Formula Uno, il sold out a Miami e le proteste contro il rumore delle monoposto
Tanti aspetti ruotano intorno al Gran Premio in Florida. Andretti testimonial
C’è già il tutto esaurito, e a prezzi non proprio popolari, ma i residenti hanno avviato, e per ora perso, una causa per il disturbo loro arrecato; c’è un testimonial d’eccezione, come Mario Andretti, ma manca un pilota a stelle e strisce da tifare; c’è il glamour, un po’ pompato, come una Monte Carlo sotto steroidi, ma anche l’agonismo, con una Ferrari competitiva e l’accesa rivalità con la Red Bull.
E’ questo, ma anche tanto altro il Gran Premio di Miami in programma domenica prossima, una corsa attesissima e che nei piani di Liberty Media contribuirà finalmente a fare breccia in un Paese in cui la Formula 1, un po’ come il calcio, non ha ancora davvero sfondato.
Il tracciato è nuovissimo, realizzato a Miami Gardens intorno all’area che ospita l’Hard Rock Stadium, l’impianto del team Nfl dei Miami Dolphins che ha ospitato più volte il Super Bowl, con tribune super lusso, un porto turistico per yacht, piscine e altre varie strutture di attrazione.
A ‘garanzia’ di un successo annunciato, lo sponsor del gran premio (per tutti i dieci anni del contratto attuale) è la piattaforma di cripto valuta Crypto.com, ormai tentacolare nel mondo dello sport Usa e non solo. L’enorme investimento ha rischiato però di saltare per la causa intentata da un agguerrito gruppo di residenti che si è rivolto al tribunale chiedendo l’annullamento della prova a causa del rumore e del disturbo provocato dai bolidi. In una zona abitata soprattutto da persone di colore, c’è chi ha anche sollevato la questione della possibile discriminazione razziale. Il giudice ha respinto il ricorso, al momento, ma lasciando ai querelanti la possibilità di insistere in base ai risultati dei test fonometrici, e non solo, che saranno effettuati durante il weekend di gara. Gli organizzatori stanno cercando di superare le critiche facendo costruire varie barriere antirumore ma anche sottolineando che il Gp avrà un impatto economico per centinaia di milioni di dollari e creerà migliaia di posti di lavoro.
Questioni che poco importano a chi ha già acquistato un biglietto per i tre giorni di gara, versando nelle tasche di Liberty Media e delle strutture ricettive locali oltre 1.300 dollari a testa. Ma cosa ha creato tanta attesa, in un Paese cresciuto a pane e Indycar o Nascar? Di certo non la troppo fresca rinascita della Ferrari, pur molto amata negli Usa, e neanche l’attesa per un pilota in particolare, visto soprattutto che non ce n’è nessuno in pista nato in Usa. Andretti, ora testimonial, vinse il Mondiale nel 1978 e prima di lui unico campione a stelle e strisce fu Phil Hill, guarda caso nato proprio a Miami, ben 61 anni fa con la Rossa di Maranello. Secondo i più, in realtà, la Formula 1 ha fatto breccia in Usa grazie al programma di Netflix “Drive to Survive”, la serie che racconta il dietro le quinte del Mondiale, mostrando le ansie, le tensioni e tanti aspetti del quotidiano dei piloti e dei team. Uno spettacolo per creare attesa dello spettacolo e una vera e propria scommessa per il 2023, quando in Usa i Gran Premi saranno tre: Miami, Austin e la da poco annunciata Las Vegas. (Ansa)
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