Capalbio, quel tesoro nella cuccia del cane: Cirinnà reclama i 24mila euro
Si torna a parlare del ‘giallo’ della scorsa estate che ha coinvolto la Senatrice Pd e il Sindaco di Fiumicino. Ma Cirinnà smentisce
Fiumicino – Si torna a parlare del tesoretto nascosto e trovato la scorsa estate nella cuccia del cane della coppia di politici dem, Esterino Montino e Monica Cirinnà (leggi qui). “La senatrice del Pd, infatti, batte cassa e reclama i 24mila euro in contanti che erano stati ritrovati nella sua proprietà: la CapalBiofattoria, un’azienda agricola e vitivinicola immersa nella Maremma toscana, a pochi chilometri dalla meta prediletta della sinistra radical-chic per le vacanze – spiega un articolo del Messaggero, ripreso poi da altri giornali nazionali -. Di fronte al polverone mediatico che si era sollevato dopo la scoperta del denaro, i coniugi avevano preso letteralmente le distanze, precisando che la cuccia era lontana dalla loro casa e che forse quelle 48 banconote, da 500 euro l’una, erano state occultate lì da spacciatori nordafricani – si legge – “Pensavo fossero finti aveva spiegato Fabio Montino, il maggiore dei 4 figli del sindaco di Fiumicino, ai carabinieri di Capalbio, dopo aver telefonato al padre e alla moglie del padre, di ritorno da Roma dove avevano partecipato ai funerali dell’amico avvocato Luca Petrucci”, ricostruisce il Messaggero.
Sul piano dell’inchiesta penale, lo scorso 28 marzo il sostituto procuratore di Grosseto Giampaolo Melchionna “è stato costretto a chiedere l’archiviazione dell’indagine per riciclaggio (contro ignoti), non essendo riuscito a dimostrare la provenienza illecita dei 24mila euro. Ma, inaspettatamente, il 4 maggio la senatrice del Pd si è fatta avanti e, tramite l’avvocato Giovanni Gori, ha chiesto al gip di ’disporre la restituzione della somma in suo favore, opponendosi alla confisca chiesta dal pm – si legge sul quotidiano -. Dato che la senatrice è legale rappresentante di CapalBiofattoria, secondo il suo legale, i soldi spetterebbero a lei. In vista dell’udienza dello scorso 6 giugno, la senatrice ha reiterato la richiesta del denaro, specificando (questa volta) di volerlo devolvere all’associazione antiviolenza Olymbia De Gouges”.
Secondo il giudice delle indagini preliminari di Grosseto, però, “la richiesta di restituzione della Cirinnà non può essere accolta, poiché opera in questo caso la disciplina delle cose ritrovate. Peraltro – spiega nel provvedimento del 20 giugno – anche se si fosse trattato del ritrovamento di un tesoro, “esso spetta solo per metà al proprietario del fondo e per metà al ritrovatore: in questo caso, a Fabio Montino e all’operaio Fabio Rosati, per la quota di un quarto ciascuno. Intanto le banconote contese restano sotto sequestro”.
La smentita
“Vedo con rammarico che alcuni giornali tornano, con gravi imprecisioni, su fatti dei quali sono stata vittima un anno fa. Il Messaggero pubblicherà una mia lettera, ma intanto ci tengo a smentire notizie non vere”. Lo dichiara la senatrice Monica Cirinnà, responsabile Diritti del Pd.
“Da quasi un anno spiego a chiunque che la cuccia dove sono stati ritrovati dei soldi in contanti era in disuso da anni -aggiunge- era ai margini della nostra proprietà, in un luogo aperto al pubblico transito, non visibile dalla nostra abitazione e a ridosso della strada provinciale”.
“Ho da subito avvisato i carabinieri – spiega – e ho semplicemente comunicato attraverso il mio avvocato al giudice, come prevede la legge, cosa avrei fatto nel caso in cui i denari mi fossero consegnati. Non restituiti, perché, appunto non sono miei. Ho detto chiaramente che quei soldi sarebbero andati in beneficenza all’Associazione Olympia de Gouges che si occupa di violenza sulle donne nel territorio della bassa Maremma”.
“Sono molto dispiaciuta – conclude Cirinnà – che vengano tirati in ballo vicende private della mia famiglia che niente hanno a che vedere con questa storia. Io e la mia famiglia non siamo mai stati coinvolti nell’indagine che ha riguardato quei soldi. Indagine, ribadisco, archiviata. Purtroppo, la circolazione di notizie non vere, inesatte, incomplete e distorte sta generando un’ondata di reazioni violente nei confronti della mia persona e della mia famiglia che infangano il mio lavoro e il mio impegno politico”.
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