Giornata Mondiale della Fotografia 2021: perché si celebra il 19 agosto
Curiosità ed origini della Giornata dedicata all’arte capace di immortalare l’attimo
Immortalare l’attimo, catturare il momento per poi riviverlo ancora e ancora a distanza di tempo, anni, secoli…è questo il grande potere della fotografia: fare in modo che un secondo duri per sempre. Una vera e propria arte che non si esaurisce nel gesto meccanico dello “scattare una foto”, ma si arricchisce di luci, ombre e sensazioni, con lo scopo di suscitare un’emozione in chi la guarda. La fotografia si celebra il 19 agosto di ogni anno con la Giornata Mondiale della Fotografia, proprio per non far dimenticare l’importanza di questa innovazione, che ai giorni nostri ci sembra scontata, ma che all’epoca fu una grande conquista.
La Giornata Mondiale della Fotografia è stata istituita nel 2010 dal fotografo australiano Korske Ara. Questa data è stata scelta non a caso: è lo stesso giorno in cui nel 1839 il fisico François Arago presentò all’Accademia delle Scienze e della Arti Visive a Parigi il dagherrotipo, il primo procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini. Messo a punto dal francese Louis Jaques Mandé Daguerre, tale procedimento forniva un’unica copia positiva, non riproducibile, su supporto in argento o rame argentato sensibilizzato, in camera oscura, attraverso l’esposizione a vapori di iodio.
La storia della fotografia
La prima fotografia che si conosce e ch fu chiamata “eliografia” è però datata 1826 e fu realizzata da Niépce: si tratta di un’immagine del paesaggio fuori dal suo studio impressionata su una lastra di peltro sensibilizzata con bitume di Giudea. Il tempo di esposizione era però di oltre 8 ore.
La scoperta del nuovo processo ad opera di Daguerre permise di ridurre tale tempo a circa 15 minuti. La ricerca di un mezzo per produrre “automaticamente” immagini in una prospettiva perfetta e per registrare obiettivamente il mondo risale a ben prima del 1839, data ufficiale dell’invenzione della fotografia. In particolare l’arte e la tecnica per “memorizzare lo sguardo” si svilupparono con l’ideazione e il perfezionamento della camera oscura, un dispositivo ottico che consiste in una scatola dotata di un piccolo foro.
La luce che attraversa il foro proietta, sulla parete opposta della scatola, l’immagine rimpicciolita e capovolta dell’oggetto osservato. Il fenomeno, già studiato da Aristotele nel IV secolo a.C., trovò larga applicazione fra gli artisti rinascimentali, che, come propone Giovan Battista Della Porta (1535-1615) nel Magiae naturalis, sive De miraculis rerum naturalium del 1558, utilizzarono la camera oscura come utile sussidio per la pittura.
(Il Faro online)