10 argenti olimpici a Tokyo: l’Italia Team sul podio nella scherma e nel nuoto
Tiro con l’arco, skeet e sollevamento pesi. La bacheca azzurra si riempie ai recenti Giochi
Si sa. L’argento non è propriamente una medaglia facilmente accettabile. Eh no. Se sta a un passo dal titolo olimpico, mondiale ed europeo, può essere un alloro poco amato. Ma dipende a volte. Dipende. Perché tanti campioni sorridono ugualmente alla conquista del secondo posto. Secondo ai Giochi Olimpici o Paralimpici, secondo al mondo o secondo in Europa non è da tutti, ma è da ‘unici’. Ugualmente. E allora, ecco quei sorrisi, quelle lacrime e quelle emozioni. E se il tutto succede alle Olimpiadi, l’argento vinto è in cima all’Olimpo, all’Universo dei migliori dei migliori. Anche se quell’oro non ha vestito collo, cuore e divisa tricolore.
Il primo a vincere l’argento a Tokyo 2020 è stato Luigi Samele. Che si porta dietro anche il record dell’Italia Team (leggi qui). E’ stato lo sciabolatore azzurro a conquistare tuttavia, la prima medaglia a cinque cerchi alle recenti Olimpiadi. Una finale combattuta all’ora di pranzo lo scorso mese di agosto, con il già campione mondiale ungherese, con cui Luigi ha imbracciato le armi poco prima di Natale a Bologna (leggi qui), in una simpatica ed emozionante rivincita, prendendosela proprio la sua rivincita, vincendo. Vincendo l’oro virtuale ad alcuni mesi di distanza dallo scorso agosto. Intanto a Tokyo Samele era salito sul secondo gradino, ripetendo poi la stessa posizione del podio con il team azzurro della sciabola composto da Enrico Berrè, Aldo Montano e Luca Curatoli (leggi qui). Due medaglie allora per Luigi e per l’Italia Team. D’argento.
10 in tutto le medaglie d’argento alle Olimpiadi per l’Italia della leggenda dell’anno 2021. E non solo Samele allora. Anche il nuoto regalava uno splendido podio a un passo dalla gloria, ma già nella gloria ai Giochi Olimpici. Lo faceva con il team della 4×100 stile veloce velocissima in vasca. A scrivere la storia furono Alessandro Miressi, Thomas Ceccon, Lorenzo Zazzeri e Manuel Frigo. (leggi qui)
Nelle stesse ore di quei giorni splendidi di vittorie italiane anche Diana Bacosi metteva il suo nome nel libro olimpico del tiro a volo e nello skeet femminile (leggi qui). Argento in una finale non facile, ma piena di gioia dopo la battaglia in campo. Daniele Garozzo, dopo l’oro di Rio 2016, si prendeva l’argento nel fioretto maschile individuale (leggi qui) e Giorgia Bordignon vinceva la stessa medaglia nel sollevamento pesi dei 64 kg (leggi qui), portando al cielo la sua storia personale. E personale e altrettanto avvincente era la favola di Paltrinieri colpito un mese prima dalla mononucleosi. Era l’eroe di Tokyo Greg quel giorno. Quel giorno in cui mise al collo l’argento negli 800 stile libero contro ogni pronostico iniziale (leggi qui). Puntava alla piastra l’azzurro con rabbia agonistica e spirito di rivalsa, come fece anche una sognante e perfetta Vanessa Ferrari nel corpo libero della ginnastica artistica (leggi qui). Un sogno allora la medaglia, un’avventura e un desiderio condiviso con tutti i tifosi negli anni precedenti.
Difficoltà e infortuni anche per lei, per lei che salì secondo gradino, strappando al destino il destino di una medaglia e la gioia agonistica più pura. Pura Vanessa, pura. Come il talento grandissimo di un Mauro Nespoli che tornava sul podio olimpico nel tiro con l’arco (leggi qui). Disciplina che ha conquistato due medaglie a Tokyo. anche la canoa sprint trovava la gloria meritata. Manfredi Rizza riceveva l’applauso dell’intero movimento azzurro nel K1 dei 200 metri. (leggi qui)
Secondi e dei dell’Olimpo. Anche senza l’oro in tasca. Si può fare a Parigi 2024? Perché no? Il talento è dalla loro parte. Intanto applausi scroscianti per il successo olimpico, nell’estate italiana sportiva più bella della storia.
(fotocopertina@Deepbluemedia/Inside)
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