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Timidezza e bullismo subìto, Busà, Bottaro e Dell’Aquila: “Lo sport ci ha aiutati”

10 ottobre 2021 | 11:22
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Timidezza e bullismo subìto, Busà, Bottaro e Dell’Aquila: “Lo sport ci ha aiutati”

I tre azzurri ospiti a Il Festival dello Sport a Trento. Le storie e le vittorie da grandi, per i bimbi di oggi

Trento – Durante le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Tokyo hanno vinto i grandi. I grandi che tantissimi anni prima erano bambini. Bambini che andavano a scuola e che crescevano e cercavano di essere uomini e donne del domani. Campionesse e campioni di oggi. Adulti del 2021. Nelle loro parole post premiazione, si è rafforzato un filo che li ha accomunati. Timidezza, bullismo subito, difficoltà ad esprimersi. E’ allora arrivato lo sport ad aiutarli, a prenderli per mano e a farli crescere. Oggi le loro medaglie sono anche simboli di quelle storie di vita.

Lo ha detto spesso Luigi Busà. Il campione olimpico di kumite nei 75 chilogrammi della gloria (leggi qui) era un bimbo con qualche chilo in più addosso e preso in giro dai compagni. Ha trovato nell’arte marziale il suo riscatto e quella fiducia di cui probabilmente aveva bisogno. L’ha trovata grazie alla figura di papà Sebastiano che lo allenato. Che ha creduto in lui, per primo: “Ha visto il talento in me – ha detto Busà ospite a Il Festival dello Sport – non smetterò mai di ringraziarlo – ha proseguito Luigi – adesso il nostro rapporto è come rinato, più forte”. Ha poi proseguito a raccontare, come riporta la Gazzetta dello Sport: “Mi chiamavano l’arancina con i piedi’, essere sempre giudicato di crea insicurezze, ma quando salivo sul tatami sentivo che nessuno poteva fermarmi”. E così è stato e Luigi si è preso la sua sonora rivincita su prese in giro senza senso. Due titoli mondiali, cinque ori europei e una medaglia d’oro olimpica. Il migliore nella sua classe di peso, dopo aver battuto ai Giochi il suo avversario tradizione di sempre, Rafael Aghayev. Un messaggio forte e altisonante, in difesa di tutti i bambini che come lui, oggi, soffrono il bullismo nell’età più delicata.

La timidezza era invece l’ostacolo più sentito da Viviana Bottaro. La campionessa azzurra di Genova, vincitrice del bronzo a cinque cerchi alle sue prime Olimpiadi della vita (leggi qui), ha detto: “Il karate mi ha aiutata tantissimo. Quando eseguivo un kata, in un palazzetto strapieno, la timidezza spariva”. Questa è la magia dello sport e la magia di una vita per Viviana che si è arricchita di una persona dal 17 settembre l’accompagnerà per la vita. Nello Maestri, allenatore della Nazionale ed ex campione di kumite, l’ha sposata a Camogli tra l’affetto di amici e famigliari (leggi qui): “Ha sempre creduto in me – ha dichiarato l’azzurra – soprattutto nel momento difficile, prima dei Giochi”. Un incidente in auto con il neo marito (come la Bottaro racconta e che svela pubblicamente) aveva messo a rischio la sua partecipazione alle Olimpiadi. E’ stata fortissima Viviana e ha cambiato il suo destino, come fanno i guerrieri in gara: “Ecco perché il mio bronzo vale come fosse un oro splendido e scintillante”. E’ accanto alle altre medaglie numerosissime in bacheca. Titoli europei e allori mondiali.

Lo sport si mischia alla vita, perché sono le persone a praticarlo. Persone come tutti. E allora arriva anche la storia  di Vito Dell’Aquila a condire ricordi e momenti difficili. Anche per il campione olimpico di taekwondo la timidezza era un peso (leggi qui). Allora salire sul quadrato (il tatami della disciplina specifica) è servito ad aiutare Vito ad esprimersi serenamente: “Ho iniziato a fare sport per superare la mia timidezza. Dopo il primo titolo italiano vinto, ho capito che potevo fare qualcosa di importante”. Parla anche lui sul palco de Il Festival dello Sport, in svolgimento a Trento. E prosegue: “Guardavo i film di Bruce Lee e sognavo in grande”. Sono stati massacranti gli allenamenti di preparazione per le Olimpiadi per il campione mondiale ed europeo. Tutto cambia nella strada verso i Giochi. Vito ha stretto i denti e creduto fino in fondo al suo sogno bellissimo: “Quando sono arrivato in finale – ha detto, come riporta la Gazzetta dello Sport – ho pensato solo a vincere, senza pensare a cosa c’era in ballo”.

Karate e taekwondo nello specifico. Ma storie normali di persone normali, che un giorno sono cresciute e diventate campioni e campionesse olimpiche. Lo sport aiuta a diffondere i veri valori della vita ed è di aiuto a chi oggi è bambino come Luigi, Viviana e Vito sono stati, tanti anni fa.

(foto@ItaliaTeam/Facebook)

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