L'indagine

Abbandono scolastico: con il Covid-19, 34mila alunni a rischio

12 gennaio 2021 | 11:34
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Abbandono scolastico: con il Covid-19, 34mila alunni a rischio

Indagine Ipsos: negli ultimi dieci anni l’abbandono complessivo è di quasi 1,6 milione di ragazzi

Di: CLARISSA MONTAGNA

“A cosa serve?” Non è una frase retorica questa, ma una delle domande che la maggior parte dei giovani d’oggi si pone nei confronti dello studio e, più in generale della scuola. Il fenomeno dell’abbandono scolastico non è nuovo, ma in questo critico periodo che stiamo attraversando, ancora segnato dall’emergenza Covid-19, è diventato un rischio particolarmente elevato.

Tanti sono i fattori che possono portare all’interruzione degli studi: alcune sono motivazioni soggettive, come le difficoltà cognitive e di apprendimento, la demotivazione, il senso di inadeguatezza, le condizioni socio-economiche ed il contesto familiare; altre sono più legate al contesto scolastico, al rapporto con i docenti o alla qualità della didattica attuata. Vanno menzionate anche motivazioni più ampie, legate al mercato del lavoro, ai cambiamenti delle strutture sociali e culturali, all’andamento demografico e ad altri fenomeni come la diffusione della droga o la violenza. A queste, vanno poi aggiunte le caratteristiche del singolo studente. 

Secondo un’indagine condotta dall’Ipsos tra gli studenti della scuola secondaria di secondo grado,  da quando la pandemia non ha più permesso la didattica in presenza, nel 28% delle classi almeno un compagno ha abbandonato gli studi. Considerando che nel 2019-2020 le classi funzionanti erano 121,5mila, si può ritenere che, non meno di 34mila ragazzi hanno abbandonato o siano propensi a non ritornare a scuola. Si tratta di una grave ferita che ha colpito, ora più che mai, le scuole statali italiane: quello che si registra negli ultimi dieci anni è un abbandono complessivo di quasi 1,6 milione di ragazzi.

Fattore contribuente all’aumento del rischio di abbandono, è il prolungato impiego della didattica a distanza (Dad). Non tutti gli alunni delle scuole superiori sono, infatti, riusciti ad adeguarsi a questo nuovo sistema di insegnamento, a cui sono sottoposti dal lockdown ad oggi. “Il problema – ha dichiarato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che in un modo o nell’altro la didattica a distanza ha messo a nudo gli effetti del digital divide, con gli alunni che diventano vittime innocenti di questo intollerabile gap di conoscenze e soprattutto di accesso alle nuove tecnologie digitali ed interattive”.

L’errore infatti, è dare per scontato che tutti gli studenti abbiano le stesse competenze o capacità nell’utilizzare le nuove tecnologie. La Dad non permette nemmeno di ricreare lo stesso contesto dell’aula scolastica e questo porta ad una carenza di attenzione da parte degli studenti. Inoltre, non tutte le case possono godere di un’ottima connessione ad internet e sono molte le famiglie che non hanno a disposizione e non possono permettersi dispositivi elettronici necessari per il collegamento con i docenti. Basti pensare alla grave crisi economica che ha fatto precipitare in difficoltà un gran numero di persone. Un fatto, questo, che si collega al fenomeno dell’abbandono scolastico: con l’impoverimento delle famiglie, aumenta il bisogno di far cercare lavoro anche ai propri figli.

Fondamentale, soprattutto in questo periodo storico, è fornire ai giovani molteplici possibilità che gli permettano di non tenere neanche in considerazione l’abbandono del proprio percorso di studi: “Oltre a fornire i mezzi tecnologici – conclude Pacifico – agli alunni che ne sono sprovvisti, va migliorato il contesto anche attraverso una formazione mirata del personale scolastico e bisogna intervenire sull’orientamento scolastico, perché una collocazione inadeguata di uno studente in un corso di studi rimane una delle motivazioni alla base dall’alto numero di abbandoni”.
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