Colbrelli: “Ero arrabbiato con il mondo, poi mi sono sentito fortunato: ero vivo”
Il ciclista è a riposo dopo l’arresto cardiaco in Spagna. Il messaggio di Jacobs e la forza avuta
Dopo l’arresto cardiaco accorso lo scorso 22 marzo al Giro di Catalogna, Sonny Colbrelli poi operato con l’inserimento di un pace maker, è a riposo. Non correrà la prossima Parigi-Roubaix e farà il tifo dal divano, con accanto la sua famiglia, per i suoi compagni di squadra, che probabilmente parteciperanno anche per lui.
Lui, il ciclista numero uno in Italia e per cui l’Italia intera di tifosi si è stretta attorno, si ritiene fortunato, anche se nelle prime ore dell’incidente ammette, a una intervista a La Gazzetta dello Sport, si aver provato grande rabbia: “Perché a me? Mi chiedevo. Poi ho visto l’altro lato della medaglia, ero vivo e avevo la mia famiglia accanto”.
Ancora non è arrivato il momento delle valutazioni per programmare il futuro come agonista, lo dice Sonny. Sta bene e si gode la vita felicemente accanto al figlio: “Sappiamo che in questo mondo siamo di passaggio – prosegue a dire a La Gazzetta – non si pensiamo mai, specie se abbiamo una vita piena come accade a noi ciclisti. Il futuro è sinonimo di speranza”. Lo sottolinea Colbrelli.
La Parigi-Roubaix si svolgerà domenica prossima e lui la guarderà da casa, portandosi dentro le migliaia di messaggi che ha ricevuto in questi giorni. anche Marcell Jacobs ha scritto a Sonny e prima della sua vittoria mondiale a Belgrado: “Mi ha dato forza, scrivendomi”. La solidarietà tra sportivi è sempre ferrea e importante e Colbrelli non molla certamente, ma attende che il tempo faccia evidentemente il suo corso. Dovrà affrontare alcuni sacrifici probabilmente, come ha fatto sempre in gara e come grazie a questo prezioso valore ha conquistato i suoi molteplici trofei: “Il trofeo con il pezzo di pavè è in salotto lo lucido quasi ogni giorno – dice il ciclista – il mio trionfo davanti a Van der Poel e Pogacar è la dimostrazione di quanto la voglia e i sacrifici possano portarti a esaudire i desideri. Vincere la Roubaix era un sogno e l’ho realizzato”. (foto@Federciclismo-Facebook)
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