Una città che riparta dai servizi di base e dalla cultura: i progetti di Calenda per Roma

29 luglio 2021 | 19:15
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Il leader di Azione al Festival dell’Architettura per il primo confronto pubblico con i suoi avversari: “Roma deve puntare sulle sue eccellenze intuitive”

Roma – E’ iniziata in un afoso pomeriggio di fine luglio, nella cornice della Casa dell’Architettura, nel cuore della città, la fase “calda” delle elezioni amministrative di Roma (leggi qui).

I quattro in corsa per il Campidoglio – Carlo Calenda (lista civica), Roberto Gualtieri (centrosinistra), Enrico Michetti (centrodestra) e la sindaca in carica Virginia Raggi (Movimento 5 Stelle) – hanno infatti partecipato al loro primo dibattito pubblico, rivolgendosi ad una platea composta non soltanto da professionisti e cultori dell’architettura, ma anche da tanti curiosi e appassionati di politica.

Calenda, europarlamentare ed ex ministro dello Sviluppo Economico nei governi Renzi e Gentiloni, ha le idee chiare: se, come sostiene Raggi, “Roma è una Ferrari”, allora è “una 348, quella a cui non entravano le marce”. Vediamo, quindi, come il leader di Azione rimetterebbe la città… in moto.

La Roma del futuro

A Roma, sostiene Calenda, “non ci sono i servizi di base: dal trasporto pubblico alla raccolta differenziata disastrosa e alla manutenzione del verde, in alcuni casi da giungla urbana. Roma è l’unica capitale al mondo che cresce meno del Paese che rappresenta; una città drammaticamente peggiorata in tutti i settori di base, ed è fra le città peggiorate di più. Per progettare il futuro – spiega il candidato – non si può non tenere conto dal core business della città, che ora come ora è più che altro è un agglomerato urbano”.

“Per avere il sistema delle metropolitane che serve a Roma ci vorranno dieci anni. Nel frattempo, mentre si lavora su queste priorità, bisogna pensare a cosa sarà Roma in futuro, puntando sulle le sue eccellenze intuitive: la cultura, le università, i policlinici. Noi – avvisa Calenda – non possiamo perderci nella visione di Roma, non possiamo trascurare per un secondo il fatto che, senza gli elementi portanti della città, non si va da nessuna parte; è una visione che rimane una storia per bambini e nulla più”.

L’efficientamento dei servizi amministrativi capitolini

Per il leader di Azione, il “disastro” dell’Amministrazione pubblica capitolina “si risolve lavorando con gli architetti, i geometri alla digitalizzazione dei progetti che sono molto indietro. Attualmente, non c’è rapporto con gli uffici. Il Sindaco, invece, deve leggere i processi dell’Amministrazione e intervenire se c’è qualcosa che non va: così facevo io al Mise. Il prossimo Sindaco dovrà fare questo, andandosi a guardare ogni singolo nodo degli uffici”.

Poteri speciali per la Capitale

Il fatto che a Roma non siano ancora stati concessi poteri specialinon può, secondo Calenda, diventare un alibi per tutto ciò che non va, “dai rifiuti ai mezzi pubblici, perché le altre città lo fanno, e senza poteri speciali. Poi, certo, Roma deve avere poteri speciali perché ha esigenze speciali”, chiarisce. “Ma Roma, purtroppo, non è più considerata una capitale da molto tempo: è un lavoro culturale che andrà fatto, anche attraverso le scuole, come parte di un processo di apprendimento”.

Non capisco perché la Roma-Lido, che è al 100% dentro Roma, abbia fatto un rimbalzo per cui ora è finita alla Regione (leggi qui), ma secondo me va commissionata e deve rimanere nella gestione di Roma, appunto perché sta dentro Roma. Tu puoi chiedere tutti i poteri che vuoi, ma se non li sai usare generi disservizi. Si devono definire nettamente le cose che fa la Regione e le cose che fa il Comune, e oggi la Regione lo può fare, perché ha responsabilità a dare deleghe. Certo, le disfunzioni non aiutano, ma questa è la strada: se non succede, i fondi del Pnrr li vedremo col binocolo”.

Come Roma dovrebbe spendere i soldi del Recovery Plan

Per gestione dei fondi europei serve, per Calenda, una commissione apposita. “Se si includono progetti che si chiudono nel 2054 – dice, riferendosi a quelli inseriti dalla sindaca Raggi – facciamo figuracce e i fondi non arrivano. Serve una struttura che verifichi tutti gli step in sequenza. Bisognerà rifare un piano regolatore (che ha duemila incongruenze) e lavorare sulle carte di qualità degli immobili che, in alcuni casi, fanno riferimento a piano regolatore non ancora approvato”.

“Di certo – attacca, rivolgendosi all’avversario Michetti, che ha poi abbandonato il dibattito (leggi qui) -, non possiamo fare un confronto in cui si parla del sesso degli angeli, della Domus Aurea e di Roma antica: è semplicemente ridicolo”.
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