Chiusura della “Casa di Daniele”, Montino: “Basta strumentalizzazioni sulle persone con disabilità e le loro famiglie”
Le spiegazioni del Sindaco di Fiumicino sulla polemica che riguarda la struttura per disabili adulti: “Non parliamo di una struttura comunale”
Fiumicino – “Nonostante i chiarimenti forniti dall’assessora ai Servizi sociali Alessandra Colonna e dal presidente della Commissione Armando Fortini (leggi qui), continua la polemica sulla ‘Casa di Daniele’. Voglio dirlo molto chiaramente: basta strumentalizzazioni sulle persone con disabilità e le loro famiglie“. A dichiararlo in una nota stampa è il sindaco di Fiumicino Esterino Montino.
“La casa sorge all’interno di un appartamento di proprietà della famiglia P. che l’ha concessa in comodato d’uso gratuito alla cooperativa “Al Porto” con la clausola di prendersi cura del figlio, un ragazzo con grave disabilità psico-fisica. Non parliamo, quindi, di una struttura di proprietà del Comune, ma privata che, tuttavia, come previsto dalla legge, gode di un’autorizzazione comunale”.
“Quando, purtroppo, il ragazzo è venuto a mancare, nella struttura c’era un altro giovane con disabilità – prosegue il Sindaco – e la cooperativa ha iniziato ad assistere anche il secondo figlio della famiglia P., anche lui con grave disabilità fisica. La famiglia però ha, legittimamente, manifestato la volontà di revocare il comodato d’uso dato che era venuta meno la condizione su cui si basava, ovvero l’assistenza al primo figlio. Per essere precisi, ha formalmente inviato al comune la lettera di revoca”.
“Naturalmente, ci siamo preoccupati di trovare una soluzione per l’altro ospite – spiega ancora Montino-. Soluzione che si è prospettata solo poche settimane fa quando si è liberato un posto in un’altra struttura, questa volta comunale. Il giovane ora si trova lì, con tutte le cure di cui ha bisogno, dopo un percorso monitorato e protetto”.
“Ma c’è di più – aggiunge il Sindaco -: il secondo figlio della famiglia P. ha pubblicamente, sui propri canali social, manifestato la volontà di liberarsi di questa situazione. Non entro nel merito di quanto raccontato dal giovane, ma va da sé che non si può costringere una persona con grave disabilità a vivere in condizioni che non la mettono a proprio agio”.
“Così come non si può costringere la famiglia a mantenere il comodato d’uso sulla propria struttura se non lo vuole più. Nessuna persona, nessuna, è stata abbandonata a sé stessa. Nessun ragazzo è rimasto senza assistenza – conclude Montino -. Di fatto, la “Casa di Daniele” non esiste più, prima di tutto perché la famiglia ha revocato la disponibilità dello stabile stesso. Questo chiude qualsiasi altro discorso. E deve, assolutamente, mettere la parola fine alle speculazioni e alle strumentalizzazioni che leggo in queste ore. Gli interessi dei ragazzi sono stati perfettamente tutelati: tutto il resto è can can mediatico di cui nessuno, men che meno loro e le loro famiglie, ha bisogno”.
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