Tokyo 2020, Tamberi e l’oro al collo sul podio: “Una magia inspiegabile, da brividi”
L’azzurro riceve la medaglia olimpica allo stadio di Tokyo. Un alloro guadagnato dopo 5 anni di attesa
Tokyo – Una magia creata nei lunghi cinque anni di attesa. Dal luglio del 2016, fino al 1 agosto del 2021. In mezzo l’infortunio alla caviglia all’Hercules di Montecarlo in Diamond League, l’operazione chirurgica, il recupero, l’attesa, la pazienza, le lacrime sopportate e quel gesso conservato per la ‘vendetta sportiva’.
Poi è arrivato il rientro in pedana e il sorriso ritrovato, la medaglia d’oro agli Europei indoor e le gare in cui testarsi. Ecco poi il 2020 della pandemia e della pazienza rafforzata per dei Giochi slittati a causa del Covid. Si è rimesso in gioco Gimbo Tamberi e ha gareggiato con l’ossessione di volare alle Olimpiadi. Poi il ranking mondiale favorevole e la qualifica automatica, l’argento continentale indoor e il Covid avuto. Poi Tamberi è guarito e ha urlato la sua gioia, per la strada spianata verso Tokyo 2020. E poi il trionfo alle Olimpiadi.
Questa è la favola di Gianmarco Tamberi, campione olimpico di salto in alto a 2,37 in pedana. Una gara perfetta per un campione altrettanto perfetto. Un sogno agognato e voluto a tutti i costi e conquistato. Quello più grande, quello che ‘il più in alto non è possibile’. In alto come lui in pedana. Oggi ha ricevuto la medaglia d’oro sul podioe l’inno tricolore ha risuonato nel cielo di Tokyo, dopo che lo aveva fatto per Jacobs poco prima: “Qualcosa da brividi, il cuore di un atleta può tutto”.
Le dichiarazioni di Gianmarco Tamberi ai microfoni di Raisport
“Il momento dell’inno e il Tricolore che sale è qualcosa da brividi, la medaglia d’oro è uno spettacolo. L’ho inseguita così tanto, cinque anni difficili, non ho accettato i piccoli traguardi, volevo accettare solo quelli grandi e oggi ci sono riuscito. Abbiamo creduto insieme io e Marcell Jacobs. Nessuno scommetteva su di me dopo l’ultima gara svolta, ma è andata bene. Ce lo ricorderemo per sempre. Ho sentito la magia quando ho deciso di volerlo fare, ero convinto da anni che ieri sera sarebbe stato magico. Ero convinto che la gara sarebbe andata bene. Andavo come un treno, convintissimo delle mie possibilità. Io e Mutaz siamo grandi amici, è stata una gara estenuante, eravamo sfiniti e abbiamo deciso per il pareggio. Non sono andato a dormire perché ho paura di svegliarmi, quando ho realizzato ho perso il controllo del mio corpo, avevo il cuore in tumulto, talmente tanta la sofferenza che ho passato per essere lì ieri.. non pensavo fosse così, auguro a chiunque di vivere questa emozione. Mai sottovalutare il cuore”. Poi lancia un messaggio al suo amico Paltrinieri che presto avrà la gara secca della 10 km delle acque libere: “Il cuore di un atleta fa la differenza, forza Greg”.
(foto@Colombo/Fidal)
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