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Elmo di Vulci: scoperto il nome del guerriero che lo indossò

29 dicembre 2021 | 06:00
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Elmo di Vulci: scoperto il nome del guerriero che lo indossò

Un’iscrizione etrusca nascosta per circa 2400 anni all’interno del copricapo.

Montalto – Un elmo venuto alla luce nel 1930 ed esposto sin quasi da subito insieme al resto del corredo nelle sale del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma ha svelato dopo quasi un secolo il segreto che custodiva gelosamente da quasi 2.400 anni: il copricapo fu indossato da ‘Harnste’, forse un guerriero originario di Perugia, oppure da un rivale ucciso su un ignoto campo di battaglia, che se lo portò con sé in una tomba a Vulci.

La breve iscrizione etrusca ‘Harnste’ nascosta al suo interno – spiega il Museo in un comunicato – era finora sfuggita all’attenzione di tutti, nonostante la cura con la quale Ugo Ferraguti e Raniero Mengarelli – artefici della scoperta – avevano trattato i materiali rinvenuti a partire dal 1928 durante le fortunatissime campagne di scavo realizzate nella necropoli dell’Osteria di Vulci.

Un recente intervento di digitalizzazione e di verifica dello stato di conservazione di alcune armi custodite nelle collezioni del Museo ha portato all’inattesa scoperta.

L’epigrafe, incisa all’interno del paranuca dopo la manifattura, restituisce molto probabilmente un gentilizio privo finora di riscontri puntuali nell’onomastica etrusca, a fronte di migliaia di iscrizioni note.

In base al suo esame tipologico e alle informazioni fornite dagli altri oggetti del corredo della tomba 55 (una delle più ricche tra quelle coeve rinvenute a Vulci), la deposizione dell’elmo può essere datata intorno alla metà del IV secolo a.C. Siamo in un’epoca caratterizzata da una forte conflittualità tra popoli che competevano per il predominio nella nostra Penisola o per la semplice sopravvivenza, minacciata dalla calata dei Celti che nel 390 avevano messo a ferro e fuoco la stessa Roma.

L’elmo di Vulci si inserisce perfettamente in questo contesto e, grazie alla sua iscrizione, racconta una pagina inedita della vita di un guerriero del suo tempo, anche se non è possibile stabilire con certezza se il nome conservato coincida con quello del suo ultimo proprietario. Molti indizi, infatti, ci portano a cercare le sue origini in un’altra città, al confine tra Umbri ed Etruschi, Perugia.

La lettura non comporta particolari difficoltà e consente di ricostruire una sequenza completa di 7 lettere disposte ai lati di un ribattino: ‘harn ste’.

Contrariamente a quanto si pensava finora, è possibile che l’elmo non sia stato prodotto a Vulci ma a Perugia dove è documentato il maggior numero di esemplari di questo tipo peculiare, una via di mezzo tra i più antichi elmi tipo ‘Negau’ di tradizione etrusca e quelli cosiddetti ‘Montefortino’, di tradizione celtica ma molto popolari anche nel mondo italico e nella Roma repubblicana. Tale provenienza sembrerebbe confermata dal gentilizio restituito dall’iscrizione, molto simile a quello documentato in un’epigrafe latina rinvenuta nei pressi del celebre ipogeo dei Volumni di Perugia e appartenuta a una donna di origini etrusche vissuta nel I secolo a.C.: Harnustia.

“Anche se non è più possibile stabilire se Harnste fosse il suo gentilizio o quello di un rivale ucciso su un ignoto campo di battaglia, ci piace pensare che il pubblico che da ora in poi ammirerà l’elmo vulcente potrà memorizzare non soltanto il freddo numero d’ordine di una tomba ma anche qualcosa di più intimo e personale, come un nome e alcuni brandelli della possibile storia di chi, un tempo, lo aveva posseduto e aveva affidato ad esso la sua vita”, sottolinea il comunicato diffuso Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma.

(fonte e foto Adnkronos)

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