Francesco: “Se non si è aperti alle novità di Dio la fede diventa una litania stanca”

4 luglio 2021 | 12:35
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Francesco: “Se non si è aperti alle novità di Dio la fede diventa una litania stanca”

All’Angelus il Papa bacchetta i fedeli: “Basta etichette e pregiudizi sulle persone”. Poi l’annuncio del Viaggio Apostolico in Slovacchia

Città del Vaticano – “Senza apertura alla novità e alle sorprese di Dio, senza stupore, la fede diventa una litania stanca che lentamente si spegne”. Papa Francesco torna ad ammonire i fedeli. Durante l’Angelus, infatti, spiegando il brano odierno del Vangelo (cfr. Mc 6,1-6), che narra dell’incredulità dei compaesani di Cristo, che non lo riconoscono come Figlio di Dio, invita tutti i credenti a non fermarsi alle apparenze, ad andare oltre i pregiudizi con le quali etichettiamo le persone.

Rivolgendosi ai tanti pellegrini che affollano piazza San Pietro, sfidando le alte temperature del periodo estivo, il Pontefice fa notare che “c’è differenza tra conoscere e riconoscere”. Molti dei compaesani di Gesù, infatti, “ascoltandolo, si domandano: ’Da dove gli viene tutta questa sapienza? Non è il figlio del falegname e di Maria, cioè dei nostri vicini di casa che conosciamo bene?’ Davanti a questa reazione, Gesù afferma una verità che è entrata a far parte anche della sapienza popolare: ’Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua’”.

Bergoglio si sofferma sull’atteggiamento dei nazareni: “Potremmo dire che essi conoscono Gesù, ma non lo riconoscono. In effetti, c’è differenza tra conoscere e riconoscere: possiamo conoscere varie cose di una persona, farci un’idea, affidarci a quello che ne dicono gli altri, magari ogni tanto incontrarla nel quartiere, ma tutto ciò non basta”.

E mette in guardia: “Si tratta di un conoscere superficiale, che non riconosce l’unicità di quella persona. E un rischio che corriamo tutti: pensiamo di sapere tanto di una persona, la etichettiamo e la rinchiudiamo nei nostri pregiudizi. Allo stesso modo, i compaesani di Gesù lo conoscono da trent’anni e pensano di sapere tutto; in realtà, non si sono mai accorti di chi è veramente. Si fermano all’esteriorità e rifiutano la novità di Gesù”.

E bacchetta i fedeli: “Quando facciamo prevalere la comodità dell’abitudine e la dittatura dei pregiudizi, è difficile aprirsi alla novità e lasciarsi stupire. Finisce che spesso dalla vita, dalle esperienze e perfino dalle persone cerchiamo solo conferme alle nostre idee e ai nostri schemi, per non dover mai fare la fatica di cambiare. Può succedere anche con Dio, proprio a noi credenti, a noi che pensiamo di conoscere Gesù, di sapere già tanto di Lui e che ci basti ripetere le cose di sempre. Ma senza apertura alla novità e alle sorprese di Dio, senza stupore, la fede diventa una litania stanca che lentamente si spegne”.

“Alla fine, perché i compaesani di Gesù non lo riconoscono e non credono in Lui? Qual è il motivo? Possiamo dire, in poche parole, che non accettano lo scandalo dell’Incarnazione”, prosegue Francesco. “Ecco lo scandalo: l’incarnazione di Dio, la sua concretezza, la sua ’quotidianità’. In realtà – sottolinea il Papa – è più comodo un dio astratto e distante, che non si immischia nelle situazioni e che accetta una fede lontana dalla vita, dai problemi, dalla società. Oppure ci piace credere a un dio ’dagli effetti speciali’, che fa solo cose eccezionali e dà sempre grandi emozioni”. “Invece, Dio si è incarnato: umile, tenero, nascosto, si fa vicino a noi abitando la normalità della nostra vita quotidiana. E allora, come i compaesani di Gesù, rischiamo che, quando passa, non lo riconosciamo, anzi, ci scandalizziamo di Lui”, conclude. E dopo la benedizione l’annuncio del Viaggio Apostolico in Slovacchia.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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