Vaticano, le ossa trovate nel Cimitero Teutonico non sono di Emanuela Orlandi
Lo dimostrano le analisi effettuate dal Cedad dell’Università del Salento: “I resti sono tutti antecedenti al 1955”
Città del Vaticano – Nessuno dei 60 campioni provenienti dal Cimitero Teutonico di Città del Vaticano, è successivo al 1955 e quindi non possono appartenere ad Emanuela Orlandi. È il risultato delle analisi di datazione al radiocarbonio effettuate al Cedad, il Centro di Fisica applicata, datazione e diagnostica del Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università del Salento, sui resti osteologici giunti nell’ambito del caso della scomparsa di Emanuela Orlandi.
“Le analisi – spiega il professor Gianluca Quarta, docente di Fisica applicata all’Università del Salento – avevano lo scopo di determinare la compatibilità dei resti con la ragazza scomparsa il 22 giugno del 1983. Complessivamente, sono stati selezionati e analizzati con il sofisticato acceleratore Tandetron da 3 MV del Cedad circa 60 campioni. Nei laboratori chimici del Cedad è stato estratto il collagene osseo, la frazione più adatta per la datazione al radiocarbonio”.
“Nessuno dei campioni analizzati è risultato successivo al 1955, come ci si sarebbe aspettato per i resti di un individuo nato alla fine degli anni sessanta – sottolinea in una nota il professor Lucio Calcagnile, fondatore e direttore del Cedad – lo studio sistematico effettuato ha stabilito che i campioni si collocano prevalentemente tra il XVI e il XVII secolo, ma anche in epoca successiva, e comunque certamente precedente al 1955. Nessun campione, infatti, è risultato sulla curva del Bomb Peak che utilizziamo solitamente al Cedad per risolvere casi di interesse forense per l’identificazione di individui vissuti dopo la seconda guerra mondiale”.
“Il Bomb peak – precisa – è infatti presente in tutti i materiali biologici che, in seguito ai test nucleari effettuati durante il periodo della guerra fredda, hanno immesso nell’atmosfera grandi quantità di neutroni che hanno modificato la concentrazione di radiocarbonio notevolmente, con picco massimo di radiocarbonio attorno al 1963″. (fonte Ansa)
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