Bandiera dell’Ucraina, accanto a quella italiana sulla pelle. L’olimpionico di Tokyo non sbaglia
Belgrado – Un altro podio mondiale per Gianmarco Tamberi. Il campione olimpico del salto in alto vince la medaglia di bronzo ai Mondiali indoor di Belgrado con la misura di 2,31, nella prima gara dell’anno, senza aver preparato l’evento in maniera specifica ma soltanto come tappa di passaggio verso i Mondiali all’aperto di Eugene in luglio.
L’oro è del coreano Sanghyeok Woo con 2,34, l’argento va allo svizzero Loic Gasch con 2,31, l’azzurro è invece terzo con la stessa misura ottenuta al secondo tentativo ma è determinante l’errore in più a 2,24. Anche in questa occasione, come a Tokyo, è una medaglia condivisa per Tamberi, considerato che conquista il bronzo anche il neozelandese Hamish Kerr, a sua volta a 2,31 alla seconda prova e con lo stesso numero di errori alle misure precedenti. Per Gimbo è la seconda medaglia mondiale dopo il trionfo di sei anni fa a Portland, sempre al coperto. L’Italia, che è stata oro ieri sera con Marcell Jacobs nei 60 metri, non vinceva due medaglie nella stessa edizione dei Mondiali indoor da Barcellona 1995.
Gimbo per l’Ucraina
Sulla spalla sinistra l’adesivo tricolore con il verde il bianco e il rosso, sulla destra la bandiera dell’Ucraina e l’omaggio agli amici saltatori Bondarenko e Protsenko, con i loro cognomi griffati sulla pelle con un pennarello. La vicinanza al popolo ucraino straziato dalla guerra è testimoniata anche dalla mascherina con i colori del Paese, all’indomani dell’abbraccio con l’oro mondiale al femminile Yaroslava Mahuchikh, supportata a bordo pedana durante tutta la finale. Nessun problema alla misura d’ingresso a 2,15 e nella quota successiva di 2,20, le prime insidie si manifestano a 2,24, prestazione ottenuta al secondo tentativo e superata invece alla prima prova da cinque atleti (Woo, Gasch, Kerr, il brasiliano Ferreira, il messicano Rivera). A 2,28 Gimbo non sbaglia, nonostante l’attesa di qualche minuto necessaria per sistemare la telecamera che il belga Thomas Carmoy aveva involontariamente fatto cadere dai ritti colpendo l’asticella. La progressione è severa ma non produce una selezione eccessiva: avanti anche Woo, Gasch e Kerr senza macchie, il brasiliano Thiago Moura alla seconda, Carmoy alla terza. Rimangono in sei a provare il 2,31. Il campione olimpico si fa accompagnare fuori dalla pedana da uno dei giudici per un bisogno fisico e poi comincia i propri assalti. Da campione vero, dopo una prima incertezza, piazza il salto-show alla seconda stoccata, mandando in delirio il pubblico della Stark Arena. Lo imitano al secondo tentativo Gasch, Moura e Kerr, il coreano Woo al terzo, fuori invece Carmoy. Altro che gara agevole, questa finale si rivela tutt’altro che tale: a provare i 2,34 si presentano in cinque. E dopo aver rischiato l’eliminazione alla misura precedente, il match-ball lo mette a segno Woo, favorito della vigilia e leader mondiale stagionale, in grado di oltrepassare 2,34 al primo ingresso in pedana. Misura tabù per tutti gli altri, Gimbo compreso. Ed è bronzo. Un bronzo che vale. (fidal.it)(foto@Colombo/Fidal)
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