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Strage di Capaci, Mattarella: “Nessuna zona grigia: o si è contro o si è complici della mafia”

23 maggio 2021 | 10:25
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Strage di Capaci, Mattarella: “Nessuna zona grigia: o si è contro o si è complici della mafia”

Il Presidente della Repubblica ha ricordato la strage di Capaci a 29 anni dalla morte del magistrato Giovanni Falcone

Palermo – “Nessuna zona grigia, nessuna omertà né tacita connivenza: o si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi. Non vi sono alternative”. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo per partecipare alle commemorazioni della strage di Capaci a 29 anni dalla morte del magistrato Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e di Vito Schifano, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, scorta del giudice. Presenti anche il presidente della camera Roberto Fico e i ministri Lamorgese, Cartabia, Carfagna e Bianchi.

L’onda di sdegno e di commozione generale, suscitata dopo i gravissimi attentati a Falcone e a Borsellino, il grido di dolore e di protesta che si è levato dagli italiani liberi e onesti è diventato movimento, passione, azione. Hanno messo radici solide nella società. Con un lavorio paziente e incessante, hanno contribuito a spezzare le catene della paura, della reticenza, dell’ambiguità, del conformismo, del silenzio, della complicità”, le parole del Presidente della Repubblica.

Non dimenticheremo mai Giovanni Falcone, magistrato ed eroico servitori dello Stato, caduto per difendere la legge, affermare la giustizia, preservare la civile convivenza. Nel 29°anniversario della strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta – Vito Schifano, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro – rivolgo un pensiero alle famiglie delle vittime di tutte le violenze mafiose e l’invito a tenere sempre vivo il valore esemplare di tutti gli uomini e le donne delle Istituzioni, delle Forze Armate e delle Forze di polizia che hanno perso la vita nell’adempimento del loro dovere al servizio del Paese”, ha commentato il Sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli.

Spetta, quindi, a tutti noi e in particolare ai giovani – ha aggiunto – che saranno i protagonisti del domani, mantenere alto l’esempio lasciato da Giovanni Falcone e fare propria la lezione di legalità, di professionalità e di amore per lo Stato che il magistrato ci ha trasmesso. Un uomo delle Istituzioni che, fino all’ultimo, ha scelto di fare il proprio lavoro, sfidando la paura e la solitudine. Il suo impegno e il suo desiderio di giustizia rappresentano importanti punti di riferimento che dobbiamo sempre tenere a mente sulla strada della lotta alle mafie”, ha concluso Pucciarelli.

“Sono stata qui in quest’aula altre due volte. E’ sempre una grande emozione esserci. Già da questa mattina lo ero, quando siamo stati a Capaci a deporre una corona di fiori dove è avvenuta l’esplosione. Abbiamo parlato col sindaco che abita lì vicino, ci ha raccontato di quella esplosione, non immaginava nessuno cosa fosse successo. E’ sempre una grande emozione ricordare Giovanni Falcone, sua moglie, gli agenti e i membri della scorta”. Così il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo dove si celebrò il maxiprocesso alla mafia.

“Perché sembra una cosa così attuale nonostante il tempo? Perché l’approccio di Falcone cambiò molte cose – ha aggiunto – Un’impronta alle indagini solida, avere sempre punti informativi e di collegamento, riteneva che non ci dovesse essere l’approccio ad un singolo reato, ma collegare una rete di indagini di mafia”.

“La mafia – ha aggiunto Lamorgese – non ha confini. A Nord ci sono organizzazioni criminali molto estese, soprattutto in questo periodo di covid la mafia si è inserita nei circuiti della legalità, dell’economia legale. E in epoca di pandemia si sono verificate infiltrazioni anche nei settori sanitari”.

Il lavoro di Falcone è stato quello di andare alla ricerca della forza economica della mafia. E lo portò a sviluppare la consapevolezza che bisognava superare i confini nazionali”, ha detto la ministra della Giustizia Marta Cartabia intervento nell’aula bunker di Palermo.

“Quando Falcone venne al Ministero della Giustizia, nel 1991, iniziò una fase di cooperazione internazionale i cui esito vediamo adesso. Fu un periodo breve ma fecondissimo. Alle Nazioni unite è stata approvata a ottobre una risoluzione in cui di nuovo si pone l’attenzione sul rischio che la criminalità organizzata fiorisca ancora in queste condizioni socio economiche così provate, dopo il tempo della pandemia e a maggior ragione con il denaro che arriverà con il recovery fund”, ha spiegato Cartabia, continuando: “Anche per me è stata una sorpresa apprendere la tesi di laurea in diritto amministrativo di Giovanni Falcone, che era un giurista completo”.

“La cosa interessante – conclude – della tesi è che lui era interessato alla fase istruttoria, alla ricerca delle prove, che lui considerava il cuore di un processo di qualunque natura. La prova granitica, senza la quale non si può’ portare a giudizio”. (Fonte: Adnkronos, foto Ufficio Stampa Quirinale)

Zingaretti: “La lotta alle mafie si deve fare tutti i giorni”

“Il 23 maggio di 29 anni fa a Capaci la mafia uccise Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Non dimenticheremo mai il loro sacrificio. La mafia non ha ucciso e mai ucciderà le idee e l’esempio che ci hanno lasciato“. Lo scrive su Facebook il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

“Oggi ricordiamo, ma la lotta alle mafie e per la legalità si deve fare tutti i giorni. E possono e devono farla tutti coloro che credono nella libertà. Perché la mafia è anche la negazione della libertà”.