Tokyo 2020, tempo di bilanci per Malagò: “Italia multietnica, mai così grande”
40 medaglie, 12 in più rispetto a Rio 2016. Il Presidente del Coni elogia gli atleti bimedagliati
Tokyo – Mai così forte, mai così vincente, mai così speciale. L’Italia saluta Tokyo 2020 con il record storico di medaglie, 40 (10 ori, 10 argenti e 20 bronzi), e un posto nella top ten del firmamento agonistico mondiale. Con il primato di podi tra i Paesi dell’Unione Europea.
Numeri e statistiche che danno profondità ai contenuti della missione in Giappone, connotandola con i crismi del successo. L’analisi di 17 giorni di emozioni vive nelle parole del Presidente del Coni, Giovanni Malagò.
“Ero convinto che saremmo arrivati a 39 per una mia filosofia di vita cui spesso faccio riferimento, moltiplicando tutto per 13. Ero certamente sicuro che avremmo migliorato la nostra tradizione, l’ho sempre detto. Superate Los Angeles ’32 e Roma ’60. Il secondo primato: il 50% di queste medaglie è di bronzo, record di tutti i tempi. Abbiamo vinto almeno una medaglia al giorno, non era mai successo. Questo primato potrà essere solo eguagliato. È un’Italia multietnica e integrata, con atleti provenienti da tutte le Regioni d’Italia e nati in tutti e 5 i continenti. Siamo saliti sul podio in 19 discipline”, ha esordito il Presidente, prima di sottolineare tutte le ‘prime volte’ che si sono celebrate nella 32esima edizione dei Giochi Olimpici e di analizzare lo scenario delineato dai risultati.
“Abbiamo conquistato 12 medaglie in più di Rio, crescendo del 43%. L’età media degli ori è di 26,33, un anno e 3 mesi più alta di Rio – ma considerando che c’è stato un ciclo di 5 anni, fatto anomalo – ma di gran lunga la più bassa degli ultimi 25 anni da Atlanta a oggi. I 19 medagliati d’oro sono il numero più alto da Atene 2004, quando però ci fu un’intera squadra – pallanuoto femminile – sul gradino più alto del podio. Sono stati 15 gli uomini vincitori dei Giochi: non succedeva da Barcellona ’92 e poi da Los Angeles 1984. L’età media dei medagliati è di 26,84: più bassa di Rio di mezzo punto, di due anni più di Londra e addirittura 3 rispetto a Pechino. I medagliati totali sono 66 per un totale di 73 podi. Crescono i paesi a medaglia, 93 contro gli 87 di Rio, gli 85 di Londra e gli 86 di Pechino. Le nazioni che sono salite sul gradino più alto del podio sono state 65 contro le 59 di Rio e le 54 di Londra e Pechino. Sedici le regioni a medaglia contro le 15 del 2016: la Lombardia quella più titolata, 16, seguita dal Veneto con 7, le Regioni che si stanno preparando a ospitare i Giochi del 2026. La città con più atleti sul podio è stata Roma, con 5, seguita da Napoli, con 4. Quattro nuotatori, dopo Calligaris, Fioravanti, Rosolino e Detti, sono saliti 2 volte sul podio nella stessa edizione: Burdisso, Martinenghi, Ceccon e Miressi. Il più giovane medagliato è stato Burdisso (non ancora ventenne), il più longevo Aldo Montano (42 anni). La Federazione con il maggior numero di medaglie conquistate si conferma il nuoto (7), anche se con una in meno di Rio. Gli USA hanno 10 medaglie in meno, la Cina e il Giappone 17 in più, la Francia è scesa di 9, la Gran Bretagna di 3 e la Germania di 5 (con 7 ori in meno). Grandi le crescite di Australia (17 podi e 9 ori) e la Russia (14 in più)”.
Dopo il bilancio c’è stato spazio per le riflessioni e i ringraziamenti. “Voglio ringraziare tutta la Preparazione Olimpica, a partire da Anna Riccardi, Giampiero Pastore e Alessio Palombi, fino a Elisa Santoni e a tutti gli altri, Danilo di Tommaso e l’intero Ufficio Stampa, Diego Nepi e il suo gruppo di lavoro perché senza Casa Italia non so cosa sarebbe stata questa edizione dei Giochi. Ho ricevuto tanti complimenti da parte di tutto lo scibile internazionale per la nostra hospitality house, che ha dato visibilità alle aziende che ci hanno fiducia, celebrando chi è andato sul podio. La credibilità dello sport italiano credo sia – oggettivamente – ai massimi livelli. Posso dire che si sono poste le basi per ospitare grandi eventi sportivi nel nostro Paese. Voglio estendere i ringraziamenti a tutti i partecipanti alla spedizione, anche ai 12 quarti posti e a tutti quelli che hanno lottato nelle retrovie e non sono riusciti a raccogliere quanto meritato. Negli impianti vuoti siamo riusciti a far sventolare il tricolore. Voglio ringraziare i tecnici, straordinari, gli official, i medici, i fisioterapisti, i magazzinieri, regalando un pensiero a Bruno Rosetti che non è riuscito a disputare la sua gara per la positività al Covid. È stato lo specchio di un’Olimpiade atipica ma clamorosamente vinta. Dal CIO, dal Comitato Organizzatore e dal Governo giapponese. Avevo detto che questi Giochi avrebbero salvato le Olimpiadi. È un anno e mezzo che aggiungo: faremo bene, abbiamo la squadra più forte di sempre e che avremmo assistito a sorprese incredibili. Un oro e mezzo era stato previsto, tra Busà e Tita e Banti. Tutte le altre non erano accreditate, almeno non da oro. E tante altre vittorie non sono arrivate pur essendo state previste. Covid, allenamenti rivisitati, mancanza di pubblico: troppe variabili, era difficile centrare i pronostici ma per noi sono state le Olimpiadi migliori di sempre. Abbiamo reso felice un Paese. Lo testimonia lo share televisivo mostruoso e la grande copertura mediatica. Questa squadra del Coni è molto competente, ci ha messo passione e orgoglio per il Comitato Olimpico che rappresentiamo. Andremo il 23 al Quirinale per onorare l’invito del Presidente della Repubblica. Anche il Presidente Draghi sta studiando un incontro a cena con la delegazione. Abbraccio tutti. Ci avevo messo la faccia, poi il resto lo hanno fatto atlete e atleti. Conosco solo questo modo di ricoprire questo ruolo, con passione, essendo sempre presente. Ho dato tutto me stesso”. (coni.it)
(foto@Coni/Facebook)
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