Nuoto paralimpico, Vernole: “Uniti lavoriamo per la crescita degli atleti”
Il Direttore Tecnico della Nazionale svela la perfezione di un sistema che portato l’Italia a vincere nel mondo
Roma – Quando si parla di nuoto paralimpico si fa per la disciplina regina della Federazione Italiana Nuoto Paralimpico, si fa riferimento agli straordinari atleti che hanno condotto l’Italia sulla vetta del movimento natatorio internazionale a Londra nel 2019, ma si parla anche di un tecnico che conosce ogni singola mattonella della piscina, quel luogo magico in cui si arriva a quel mistico contatto con l‘acqua, uno dei quattro elementi naturali essenziali per l’esistenza di ognuno di noi.
Il tecnico in questione è Riccardo Vernole, al quale ci si affida per conoscere ancora meglio uno sport che, nel nostro paese come nel resto del mondo, è uno dei più praticati ed apprezzati del panorama sportivo. Si affronta con lui questo tema, sfruttando una lunga esperienza e militanza nel movimento e che, stando alle parole del tecnico romano “compie oggi più o meno cinquanta anni. Avevo tre anni, ed ho ricordi nitidi di quando andavo al CPO di Ostia insieme a mio padre. Gli atleti – continua Vernole – hanno rappresentato una famiglia allargata, li ho seguiti e mi sono appassionato alle loro imprese sportive”.
Una presenza che gli ha dato modo di vivere da dentro il sistema, osservando i vari passaggi che hanno determinato la crescita, l’evoluzione e la definitiva esplosione del movimento paralimpico: “Ho avuto la fortuna ed il piacere di vedere il passaggio da uno sport usato con finalità riabilitative ad un’attività che ha garantito la totale e completa equiparazione tra gli atleti olimpici e paralimpici; poi, una volta che siamo riusciti a far comprendere al pubblico le nostre attività, siamo nuovamente tornati a concentrarci sul valore sociale ed aggregativo di questo fantastico mondo, un aspetto decisivo sul piano della totale inclusione nella società delle persone con disabilità. Ora la gente riconosce i sacrifici dei nostri atleti, i duri allenamenti a cui si sottopongono quotidianamente per arrivare ai massimi livelli sportivi, e questo ci permette un confronto sempre più proficuo con le varie componenti che costituiscono l’ambiente in cui viviamo e lavoriamo. Se in passato avevamo volontari che allenavano, oggi un atleta che vuole ambire a traguardi prestigiosi deve necessariamente essere seguito da un tecnico che abbia conoscenze specifiche nella disciplina che insegna. Lo sport è uno e quando si parla una stessa lingua diventa facile trovare dei percorsi comuni che creano valore nella società”. Spiega il Direttore Tecnico della Nazionale azzurra.
Ovviamente la specialità di Vernole è l’acqua, la piscina, un luogo in cui le persone con disabilità arrivano quasi in maniera obbligata nel percorso verso la riconquista della piena consapevolezza del proprio corpo a seguito di un trauma, un incidente, una malattia e questo “ci garantisce di partire da una situazione di vantaggio rispetto alle altre discipline. L’acqua è un ambiente magico, dove innanzi tutto puoi ad esempio abbandonare la carrozzina e ritrovare l’equilibrio con il tuo corpo, in una prima fase come terapia, poi di mantenimento ed infine in termini agonistici”. Il tutto sempre in solitudine? “Se guardi il nuoto dall’esterno vedi una persona che ripete infinite volte lo stesso gesto e un signore a bordo vasca con in mano due cronometri, ma se poi scendi più nel profondo trovi ragazze e ragazzi che non vedono l’ora di andare in piscina per confrontarsi e vivere l’elemento della socialità, farsi avviluppare dall’acqua, dai pensieri, dai ragionamenti e dalle riflessioni fino a quando, finito l’allenamento, non tornano a vivere nella comunità che li circonda. Questo che dico lo abbiamo vissuto in maniera chiara e nitida durante il lockdown, quando la preoccupazione maggiore era quella di vedere persone a cui non era stato tolto un gioco, ma una componente essenziale della vita e della quotidianità”.
Sport completo il nuoto, il più completo è il jingle che risuona tra mamme e papà che si confrontano su quale sia la migliore attività da far praticare ai loro figli, un’universalità formativa che “non è solo fisica ma anche e soprattutto mentale. Come esempio mi viene da pensare ai ragazzi della nostra nazionale che, nonostante ritmi sportivi massacranti , riescono a conciliare studi, lavoro, amicizie. Ho la certezza che oltre a creare un fisico forte, il nuotatore sviluppi una forza mentale fuori dal comune, della quale poi ne beneficiano durante l’intero arco di vita”.
Non esiste un prototipo di atleta che abbia un percorso privilegiato per avvicinarsi al bordo vasca, ma certamente ci sono qualità innate quali “coordinazione, assetto, acquaticità, resistenza; se parti da questa base allora puoi cercare di costruire un atleta in grado di raggiungere i vertici della disciplina, ma se anche non li hai puoi lavorarci e magari continuare in un percorso di benessere psico-fisico. Comunque otterrai un risultato positivo”.
Nel corso degli anni il nuoto paralimpico italiano ha conosciuto una reale esplosione, creando una fucina di talenti che hanno reso grande il nome Italia nelle competizioni internazionali, un successo che secondo il DT “proviene dalla capacità che abbiamo avuto di coinvolgere tutti, dalla base al vertice. Se ci fossimo focalizzati solo sulla punta, una volta finita la generazione di fenomeni non avremmo avuto più niente in mano e avremmo dovuto ricominciare da zero. In questi anni invece la federazione ha investito molto sulla formazione di tecnici qualificati, sui rapporti con la Federnuoto, sul passaparola, sulle segnalazioni, sul valore della comunicazione trascinata dalle imprese dei nostri principali attori; tutto questo ci ha consentito di far entrare nel nostro contesto un numero sempre maggiore di nuotatori, soprattutto nelle classi alte, quelle in cui in passato risultavamo un pò scoperti”.
Una macchina dunque che ha la strumentazione necessaria per poter viaggiare a velocità sostenuta verso i prossimi obiettivi: “Cose da fare ed idee ce ne sono tantissime, abbiamo la voglia di estendere la nostra filosofia in tutto il paese. Mi piacerebbe poter contare su nuovi sponsor che, condividendo un percorso, potrebbero in qualche modo facilitare il nostro compito e creare un percorso virtuoso, traendo allo stesso tempo un valore aggiunto alla loro strategia commerciale”.
Ma non sarà la mancanza di un tassello, seppur decisivo, a frenare il volo sull’acqua di migliaia di atleti, che aspettano ora più che mai la fine di questo triste periodo di pandemia per tornare ad immergersi in quello che rappresenta un elemento naturale, quanto di più essenziale per la costruzione del loro mondo perfetto. (finp.it)
(foto@AugustoBizzi)
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