Il Papa: “Chi indossa il crocifisso viva in coerenza col Vangelo”

21 marzo 2021 | 12:27
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Il Papa: “Chi indossa il crocifisso viva in coerenza col Vangelo”

Il Pontefice: “La grande responsabilità dei cristiani è seminare amore non con parole che volano via, ma con esempi concreti”

Città del Vaticano – Il “segno della croce” “è diventato nei secoli l’emblema per eccellenza dei cristiani”. Anche oggi “chi  vuole ‘vedere Gesù’, magari provenendo da Paesi e culture dove il cristianesimo è poco conosciuto”, “il segno più comune che incontra” è “il crocifisso. Nelle chiese, nelle case dei cristiani, anche portato sul proprio corpo”. Ma “l’importante è che il segno sia coerente con il Vangelo: la croce non può che esprimere amore, servizio, dono di sé senza riserve: solo così essa è veramente l’’albero della vita’, della vita sovrabbondante”.

Lo ribadisce Papa Francesco durante l’Angelus. Il Pontefice non si affaccia su piazza San Pietro (Roma è in zona rossa) e così la tradizione preghiera domenicale torna in diretta streaming e tv per evitare assembramenti. Come un anno fa (leggi qui), Bergoglio torna “ingabbiato” nella Biblioteca del Palazzo Apostolico, commentando da solo, davanti alle telecamere, il brano odierno del Vangelo, in cui San Giovanni riferisce un episodio avvenuto negli ultimi giorni della vita di Cristo, poco prima della sua Passione (cfr Gv 12,20-33), e che narra di alcuni greci, incuriositi da quanto Gesù andava compiendo, chiedono agli apostoli: “Vogliamo vedere Gesù”. “Nella richiesta di quei greci – afferma il Papa – possiamo scorgere la domanda che tanti uomini e donne, di ogni luogo e di ogni tempo, rivolgono alla Chiesa e anche a ciascuno di noi: ‘Vogliamo vedere Gesù'”.

Gesù risponde “in un modo che fa pensare”, dicendo: “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. […] Se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. “Queste parole – spiega il Pontefice – sembra che non rispondano alla domanda. In realtà, esse vanno oltre. Gesù infatti rivela che Lui, per ogni uomo che lo vuole cercare, è il seme nascosto pronto a morire per dare molto frutto. Come a dire: se volete conoscermi e capirmi, guardate il chicco di grano che muore nel terreno, guardate la croce”.

“Viene da pensare al segno della croce”. Non a caso il simbolo per eccellenza del cristianesimo è proprio il crocifisso, “posto nelle chiese, nelle case dei cristiani, anche portato sul proprio corpo”. L’importante, sottolinea Francesco, “è che il segno sia coerente con il Vangelo: la croce non può che esprimere amore, servizio, dono di sé senza riserve: solo così essa è veramente l’’albero della vita’, della vita sovrabbondante”.

“Anche oggi tante persone – aggiunge il Papa -, spesso senza dirlo, in modo implicito, vorrebbero incontrare Gesù conoscerlo. Da qui si comprende la grande responsabilità di noi cristiani e delle nostre comunità. Anche noi dobbiamo rispondere con la testimonianza di una vita che si dona nel servizio, di una vita che prenda su di se lo stile di Dio”.

In altre parole, “si tratta di seminare semi di amore non con parole che volano via, ma con esempi concreti, semplici e coraggiosi. Non con condanne teoriche, ma con gesti di amore. Allora il Signore, con la sua grazia, ci fa portare frutto, anche quando il terreno è arido a causa di incomprensioni, difficoltà o persecuzioni”.

Ed è proprio “nella prova e nella solitudine, mentre il seme muore, è il momento in cui la vita germoglia, per produrre frutti maturi a suo tempo. È in questo intreccio di morte e di vita che possiamo sperimentare la gioia e la vera fecondità dell’amore”, conclude il Pontefice.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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