L’Ue cancella la parola “Natale” e il nome “Maria”: “Per non discriminare nessuno”
Per la Commissione Europea è bene evitare nomi come Maria o Giovanni, da sostituire con nomi meno “tipicamente cristiani” quali “Malika e Julio”. Al posto di “Natale” usare la parola “buone feste” così da non offendere la sensibilità dei non credenti
Bruxelles – Evitare di usare la parola Natale e i nomi “Maria” e “Giovanni” perché “troppo cristiani” e potrebbero offendere la sensibilità dei non credenti. E’ quanto prevede un nuovo documento della Commissione Europea intitolato “Union Of Equality. European Commission – Guidelines for Inclusive Communication” (Unione dell’uguaglianza. Linee guida della Commissione europea per una comunicazione inclusiva) dove vengono indicati i nuovi criteri per la comunicazione esterna ed interna della medesima Commissione.
“L’uguaglianza e la non discriminazione sono valori fondamentali dell’Unione europea”, si legge nell’introduzione del documento lungo 32 pagine che reca in calce la firma della commissaria per le pari opportunità, Helena Dalli. “La Commissione europea – afferma Dalli – deve dare l’esempio nella sua ricerca verso un’Unione dell’uguaglianza. Per farlo in modo efficace, dobbiamo offrire una comunicazione inclusiva”.
E molte delle linee guida sono – più o meno – condivisibili. Il testo, infatti, invita a non usare le espressioni Miss o Mrs (signorina e signora), da sostituire con un generico “Ms”; meglio evitare le parole “ladies” o “gentleman”, sostituendoli con un semplice “dear colleagues”. Vietato parlare di “anziani” o disabili, ma usare “persone anziane” e “persone con disabilità”. Poi lo “scivolone” sulla religione. O meglio, solo sul cristianesimo. E così, per “non offendere la sensibilità” di chi non è credente si cancellano anche le proprie radici, a partire dal Natale.
Nel documento si invitano i dipendenti della Commissione europea a non riferirsi espressamente al “periodo natalizio” e a non utilizzare solo nomi cristiani come “Maria” o “Giovanni”, perché “ritenuti lesivi delle diverse sensibilità religiose”. In altre parole, si chiede di non utilizzare espressioni che rimandino alla religione e alle festività cristiane. Dunque “è bene evitare nomi come Maria o Giovanni”, da “sostituire” con “nomi meno “tipicamente cristiani’ quali “Malika e Julio”.
La Commissione Europea ha precisato che “non si intende vietare l’uso della parola Natale, in quanto celebrare il Natale e usare nomi e simboli cristiani è parte della ricca eredità europea”. Per poi puntualizzare che la Commissione è “neutrale” sulle questioni religiose. Ma alcuni parlamentari chiedono chiarezza: Antonio Tajani e altri parlamentari europei del gruppo Ppe hanno infatti presentato un’interrogazione a risposta scritta alla Commissione Europea alla quale si domanda se “tali linee guida rispettino l’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sul principio della libertà di espressione, che include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza ingerenza da parte delle autorità pubbliche? Nel rispetto del principio di inclusività, quali misure intende adottare per rispettare la sensibilità della maggioranza dei dipendenti della Commissione europea? Intende modificare queste linee guida, nel rispetto delle radici cristiane dell’Unione europea?”. Nel frattempo arriva la critica del Vaticano: “Non è così che si combattono le discriminazioni” (leggi qui)
(Il Faro online)