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Ostia, case Erp di via Fasan a rischio crollo: il Tar dà torto a Roma Capitale

12 maggio 2021 | 11:46
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Ostia, case Erp di via Fasan a rischio crollo: il Tar dà torto a Roma Capitale

Il Comune, che dal 2013 ha in custodia le quattro palazzine, aveva diffidato la società proprietaria chiedendo che fosse questa a provvedere alla loro messa in sicurezza

Ostia – Il Tar ha accolto il ricorso di Larex Spa, società proprietaria degli immobili Erp a rischio crollo di via Marino Fasan, a Ostia, contro Roma Capitale, condannando quest’ultima ad annullare gli atti con cui chiedeva alla ditta di farsi carico dei lavori di messa in sicurezza.

Le quattro palazzine – situate ai numeri 9, 15, 23 e 29 di via Fasan –  erano state concesse in locazione al Comune di Roma nel 2001 per essere destinati ad alloggi di edilizia residenziale pubblica (Erp). Sebbene il contratto sia scaduto nel maggio 2013, gli immobili non sono mai stati restituiti a Larex, e risultano ad oggi – si legge nella sentenza del Tar – “abusivamente occupati”.

Nonostante gli immobili fossero dunque sotto la custodia di Roma Capitale, quest’ultima, valutandone le condizioni strutturali – sostenendo che “la situazione degli immobili […] potrebbe evolversi negativamente nel tempo, con il verificarsi di eventuali crolli e/o cedimenti” -, nell’agosto 2017, con determina dirigenziale n. 249, ha diffidato Larex, chiedendo che fosse questa a provvedere alla messa in sicurezza delle quattro palazzine.

E’ a questo punto che la società si è rivolta al Tar, sostenendo come, nel corso degli anni, nonostante i ripetuti solleciti al Comune di procedere allo sgombero e alla restituzione gli immobili di via Fasan così da permettere l’avvio dei lavori di messa in sicurezza (altrimenti impossibili), il Campidoglio non abbia mai revocato l’atto.

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E negli scorsi giorni il Tar ha dato ragione a Larex Spa, sostenendo l’illegittimità delle richieste di Roma Capitale, che – si legge nel documento –  violano gli “artt. 56 e 94 del Regolamento generale edilizio del Comune di Roma, di cui alla delibera n. 5261 del 18 agosto 1934 e successive modificazioni, che, infatti, individuerebbe il destinatario dell’intimazione a provvedere senza ritardo alla riparazione dell’edificio che minaccia rovina non necessariamente nel proprietario dell’immobile bensì in coloro che, al momento in cui si verifica la condizione di pericolo per la pubblica incolumità, abbiano la possibilità di disporre dell’immobile oggetto del provvedimento”.

Il Tar, dunque, ha accolto il ricorso di Larex e ha chiesto l’annullamento della determinazione, imputando al Comune di Roma un “eccesso di potere per travisamento dei fatti, illogicità, incongruenza e contraddittorietà manifesta dei provvedimenti impugnati e carenza di istruttoria, avendo omesso Roma Capitale di valutare l’impossibilità della Larex di ottemperare alle prescrizioni indicate, essendole precluso l’accesso e l’intervento sugli immobili in rovina”.
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