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Emergenza coronavirus, in Italia l’indice Rt sale a 0.95. Variante inglese in 1 caso su 5

12 febbraio 2021 | 16:02
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Emergenza coronavirus, in Italia l’indice Rt sale a 0.95. Variante inglese in 1 caso su 5

Cinque regioni (Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Trento e Toscana) sono ad alto rischio

Roma – L’indice Rt in Italia sale a 0.95. Lo si apprende al termine della riunione della Cabina di regia sull’emergenza coronavirus. La scorsa settimana l’indice Rt era a 0.84. Secondo la bozza del report Iss-ministero -relativo al periodo 1-7 febbraio con dati aggiornati al 10 febbraio- l’indice Rt è superiore a 1 in 7 regioni. Per la seconda settimana, si evidenziano segnali in controtendenza: rallenta il calo dei nuovi casi e si rischia un nuovo rapido aumento diffuso. Nella mappa dell’epidemia in Italia, Umbria e provincia di Bolzano sono considerate a rischio alto. Sono 10 le regioni a rischio moderato, 9 quelle a rischio basso.

Regioni a rischio

“Questa settimana si osserva una stabilità nel livello generale del rischio. Una Regione, l’Umbria, e una provincia autonoma, Bolzano, hanno un livello di rischio alto”, rileva la bozza. “Sono dieci (erano 11 la settimana precedente) le Regioni a rischio moderato: Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Liguria, Marche, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Molise, provincia di Trento, Toscana. Nove sono a rischio basso: Calabria, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta e Veneto”.

Cinque regioni (Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Trento e Toscana) sono ad alto rischio di progressione da moderato ad alto.

Rt

Sono sette le Regioni che hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2, in aumento rispetto alla settimana precedente: Umbria, Toscana, Puglia, le province autonome di Trento e Bolzano, la Liguria e l’Abruzzo”, illustra la bozza.

Varianti e aumento dei casi

“Si confermano per la seconda settimana segnali di contro-tendenza nell’evoluzione epidemiologica, con progressivo rallentamento nella diminuzione dei nuovi casi fino ad una stabilizzazione, che potrebbero preludere ad un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente mantenute misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale”, si legge nel documento. “In questa fase delicata dell’epidemia si conferma la circolazione diffusa di varianti virali a più elevata trasmissibilità nel nostro Paese”.

Variante inglese in 1 caso su 5

In Italia circa un positivo a Covid-19 su 5 è portatore della variante inglese del coronavirus Sars-CoV-2. È il quadro sul covid in Italia che emerge oggi dall’indagine condotta dalle Regioni, in base a circa 3.600 test realizzati il 3 e il 4 febbraio. I risultati sono stati inviati ieri al ministero della Salute e all’Istituto superiore di sanità.

A livello nazionale la stima di prevalenza della cosiddetta variante inglese del virus Sars-CoV-2 è pari a 17,8%“, secondo i risultati preliminari della’flash survey’ condotta da Istituto superiore di sanità e ministero della Salute, insieme ai laboratori regionali.

Per l’indagine – informa l’Iss in una nota – è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi a Covid-19 e di sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare del ministero della Salute dello scorso 8 febbraio. I campioni analizzati sono stati in totale 852 per 82 laboratori, provenienti da 16 Regioni e Pa, ripartiti in base alla popolazione.

Il risultato medio è in linea con quello di altre survey condotte in Europa“, osserva l’Iss, ricordando che “in Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania del 30%”. L’Istituto precisa però che “il range di prevalenze sembra suggerire una diversa maturità della sub-epidemia, determinata probabilmente da differenze nella data di introduzione della variante stessa. E’ presumibile pertanto che tali differenze vadano ad appiattirsi nel corso del tempo“.

“Nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa (in Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania del 30%), c’è una circolazione sostenuta della variante” inglese di Sars-CoV-2, “che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi”.

Incidenza

L’incidenza di Covid-19 “a livello nazionale negli ultimi 14 giorni rimane sostanzialmente stazionaria rispetto alla settimana precedente: 269,79 casi per 100.000 abitanti (25/01/2021-07/02/2021) rispetto a 273,01 per 100.000 abitanti (18/01/2021-31/01/2021)” secondo il report..

L’incidenza “è ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Il servizio sanitario ha mostrato i primi segni di criticità quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100.000 in sette giorni e una criticità di tenuta dei servizi con incidenze elevate. Nella settimana di monitoraggio, due Regioni hanno una incidenza settimanale sotto i 50 casi per 100.000 abitanti (Sardegna e Valle d’Aosta) mentre l’incidenza supera la soglia di 250 casi per 100.000 abitanti in tre regioni/PA: Provincia Autonoma di Bolzano (770,12 per 100.000 abitanti) Provincia Autonoma di Trento (254,85 per 100.000 abitanti) e Umbria (283,28 per 100.000 abitanti)”.

Ospedali

Si osserva una diminuzione nel numero di Regioni/Province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (5 Regioni/Pa). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale continua ad essere alto, ma sotto la soglia critica (24%)”, si osserva ancora nel documento.

“Complessivamente – si legge – il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in diminuzione da 2.214 (2 febbraio 2021) a 2.143 (9 febbraio 2021); il numero di persone ricoverate in aree mediche è anche in diminuzione, passando da 20.317 a 19.512″, sempre dal 2 al 9 febbraio.

Tuttavia, “tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali – rilevano gli esperti – con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’incidenza, impongono comunque misure restrittive”. Proprio in virtù di tali variazioni fra aree del Paese, “in alcuni contesti – avvertono Iss e ministro – un nuovo rapido aumento nel numero di casi potrebbe rapidamente portare ad un sovraccarico dei servizi sanitari, in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza è ancora molto elevata e sono ancora numerose le persone ricoverate per Covid-19 in area critica”. (fonte Adnkronos)