Mondiali, Stano pronto per la 35 km di marcia: “Ho lavorato bene, tutto può succedere”
Eugene – Prima di Tokyo amava ripetere “sono il più forte, sono il più forte”. A Eugene la frase motivazionale che frulla nella testa è un’altra: “Le Olimpiadi non le ho vinte, sono arrivato secondo”. Allora, rassicuriamo tutti: l’oro dei Giochi a Massimo Stano non lo toglie nessuno. Ma per avere ancora fame, per non sentirsi appagato, per spostare il limite un po’ più in là, è così che si carica il campione olimpico della ‘venti’: la nuova sfida della 35 km ai Mondiali di Eugene lo attende nel pomeriggio italiano di domenica, alle 15.15, quando in Oregon sarà l’alba (le 6.15), nella gara che segnerà il debutto di questa distanza sul palcoscenico iridato. Della sua condizione, degli obiettivi, delle eventuali pressioni (che non avverte) e di tanto altro, il fuoriclasse pugliese ha parlato in conferenza stampa all’Asics Hall di Eugene: “Non mi posso lamentare, il mio stato di forma è abbastanza buono, poteva andare peggio – le parole dell’azzurro allenato da Patrizio “Patrick” Parcesepe a Castelporziano (Roma) – non ho patito il jet lag, in tre giorni mi sono adattato al fuso orario. Sono qui per capire se posso essere competitivo anche sulla ‘trentacinque’ e non soltanto sulla 20 km”.
I primi segnali di fiducia li ha incassati a Dudince in aprile quando si è guadagnato la qualificazione mondiale marciando in 2h29:09, in una delle primissime uscite sulla distanza, ancora in gran parte da scoprire. Concentrazione, capacità di attendere il momento giusto e sfoderare un finale feroce. Testa, soprattutto: “Rispetto alla venti chilometri non si può partire senza ‘corteccia prefrontale’ – osserva Stano – bisogna ragionare nella prima parte e lasciarsi andare nella seconda. Il momento decisivo può essere ai 10 o ai 7 chilometri dall’arrivo, lì si gioca la medaglia: fino a quel punto si studiano gli avversari, chi sta bene, chi sta male, le condizioni climatiche. Mi aspetto una temperatura accettabile, credo quindi uscirà una gara veloce. Non credo di marciare male in questo momento, abbiamo lavorato sulla tecnica: sono sicuro che gli otto giudici sul percorso valuteranno al meglio. Avversari? Certamente i più temibili sono i tre giapponesi Kawano, Matsunaga e Noda, ma anche lo svedese Karlstrom che doppia dopo il bronzo nella 20 km, lo spagnolo Miguel Angel Lopez. Altri ne usciranno fuori domenica, non si può sottovalutare nessuno”.
Mentalmente, sa che ogni sua mossa sarà controllata a vista dai rivali fin dal primo chilometro: “Sì, ho la presunzione di pensare che all’inizio tutti guarderanno me – ammette – Da parte mia, l’approccio sarà il solito: stare lì davanti e giocarmi le posizioni migliori. Non penso a una gara di rimonta. Se sarò il più forte vincerò, se gli altri staranno meglio… pazienza. La distanza è diversa, non ho troppi termini di paragone, e nonostante non si discosti moltissimo dalla ‘venti’ non posso pretendere che se ho vinto le Olimpiadi vincerò certamente i Mondiali. Fortunatamente non sento questa pressione addosso”.
Come in ogni vigilia non ha visionato personalmente il percorso, un chilometro disegnato su viale Martin Luther King davanti all’imponente Autzen Stadium del football americano (“Ma ho parlato con il giapponese oro della 20 km Yamanishi e me l’ha descritto come abbastanza piatto, strada larga, una boa leggermente più stretta dell’altra, il classico 500+500 metri), e non ha nemmeno preparato frasi in giapponese per dialogare durante la gara, come accaduto a Tokyo. Le uniche armi segrete restano le due chiamate ad Antonella Palmisano e Ivano Brugnetti: quelle sì, le replicherà come prima del trionfo di un’estate fa. “Antonella è un punto di riferimento, è il mio leader, tutto quello che può dirmi mi gasa, anche mi dicesse ‘ho mangiato la lasagna’. Ivano ne capisce, eccome: chiederò consigli sulla lunga distanza, lui che ha vinto anche i Mondiali sulla 50 km”.
Il resto dell’adrenalina che sta salendo è merito di Elena Vallortigara: “Il suo bronzo mi ha aiutato tanto. E un’altra gara che mi ha emozionato moltissimo è quella di Sara Fantini nel martello. In particolare la sua intervista dopo il quarto posto. Quanta carica mi dà, chi dà il massimo”. (fidal.it)(foto@Colombo/Fidal)
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