Concessioni balneari, la politica si spacca. C’è chi dice no
Favorevoli e contrari alla sentenza del Consiglio di stato: le reazioni del mondo politico.
Roma – Stop alle proroghe delle concessioni balneari dal gennaio 2024: l’ha stabilito il Consiglio di Stato, riaprendo il settore alle regole della concorrenza (leggi qui) e delineando una situazione per cui gli imprenditori balneari di tutta Italia rischiano di veder messi all’asta gli investimenti di una vita.
A sostegno dei balneari sta scendendo chi, nel mondo della politica, paventa la crisi di tutto un settore che già ha patito i contraccolpi e le restrizioni dovute alla pandemia.
“La decisione del Consiglio di Stato mette in pericolo la sopravvivenza di queste imprese. Si tratta di un comparto vitale per l’economia di un Paese che per la maggior parte del suo territorio si affaccia sul mare. Si può intervenire sul settore, ma nel frattempo si applichi la legge Centinaio, estendendo le concessioni fino al 2033″ – afferma il vicepresidente del consiglio regionale del Lazio e consigliere Lega, Giuseppe Emanuele Cangemi.
“Quanto deciso ieri dal Consiglio di Stato rischia di distruggere un tessuto di Pmi dalla forte tradizione storica, spesso a conduzione familiare – fa eco Marco Campomenosi, Capo delegazione della Lega al Parlamento Europeo – che quest’estate e la prossima non farà più alcun investimento a causa dell’incertezza che si è creata.
I balneari sono vittime di tutto ciò, ma chi ne esce con disonore sono due generazioni di politicanti che, mentre la Bolkestein veniva scritta a Bruxelles e successivamente applicata, trovando guardacaso solo in Italia il rischio di un’applicazione così nefasta, si sono disinteressati di salvaguardare un comparto strategico per il turismo nazionale. Solo grazie all’intervento legislativo della Lega e dell’allora ministro Centinaio, nel 2018 si è rotto un immobilismo istituzionale che durava da troppo tempo.
L’assurda sentenza di ieri è anche la conferma che in Italia è in corso un conflitto tra diversi poteri, e assieme all’offensiva dei giorni scorsi nei confronti degli operatori balneari da parte di alcuni potenti media fa riflettere su quanto gli attacchi alle nostre imprese vengano da chi, in Italia, vuole mettere in pericolo impresa e lavoro in un settore, quello turistico, in cui le grandi aziende straniere non sono ancora riuscite a penetrare in profondità.
Ora la priorità del Governo deve essere chiarire con la Commissione Europea come chiudere la procedura d’infrazione aperta a Bruxelles, tutelando imprese che già formano un mercato con oltre sessant’anni di storia, tutt’altro che bisognoso di presunte norme a tutela della ‘concorrenza’. La Lega non arretra di un millimetro su questa battaglia, come sulle altre, dove ancora una volta ci scopriamo soli contro un sistema che tutela interessi ben diversi da quelli del nostro Paese”.
Ma c’è anche un’altra campana a suonare ed è quella di chi sostiene che “i beni demaniali non possono essere monopolio di nessuno”.
(Il Faro online)