Capienza stadi al 100%, i virologi: “Bene, ma prudenza sempre”
Bassetti: “Con ritardo, ma ci siamo arrivati”. Pregliasco: “Pianifichiamo entrate e uscite, ma proviamo”
La capienza degli stadi di calcio in Italia torna al 100% dall’1 aprile dopo le limitazioni legate al covid. L’apertura totale, rispetto all’attuale limite del 75%, viene commentata dagli esperti che, in linea generale, approvano la misura.
“Ci siamo arrivati per ultimi, ma ci siamo arrivati. Lo fanno già tutti i Paesi europei e ora lo faremo anche noi, è una scelta condivisibile”, dice all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Clinica di malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova. Riguardo all’alleggerimento delle misure anti-Covid che varate oggi dal Governo, “mi pare che in generale il premier Draghi ascolti di più il buon senso di una parte della scienza che il suo ministro della Salute e fa bene”, chiosa Bassetti.
Uno stadio pieno al 100%, in termini di pericolo Covid, è un ambiente “non più rischioso di un ristorante affollato. Allo stadio, peraltro, il ricambio d’aria è assicurato perché si è all’aperto”, evidenzia all’Adnkronos Salute Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milan.
Alla luce da un lato dei nuovi allentamenti in vista dopo la fine dello stato di emergenza il 31 marzo, e dall’altro della risalita dei contagi da Sars-CoV-2, per l’esperta “è assolutamente cauto mantenere misure personali come l’igiene delle mani e l’uso della mascherina al chiuso sempre quando ci sono assembramenti. Per il resto”, l’auspicio di Gismondo è quello di “tornare assolutamente alla vita normale”.
“Dobbiamo temere il ritorno di stadi pieni al 100%? Qualche rischio c’è. Ma imporre l’uso delle mascherine lo vedo come qualcosa di molto difficile. Si dovrebbero almeno regolare gli accessi e i movimenti delle persone all’interno dello stadio”, dice all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’università Statale di Milano. “Credo sia importante pianificare almeno modalità ordinate di ingresso e uscita e fare in modo che ancora si evitino gli assembramenti nell’afflusso delle persone e sugli spalti. Ma per il resto, accettiamo questo rischio”.
“Portare la capienza degli stadi da quella attuale al 100% non credo possa fare la differenza. Perché comunque già si formano assembramenti, si canta, si urla, si fanno cori. In questa situazione, rispetto ai rischi di contagio già presenti, non vedo grosse differenze. Dobbiamo affidarci al buon senso per limitare la circolazione del virus in questi”, spiega all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all’Università del Salento. (Adnkronos)
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