Municipio X, partenza in salita per Falconi: Bellomo rinuncia, i Giovani Dem disertano il Consiglio
Sono partiti fra le polemiche i lavori del neonato Consiglio municipale, riunitosi per la prima volta in piazza Capelvenere, ad Acilia
Ostia – Sono partiti fra le polemiche i lavori del neonato Consiglio municipale, riunitosi per la prima volta in piazza Capelvenere, ad Acilia (leggi qui), nella mattinata di lunedì 8 novembre.
Reduce dal “fuoco amico” (e non solo) degli scorsi giorni, il neopresidente Mario Falconi ha prestato giuramento e presentato la sua giunta, così composta:
- Valentina Prodon è vicepresidente e assessora alla Transizione Ecologica, all’Ambiente, allo Sport e al Personale;
- Antonio Caliendo è assessore alle Attività Produttive e al Turismo;
- Denise Lancia è assessora alle Politiche Sociali e alle Pari Opportunità;
- Angela Mastrantoni è assessora alla Cultura, alla Scuola e alle Politiche Giovanili;
- Giuseppe Sesa è assessore al Bilancio e Politiche Abitative.
Eugenio Bellomo, nominato assessore ai Lavori Pubblici e al Patrimonio, ha invece rassegnato le sue dimissioni, e le sue deleghe saranno, almeno momentaneamente, nelle mani del Presidente (insieme a quella al Litorale). Il sesto assessorato, ha spiegato il Presidente, sarà assegnato a breve.
“Sono arrivati attacchi che non ha retto“, ha raccontato Falconi, riferendosi alle proteste dei suoi più giovani consiglieri, Margherita Welyam e Raffaele Biondo, rimasti incatenati per oltre 40 ore al cancello del Palazzo del Governatorato, a Ostia, per protestare contro l’ingresso in giunta di tre nomi legati all’Amministrazione Tassone (il cui scioglimento portò, nell’agosto del 2015, al commissariamento per mafia del Municipio X): Antonio Caliendo, Giuseppe Sesa e, appunto, Eugenio Bellomo (leggi qui).
“Chi è andato oltre le righe – ha avvisato Falconi – risponderà nelle sedi dovute, perché non posso consentirgli, dopo una vissuta degnamente, di umiliarmi”.
Dopo queste premesse, il Presidente ha presentato al Consiglio le sue linee programmatiche: “E’ un’occasione storica, se ci impegneremo tutti, e mi rivolgo soprattutto all’opposizione”, ha detto. “Chi mi ha preceduto ha operato con gli strumenti dati, che non sono i poteri di un Comune. Ai Cinque Stelle dico che le cose che hanno fatto verranno mantenute e, se necessario, saranno migliorate. C’è molto da fare”, ha spiegato Falconi, per “ridare alla gente la speranza che la politica, quella con la P maiuscola, si interessa di loro”.
“Capelvenere – ha aggiunto, illustrando i motivi della scelta di tenervi il primo Consiglio municipale – è una delle dieci piazze che a suo tempo Rutelli identificò per migliorare la città, e ora è uno dei simboli del degrado” del territorio. “Questa è una succursale del Municipio di Ostia – ha ricordato Falconi – e noi abbiamo la responsabilità” di rimetterla in sesto.
Poi è tornato su uno dei capisaldi del suo programma elettorale, la concessione di maggiori poteri amministrativi al Municipio X: “A Gualtieri – racconta – ho detto che questo assetto istituzionale romano è anacronistico: non si può più governare un territorio come Roma con i municipi, con queste poche deleghe”. Ci deve essere data, ha sottolineato, “la possibilità di agire con deleghe e risorse economiche più importanti“.
I grandi assenti
Al primo Consiglio municipale non hanno però preso parte i consiglieri Margherita Welyam e Raffaele Biondo, eletti col maggior numero di voti nella lista del Pd (leggi qui), e Marco Possanzini, capogruppo di Sinistra Civica Ecologista nel X Municipio.
“Siamo amareggiati – hanno fatto sapere Welyam e Biondo con una nota – dalle vicende delle ultime settimane, dalle forzature, dall’assenza di dialogo, dagli insulti alle forme democratiche messi in atto da un Partito locale che anziché cogliere l’elezione di due giovani consiglieri come un’occasione di discontinuità, ha preferito barricarsi in dinamiche passate, che nulla di positivo possono restituire al nostro territorio”.
Per questo, Welyam, Biondo e i Giovani Democratici del Municipio X hanno deciso di organizzare un nuovo presidio di protesta, stavolta alla sede centrale del Partito democratico, al largo del Nazareno. “Dopo tutto quello che è successo, abbiamo deciso di venire alla sede nazionale del Pd, la nostra Casa Politica, per discutere e chiedere risposte ai nostri dirigenti di Partito”, raccontano.
“Saremo qui finché non saremo ricevuti dal segretario Enrico Letta e finché non riceveremo le risposte che chiediamo da tre giorni”.
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