Te Deum, il Papa: “No alle ‘facciate’: Roma si distingua per accoglienza e dignità della vita”
In San Pietro la stretta di mano tra Bergoglio e Gualtieri, il Pontefice: “Una città accogliente si riconosce dall’attenzione ‘feriale’ a chi fa più fatica”
Città del Vaticano – “Una città accogliente e fraterna non si riconosce dalla ‘facciata’, dalle parole, dagli eventi altisonanti. No. Si riconosce dall’attenzione quotidiana, dall’attenzione ‘feriale’ a chi fa più fatica”. Nella basilica di San Pietro, addobbata a festa per il canto del “Te Deum” di ringraziamento di fine anno, Papa Francesco rivolge, come da tradizione, un augurio speciale alla città di Roma, da pochi mesi guidata da una nuova Amministrazione comunale targata centrosinistra.
Tra i banchi della basilica vaticana siede anche il neosindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, senza fascia tricolore. Doppia la stretta di mano con il Pontefice: all’inizio e al termine del rito, con un breve colloquio. Bergoglio, infatti, a sorpresa, non presiede la cerimonia (leggi qui). Al suo posto il cardinal Giovanni Battista Re. Una decisione forse presa all’ultimo momento perché la sedia sulla quale è seduto Papa Francesco è stata posizionata davanti alle panche qualche minuto prima della celebrazione.
Il Vaticano non ha spiegato il motivo di questo cambio di programma. Papa Francesco, all’arrivo in basilica, con la mascherina che copre naso e bocca, senza vesti liturgiche e percorrendo un tratto più breve rispetto a quello della processione del celebrante, si è seduto ai piedi della statua di San Pietro. Già lo scorso anno aveva rinunciato del tutto a questa celebrazione di fine anno a causa della forte sciatalgia (leggi qui).
Francesco pronuncia comunque l’omelia preparata per l’occasione, un riflessione tutta incentrata sullo “stupore del Natale”, con un riferimento alla pandemia da Covid-19: “Questo tempo – dice il Papa – ha accresciuto in tutto il mondo il senso di smarrimento. Dopo una prima fase di reazione, in cui ci siamo sentiti solidali sulla stessa barca, si è diffusa la tentazione del ‘si salvi chi può’. Ma grazie a Dio abbiamo reagito di nuovo, con il senso di responsabilità. Veramente possiamo e dobbiamo dire ‘grazie a Dio’, perché la scelta della responsabilità solidale non viene dal mondo: viene da Dio; anzi, viene da Gesù Cristo, che ha impresso una volta per sempre nella nostra storia la “rotta” della sua vocazione originaria: essere tutti sorelle e fratelli, figli dell’unico Padre”.
Quindi ricorda la storia di Roma, la città eterna, che “questa vocazione, la porta scritta nel cuore. A Roma sembra che tutti si sentano fratelli; in un certo senso, tutti si sentono a casa, perché questa città custodisce in sé un’apertura universale. Oso dire: è la città universale. Le viene dalla sua storia, dalla sua cultura; le viene principalmente dal Vangelo di Cristo, che qui ha messo radici profonde fecondate dal sangue dei martiri, cominciando da Pietro e Paolo”.
“Ma anche in questo caso, stiamo attenti – il monito del Santo Padre -: una città accogliente e fraterna non si riconosce dalla ‘facciata’, dalle parole, dagli eventi altisonanti. No. Si riconosce dall’attenzione quotidiana, dall’attenzione ‘feriale’ a chi fa più fatica, alle famiglie che sentono di più il peso della crisi, alle persone con disabilità gravi e ai loro familiari, a quanti hanno necessità ogni giorno dei trasporti pubblici per andare al lavoro, a quanti vivono nelle periferie, a coloro che sono stati travolti da qualche fallimento nella loro vita e hanno bisogno dei servizi sociali, e così via. È la città che guarda a ognuno dei suoi figli, a ognuno dei suoi abitanti, anzi, a ognuno dei suoi ospiti”.
Quindi l’augurio per l’anno che sta per iniziare: “Roma è una città meravigliosa, che non finisce di incantare; ma per chi ci vive è anche una città faticosa, purtroppo non sempre dignitosa per i cittadini e per gli ospiti, una città che a volte sembra scartare. L’auspicio allora è che tutti, chi vi abita e chi vi soggiorna per lavoro, pellegrinaggio o turismo, tutti possano apprezzarla sempre più per la cura dell’accoglienza, della dignità della vita, della casa comune, dei più fragili e vulnerabili. Che ognuno possa stupirsi scoprendo in questa città una bellezza che direi ‘coerente’, e che suscita gratitudine. Questo è il mio augurio per quest’anno”.
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