Scuola, gli esperti: “Assumere i precari con sistemi immediati, i corsi non bastano”
Lo dichiara un Comitato di 18 esperti coordinati dal neo ministro Patrizio Bianchi
Scuola – C’è anche la questione irrisolta dei precari della scuola, aggravata dalla lentezza dei concorsi pubblici per assumerli, tra i punti cardine del documento “Idee e proposte per una scuola che guarda al futuro” elaborato dal Comitato di 18 esperti coordinati dall’attuale ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e voluto dall’ex ministra Lucia Azzolina, che ieri è stato pubblicato dal ministero per renderne pubblici i contenuti. Nel documento si spiega che “le procedure di bando dei concorsi sono troppo rare, lente e macchinose, con il risultato di avere concorsi troppo affollati, e quindi bisognosi di metodi sbrigativi per sfoltire i candidati, almeno in una prima fase, esposti a un vasto contenzioso che, oltre a rendere precari i risultati delle procedure, le espone spesso al discredito da parte degli stessi partecipanti e dell’opinione pubblica”.
“Ci troviamo nella condizione di attendere l’esito dei concorsi ordinari, – ha dichiarato Marcello Pacifico, presidente Anief – con 700mila partecipanti, che devono ancora partire, e che comunque andrebbero a coprire solo un terzo dei 200mila posti che continuano ad andare a supplenza, mantenendo in vita gravi ripercussioni sulla didattica perché non c’è continuità e si coprono le cattedre anche a mesi di distanza dall’avvio dell’anno scolastico. Per questo continuiamo a chiedere con forza l’avvio di corsi abilitanti periodici, non più a numero chiuso, la riapertura annuale delle graduatorie ad esaurimento e le assunzioni da graduatorie d’Istituto. La speranza è che lo Stato italiano prenda finalmente coscienza del Comitato europeo dei diritti sociali che accogliendo il nostro reclamo 146/2017 ha di fatto dato il la all’avvio di procedure per soli titoli, così da evitare una dura condanna dell’Italia dall’Unione europea. Il documento realizzato dalla task force ministeriale, prodotto la scorsa estate ma pubblicato adesso, sembra anticipare quell’espressione. E sembra volere aprire le porte ai precari storici, con almeno 36 mesi di supplenze, come ai diplomati magistrale, agli Itp, ai docenti delle paritarie, di religione e agli educatori, tutti messi ai margini ed esclusi a priori delle stabilizzazioni pur avendone pieno diritto e avendolo dimostrato sul campo, tanto da meritare l’immissione in ruolo”.
Le procedure concorsuali escono sonoramente bocciate dal resoconto del pool di esperti di scuola, coordinati dal nuovo ministro Patrizio Bianchi: “i meccanismi di reclutamento più recenti – si legge nel documento appena pubblicato da ministero dell’Istruzione – danno troppo poco rilievo alle competenze acquisite dai candidati, risultando non collegati con il sistema della formazione iniziale, dando quindi troppo poco rilievo alle competenze non solo d’ordine disciplinare, ma alle competenze relazionali, pedagogiche, didattiche, progettuali e valutative acquisite dai candidati”.
Ne consegue che “l’enorme numero di precari accumulatosi in questi anni richiederà soluzioni anche di natura transitoria, capaci di coniugare la rapidità delle procedure con il rigore delle selezioni. Si può pensare a procedure di stabilizzazione temporanea riservate agli attuali precari cui far seguire percorsi formativi con prove finali selettive da definire con successive disposizioni”.
Il problema del sostegno
Gli esperti di scuola non mancano di indicare la distorsione che continua a essere mantenuta sui posti di sostegno in deroga, che “sono, per loro natura, “provvisori”, valutati annualmente anche in relazione al gruppo classe di inserimento. Sono pertanto assegnati a docenti a tempo determinato, con conseguente annuale discontinuità didattica e correlato aumento esponenziale del precariato nella scuola”, riporta ancora il documento. Con il risultato che “il respiro annuale (e a volte anche più breve) del precariato sui posti di sostegno in deroga rende ‘asmatica’ la progettazione scolastica”.
“Continuare a ignorare la direttiva 1999/70/CE del Consiglio dell’UE – conclude Pacifico – sull’immissioni in ruolo automatica per chi svolge 36 mesi significa rimanere lontano dall’Europa e dalle sue regole: lo stesso incremento esponenziale dei ricorsi al giudice del lavoro, per recuperare l’indennizzo equo per il danno arrecato, la dice lunga sul malessere che si è andato a determinare. La strada da intraprendere per noi è chiara: corsi abilitanti periodici, senza più numero chiuso, riapertura annuale delle GaE, trasformazione dei concorsi straordinari in non selettivi, così da permettere a tutti i supplenti di parteciparvi, con accesso anche dei maestri della scuola dell’infanzia e primaria, dei docenti di religione cattolica (dopo l’intesa di dicembre tra Cei e ministero dell’Istruzione) e delle scuole paritarie, oltre che per gli educatori, gli insegnanti tecnico-pratici e i 50 mila diplomati magistrale, una parte dei quali addirittura tornati a fare i supplenti dopo essere stati assunti in ruolo con tanto di anno di prova concluso”.
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