Papa Francesco: “La fede passa di qua: disponibilità e umiltà”
Il Pontefice: “Anche nella Chiesa di oggi Gesù ci invita purificarci nel fiume della disponibilità e in tanti salutari bagni di umiltà”
Città del Vaticano – “La fede passa di qua: disponibilità e umiltà”. A ricordalo è Papa Francesco durante la tradizionale preghiera domenicale dell’Angelus. Il Pontefice, affacciato su una piazza San Pietro gremita di fedeli e soprattutto dei ragazzi dell’Azione Cattolica della Diocesi di Roma che concludono, con la “Carovana della Pace”, il mese di gennaio da loro tradizionalmente dedicato al tema della pace, commenta il brano odierno del Vangelo che racconta la prima predicazione di Gesù nel suo paese, Nazaret. Una predicazione dall’esito amaro, poiché Cristo, spiega Bergoglio, “anziché ricevere consensi, trova incomprensione e ostilità.
E questo perché “i suoi compaesani, più che una parola di verità, volevano miracoli, segni prodigiosi. Il Signore non ne opera e loro lo rifiutano. E Gesù pronuncia una frase diventata proverbiale: ‘Nessun profeta è bene accetto nella sua patria’”. Parole, sottolinea il Santo Padre, che rivelano un dato importante: “Gesù aveva messo in conto l’insuccesso e il rifiuto”. Ma “perché, se prevede un fallimento, va lo stesso al suo paese? Perché fare del bene a gente che non è disposta ad accoglierti?”, le domande che pone il Papa. Che risponde così: “Sono domande che ci aiutano a capire meglio Dio. Egli, davanti alle nostre chiusure, non si tira indietro: non mette freni al suo amore. Ne vediamo un riflesso in quei genitori che sono consapevoli dell’ingratitudine dei figli, ma non per questo smettono di amarli e di fare loro del bene. Dio è così, ma a un livello molto più alto. E oggi invita anche noi a credere nel bene, a non lasciare nulla di intentato nel fare il bene”.
In ciò che avviene a Nazaret troviamo però dell’altro, sottolinea Francesco, ovvero “l’ostilità nei confronti di Gesù da parte dei ‘suoi'”. Un’ostilità che “ci provoca: loro non furono accoglienti, e noi?”. Il Papa ricorda quindi le storie della vedova di Sarepta di Sidone e Naamàn, il Siro. Entrambi, spiega, hanno accolto i profeti, “non hanno rifiutato le vie di Dio; sono stati docili, non rigidi e chiusi”. E Gesù percorre “la via dei profeti: si presenta come non ce l’aspetteremmo. Non lo trova chi cerca miracoli, sensazioni nuove, una fede fatta di potenza e segni esteriori. Lo trova, invece, chi accetta le sue vie e le sue sfide, senza lamentele, senza sospetti, senza critiche e musi lunghi”.
E ammonisce: “Gesù, in altre parole, ti chiede di accoglierlo nella realtà quotidiana che vivi; nella Chiesa di oggi, così com’è; in chi hai vicino ogni giorno; nella concretezza dei bisognosi. Lì c’è Lui, che ci invita a purificarci nel fiume della disponibilità e in tanti salutari bagni di umiltà”.
Poi bacchetta i credenti: “Dopo tanti anni che siamo credenti, pensiamo di conoscere bene il Signore, con le
nostre idee e i nostri giudizi. Il rischio è di abituarci a Gesù, di chiuderci alle sue novità, fissi sulle nostre posizioni. Invece il Signore chiede una mente aperta e un cuore semplice”. Quindi la benedizione e l’immancabile saluto: “Non dimenticatevi di pregare per me. Buona domenica e buon pranzo”.
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