Quando a Roma nevicò ad agosto: il miracolo dell’Esquilino

5 agosto 2022 | 07:03
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Quando a Roma nevicò ad agosto: il miracolo dell’Esquilino

La mattina del 5 agosto del 358 d.C. i romani si trovarono davanti agli occhi l’impensabile: la neve in piena estate. Un vero miracolo che diede vita a quella che oggi è una delle chiese più importanti (e belle) dell’Urbe: Santa Maria Maggiore

I tesori della Basilica

Diverse le opere d’arte custodite all’interno del tempio, come la statua della Regina Pacis, voluta da Benedetto XV in ringraziamento per la fine della prima guerra mondiale, è stata realizzata da Guido Galli. Sul volto della Madonna, seduta in trono “Regina Pacis e Sovrana dell’universo”, si nota un senso di tristezza.

“Nobile famiglia Bernini qui aspetta la Resurrezione”. Di lato all’altare maggiore, la semplicità della lastra tombale di uno dei più grandi artisti del ‘600.

Al centro, proprio al di sotto dell’altare papale, in un reliquiario realizzato in argento e oro, sono custoditi quelli che la tradizione indica come i resti della culla che San Giuseppe intagliò per porre Gesù Bambino.

La Salus Populi Romani

È ritenuta un’icona del primo millennio cristiano, dipinta secondo la tradizione da san Luca. L’immagine attuale, che mostra varie ridipinture successive risalenti al medioevo che ne rendono difficile una precisa collocazione temporale, “è stata datata con sicurezza a quasi ogni possibile periodo compreso tra il V secolo e il XIII”. Anche il recente studio di M. Wolf “afferma, con cautela, che è probabilmente tardoantica” nella sua forma originale.

Per secoli l’icona venne posta sopra la porta del battistero della basilica e nel 1240, come si evince da un documento, le venne attribuito il titolo di Regina Coeli. In seguito fu spostata nella navata e dal XII secolo fu conservata in un tabernacolo di marmo. Dal 1613 è stata sistemata sopra l’altare della Cappella Paolina (costruita appositamente per essa).

Il Pontificale Romano offre un dato ulteriore riguardo alle sue origini: “La basilica liberiana, oggi chiamata Santa Maria Maggiore, fu fondata da papa Liberio (352-366) e fu restaturata ed ampliata da Sisto III. Papa Liberio selezionò un’immagine venerata che era appesa nell’oratorio pontificio. Fu verosimilmente portata a Roma da Sant’Elena, madre di Costantino, nel IV secolo”.

Storicamente è la più importante icona mariana di Roma, nonostante la sua devozione abbia subito cali nel corso dei secoli, a favore di altre sacre immagini come la Madonna del Perpetuo Soccorso; nonostante ciò almeno dal XV secolo è stata venerata come immagine miracolosa ed in seguito è stata adottata in particolare dai Gesuiti per diffondere la devozione alla Madre di Dio attraverso il movimento del Sodalizio di Nostra Signora.

Essa ha riacquistato il suo primato grazie a Pio XII: l’ha onorata quando ha proclamato il dogma dell’Assunzione di Maria nel 1950 e l’ha mandata in processione per le vie di Roma nel 1953, per iniziare il primo anno mariano nella storia della Chiesa. Nel 1954, l’icona fu incoronata dallo stesso pontefice come “Regina del Mondo” presso la Basilica di San Pietro. Attualmente i gioielli, la collana e le preziose corone apposte in tale occasione alle figure che sono stati rimossi.

Ciononostante l’icona è sempre stata oggetto di una particolare devozione da parte dei pontefici: nel 593 Gregorio I portò in processione l’icona mariana per far cessare la peste che in quel tempo imperversava su Roma. Nel 1571 Pio V pregò l’icona per implorare la vittoria nella battaglia di Lepanto. Nel 1837 Gregorio XVI l’ha pregata per chiedere la fine di una epidemia di colera. Altri esempi più recenti di devozione papale sono quelli di Giovanni Paolo II, che l’ha indicata come protettrice delle GMG, Benedetto XVI, che ha venerato la Salus populi romani in diverse occasioni, nonché di Papa Francesco che ha effettuato la prima visita da pontefice in tale basilica per pregare innanzi a tale icona. Il 15 marzo 2020 papa Francesco ha pregato davanti a quest’icona per implorare la fine della pandemia di COVID-19 che colpisce l’Italia e il mondo. Il 27 marzo 2020, sempre papa Francesco ha fatto condurre l’icona in Piazza San Pietro per implorare nuovamente la fine della pandemia da Covid-19; quel giorno si è registrato il picco di morti giornalieri in Italia nella prima ondata di Covid, che dal giorno successivo ha iniziato a declinare.

Il Museo

Nel museo della basilica di Santa Maria Maggiore è attualmente conservata l’opera scultorea che per tanto tempo è stata considerata il presepio più antico fatto con statue. Si tratta di un’Adorazione dei Magi in pietra, comprensiva delle parziali figure del bue e dell’asino.

Tuttavia un’attenta osservazione dei gruppi scultorei denota che in realtà non si tratta di vere statue a tutto tondo, bensì di altorilievi scolpiti da blocchi di pietra, il cui dorso è visibilmente rimasto piatto, eccettuata la figura del Mago inginocchiato, che risulta essere stata completata successivamente a tutto tondo (cioè scolpendo anche il dorso) da un autore successivo ad Arnolfo di Cambio, così come è accaduto alla figura della Vergine col Bambino, che non è l’originale scolpita da Arnolfo. Le più recenti indagini, infatti, hanno evidenziato che essa sarebbe stata modificata in epoca rinascimentale, scolpendo e modificando la figura originale della Vergine di Arnolfo.

Fu il papa Niccolò IV che nel 1288 commissionò ad Arnolfo di Cambio una raffigurazione della “Natività”, che egli terminò di scolpire in pietra nel 1291. La tradizione di questa rappresentazione sacra ha origini sin dal 432 quando papa Sisto III (432-440) creò nella primitiva basilica una “grotta della Natività” simile a Betlemme. La basilica prese la denominazione di Santa Maria ad praesepem (dal latino: praesepium = mangiatoia). I numerosi pellegrini che tornavano a Roma dalla Terra santa, portarono in dono preziosi frammenti del legno della Sacra Culla (cunabulum) oggi custoditi nella teca dorata della Confessione.

Dopo una chiusura operata dal 2017, il giorno 7 marzo 2022 sono riprese le visite presso la Loggia delle Benedizioni, la Sala dei Papi e annessa la Scala del Bernini, grazie a nuovo personale interno della Basilica tratto dalla Fraternitas del Capitolo, così che i suddetti Ambienti sono divenuti parte di un percorso definito in un nuovo assetto del Museo quale Polo Museale Liberiano, sotto la guida di un nuovo Direttore.

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