Covid, capienze dimezzate negli stadi: il danno è di mezzo miliardo di euro
La pandemia ha ampliato una crisi già esistente nel calcio. 5 mila spettatori per poco, altrimenti è il baratro
Il ticketing è uno dei settori principali di ricavi per gli impianti sportivi italiani. La visibilità è fondamentale, anche in live e non solo in televisione. La crisi sanitaria ha pesantemente messo alla prova l’economia delle squadre che giocando, in questo caso negli stadi e in questo caso nel settore calcio, senza la piena capienza hanno registrato gravi perdite.
Gli introiti che sono mancati sono quelli dei biglietti venduti appunto e delle hospitality non vendute a partita e non affittate per match. Le lounges (o zone ospitalità) sono le innovative modalità di business create dal calcio e non solo (succede ad esempio anche nello sci alpino e nella Coppa del Mondo), per avere maggiori entrate. Tutto ciò che potesse essere venduto a partita e che potesse ospitare persone (cause del contagio Covid) ha avuto una flessione gravissima negli ultimi due anni della pandemia.
Il danno registrato è quello di mezzo miliardo di euro. E’ bene comunque evidentemente aprire gli stadi e farlo almeno a 5 mila spettatori (leggi qui), ma probabilmente solo per un breve periodo, per non incappare a fallimenti e crisi irreversibili. Tutto ciò è andato a peggiorare la già crisi economica antecedente alla pandemia, ma che comunque, zoppicante, la situazione di bilanci più o meno floridi, andava avanti. Il Covid ha ampliato il danno in modo marcato. Dal 2019, ad inizio pandemia, la cifra arriva appunto a mezzo miliardo di euro.
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