“Le persone preferiscono cani e gatti all’avere figli”. Cosa ha davvero detto Papa Francesco
Gli animalisti insorgono contro il Pontefice per un passaggio di un discorso tenute alle suore canossiane. Ma la tematica è molto più ampia e riguarda il futuro di tutti
Città del Vaticano – La gente in Europa preferisce l’affetto “programmatico” di cani e gatti all’avere figli. E’ questa, a grandi linee, la nuova frase che sta scuotendo il popolo del web e degli animalisti, letteralmente infuriati contro Papa Francesco per averla pronunciata.
Come al solito bisogna ringraziare una parte della stampa e dei mei colleghi che taglia i discorsi e “inventa” titoli per avere qualche click in più. Frasi simili Papa Bergoglio le ha dette anche in passato, sollevando un vespaio di polemiche. Ma limitiamoci al discorso di oggi. Francesco ha ricevuto nella Sala del Concistoro i partecipanti al Capitolo Generale delle Canossiane. Diversi i temi affrontanti dal Pontefice nel suo intervento: dal ruolo e dall’elogio della donna nella società odierna, fino ad aspetti più “tecnici” della vita di comunità, come l’importanza della preghiera comunitaria (clicca qui per leggere il discorso completo del Papa). Eppure, a finire “sotto inchiesta” sono poche frasi, che riportiamo per intero di seguito:
Mi è piaciuto il numero di novizie che avete: questo indica fecondità, fecondità della congregazione. È un numero della fecondità. Peccato che qui in Europa sia poca gente, ma è l’inverno demografico europeo: invece dei figli preferiscono avere cani, gatti, che è un po’ l’affetto programmato: io programmo l’affetto, mi danno l’affetto senza problemi. E se c’è dolore? Beh, c’è il medico veterinario che interviene, punto. E questa è una cosa brutta. Per favore, aiutate le famiglie ad avere dei figli. È un problema umano, e anche un problema patriottico.
Cosa significa affetto programmatico? E perché Francesco lo definisce un problema non solo umano ma bensì patriottico? Le risposte le possiamo trovare nei dati ufficiali sulla natalità diffusi dai vari governi del Vecchio Continente: complice lo scarso sostegno economico alle famiglie e le forti spese (in queste ultime settimane aggravate ancora di più dalla crisi energetica), molti giovani rinunciano all’avere figli. O comunque si limitano ad un figlio solo.
Prendiamo in considerazione l’Italia: nel Bel Paese, secondo i dati Istat, al 31 dicembre 2021 i residenti nella penisola scendono a 58.983.122. Sono 399.431 i bambini iscritti in anagrafe. Con un -1,3%, la diminuzione delle nascite rispetto al 2020 scende per la prima volta sotto le 400 mila.
Il nuovo record minimo di nascite (399 mila) e l’elevato numero di decessi (709 mila), ha fatto notare l’Istat, “aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese nell’ultimo decennio” Il saldo naturale, che già nel 2020 aveva raggiunto un valore inferiore solo a quello record del 1918 (-648 mila), nel 2021 registra un ulteriore deficit di “sostituzione naturale” pari a -310 mila unità.
Dunque, l’Italia si spopola e invecchia. E rappresenta un problema per tutti, anche per lo Stato. Infatti, se il trend in negativo non si arresta, la spesa per le pensioni non potrà reggere all’infinito. Senza ricambio generazionale, senza forza lavoro (e se qualcuno sta pensando agli immigrati che arrivano sulle nostre coste si sbaglia perché l’immigrazione non riesce a compensare quanto serve alla nazione), gli anziani avranno sempre meno soldi per vivere. Per questo è un problema umano e patriottico. Attenzione, non che non si debba voler bene a un animale domestico (che comporta comunque tante spese tra vaccini, veterinario, cibo, ecc. parola di proprietario di un cane).
E qui forse è il caso di citarlo nuovamente Papa Francesco, quando, nel corso di un’udienza giubilare del maggio 2016, in piazza San Pietro disse: “La pietà non va confusa con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi; accade, infatti, che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli. Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti, ai cani, e poi lasciano senza aiutare il vicino, la vicina che ha bisogno… Così non va”.
Ci indigniamo quando sentiamo notizie di persone che muoio da sole in casa e vengono scoperte dopo mesi, a volte anche anni (e le cronache dei giornali sono piene di questo tipo di notizie ogni mese). Restiamo stupiti: “Ma come? Nessuno si accorto di niente?”, ci domandiamo. Ma tant’è. Vestire un cane o un gatto, consapevoli che il nostro vicino di casa sta morendo di freddo, non è umano.
Come non è umano uno Stato che non ha ancora previsto veri aiuti alle famiglie e modifiche al suo ordinamento per quanto riguarda la gestione delle pensioni. Il problema in Italia, infatti, è il sistema a ripartizione ideato negli anni ’60 (ed eliminato nel 1995): un sistema che ha creato scompensi ai conti pubblici, oggi non più sostenibili. All’epoca i politici avevano pensato a un sistema pensionistico sulla base della crescita. Ma quel trend non esiste più: la crescita economica (complice anche pandemia e ora i rincari dovuti alla guerra) si è arrestata e il numero dei pensionati sta per superare quello dei lavoratori (e nella pubblica amministrazione è già così). Serve una riflessione seria su questo argomento perché in gioco c’è davvero il futuro di tutti.
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