente Lazio, sull’intervento di rigenerazione urbana nella pregiata area ex Proinfantia, vuole entrare dentro il sistema che ha reso possibile, con delibere e regolamenti comunali e con interlocuzioni con la Regione Lazio (da verificare), la monetizzazione di aree assolutamente pregiate della nostra città da privati, con la promessa di futura edificabilità in cambio di verde pubblico e servizi, il tutto completamente privo di un atto di indirizzo urbanistico che garantisca la futura compensazione delle aree monetizzate e vuole capire perché il nostro Comune è stranamente uno dei pochi Comuni del Lazio che ha reso subito attuabili da subito gli artt. 4 e 5 della L.R. 7/2017, ovvero quelli maggiormente utili al privato e perché proprio a Terracina, città purtroppo ancora priva di alcuni elementari servizi, verde pubblico e parcheggi e con una carenza cronica di alberghi e residenze, anche società straniere con grandi capitali abbiano deciso di investire circa 40 milioni di euro stimati per costruire lussuosi appartamenti con annesse facilities (piscina e campi da tennis e sorveglianza h24) e tutto cio’ senza nessuna garanzia che il bene sottratto al pubblico – un lotto così pregiato di suolo fronte mare – verrà compensato e anzi lasciandoci quantomeno con il dubbio che una speculazione edilizia di questo livello possa nascondere purtroppo anche altre finalità.
E’ quindi fondamentale che il nostro Circolo come portatore di interesse diffuso possa controllare la conformità di ogni singolo atto autorizzativo in base alla legge vigente, ed è questa la ragione del nostro accesso agli atti e siamo già molto soddisfatti che la Procura di Latina abbia effettuato un sequestro preventivo per la presunta abusiva lottizzazione dell’area anche per via della recente sentenza della Consulta che annulla il PTPR regionale e in conformità alle cosiddette “norme di salvaguardia” della Legge regionale 24/1998 e come Legambiente seguiremo con impegno e costanza tutto il procedimento con il nostro Centro di Azione Giuridica Legambiente Lazio, nel caso valutando anche la costituzione di parte civile.
L’intervento tempestivo della Procura di Latina ci deve rendere ancora più consapevoli che il prossimo passo potrebbe riguardare un altro lotto pregiato di suolo cittadino, ormai venduto al privato con l’obiettivo della futura edificabilità con premio di cubatura e distruzione di verde pubblico, e che un eventuale futuro intervento di ‘rigenerazione urbana’ porterebbe alla demolizione della bellissima storica palazzina ex-Villa Adrover, ex-sede dell’Università di Cassino, con grave perdita di un importante polmone verde al centro della città, secondo l’applicazione degli stessi ormai famigerati articoli della Legge regionale e quindi questo sarà il nostro prossimo obiettivo concreto di azione”.
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