Il Papa: Vangelo e Crocifisso sono la medicina per curare il “sonno” dell’anima

Città del Vaticano – Leggere il Vangelo e guardare il Crocifisso per lasciarsi “stupire” e “meravigliare” dall’amore di Dio. Questo è il rimedio al “sonno” del cuore e dello spirito secondo Papa Francesco. Il Pontefice, di cui oggi ricorre il nono anniversario dell’elezione al Soglio di Pietro (leggi qui), affacciato su una piazza San Pietro gremita di fedeli per la tradizionale preghiera dell’Angelus, prende spunto dal brano evangelico di questa seconda domenica di Quaresima (cfr Lc 9,28-36) per mettere in guardia i credenti dall'”anestesia” dell’anima.

Nell’episodio della Trasfigurazione, infatti, gli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo, sono i testimoni della gloria di Dio. Ma l’evangelista Luca annota che “Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno”. Il Papa definisce questa frase “una nota stonata”. Eppure sono gli stessi apostoli che poi si addormenteranno anche nel Getsemani, durante la preghiera angosciata di Gesù, che aveva chiesto loro di vegliare (cfr Mc 14,37-41). “Stupisce questa sonnolenza in momenti tanto importanti – spiega il Pontefice -. Leggendo però con attenzione, vediamo che Pietro, Giovanni e Giacomo si assopiscono prima che inizi la Trasfigurazione, cioè proprio mentre Gesù è in preghiera. Si tratta evidentemente di una preghiera che si protraeva a lungo, nel silenzio e nel raccoglimento. Possiamo pensare che all’inizio anche loro stessero pregando, fino a quando la stanchezza prevalse”.

Questo sonno fuori luogo, ammonisce il Santo Padre rivolgendosi ai tanti pellegrini che per la terza domenica di seguito colorano piazza San Pietro con le bandiere dell’Ucraina, “non somiglia forse a tanti nostri sonni che ci vengono durante momenti che sappiamo essere importanti? Magari alla sera, quando vorremmo pregare, stare un po’ con Gesù dopo una giornata trascorsa tra mille corse e impegni. Oppure quando è ora di scambiare qualche parola in famiglia e non si ha più la forza. Vorremmo essere più svegli, attenti, partecipi, non perdere occasioni preziose, ma non ci riusciamo, o ci riusciamo in qualche modo”.

In questa prospettiva, “il tempo forte della Quaresima è un’opportunità. È un periodo in cui Dio vuole svegliarci dal letargo interiore. Perché – ricordiamolo bene – tenere sveglio il cuore non dipende solo da noi: è una grazia, e va chiesta. Lo dimostrano i tre discepoli del Vangelo: erano bravi, avevano seguito Gesù sul monte, ma con le loro forze non riuscivano a stare svegli. Però si svegliano proprio durante la Trasfigurazione. Possiamo pensare che fu la luce di Gesù a ridestarli. Come loro, anche noi abbiamo bisogno della luce di Dio, che ci fa vedere le cose in modo diverso; ci attira, ci risveglia, riaccende il desiderio e la forza di pregare, di guardarci dentro, e di dedicare tempo agli altri. Possiamo superare la stanchezza del corpo con la forza dello Spirito di Dio”.

“In questo tempo quaresimale, dopo le fatiche di ogni giornata, ci farà bene non spegnere la luce della stanza senza metterci alla luce di Dio. Diamo al Signore la possibilità di sorprenderci e ridestarci il cuore. Lo possiamo fare, ad esempio, aprendo il Vangelo e lasciandoci stupire dalla Parola di Dio, perché la Scrittura illumina i nostri passi e fa ardere il cuore. Oppure possiamo guardare il Crocifisso e meravigliarci davanti all’amore folle di Dio, che non si stanca mai di noi e ha il potere di trasfigurare le nostre giornate, di dare loro un senso nuovo, una luce diversa e inattesa”, conclude il Papa. E dopo la benedizione l’ennesimo grido contro la guerra nell’Europa dell’est (leggi qui).

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