E’ beato Albino Luciani, il Papa dei 33 giorni: “Col sorriso trasmise la bontà di Dio”

4 settembre 2022 | 11:14
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La forte pioggia, assieme ai lampi e ai tuoni, non ferma i 25mila fedeli che hanno assistito al rito in piazza San Pietro. Papa Francesco: “È bella una Chiesa con il volto lieto, sereno e sorridente, che non chiude mai le porte”

Città del Vaticano – Albino Luciani, il Papa del sorriso, il cui pontificato durò appena 33 giorni, è beato. In una piazza San Pietro gremita da 25mila persone, complice anche il temporale che si abbatte sull’Urbe nella mattinata, Papa Francesco pronuncia la formula del rito in latino. Il drappo bianco che copre l’arazzo raffigurante Giovanni Paolo I, si alza tra gli applausi.

La memoria liturgica del nuovo beato sarà celebrata nelle diocesi italiane ogni 26 agosto. Alla cerimonia in piazza San Pietro è presente anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella e, tra i tanti veneti, il presidente della Regione, Luca Zaia. Assente invece Candela Giarda, la ragazza argentina affetta da grave encefalopatia guarita grazie al miracolo attribuito, secondo la causa di beatificazione, proprio ad Albino Luciani. La guarigione di Candela, all’epoca undicenne, è avvenuta il 23 luglio 2011 a Buenos Aires. La giovane però, si è rotta una gamba e, per tale motivo, ha rinunciato a essere presente al rito.

Particolare attenzione merita la reliquia, esposta sul sagrato della basilica vaticana: si tratta di uno scritto autografo di Luciani su foglio bianco risalente al 1956 (cm. 9,3 x 15,3). Il documento è uno schema per una riflessione spirituale sulle tre virtù teologali – fede, speranza e carità – che richiama il Magistero delle udienze generali del 13, 20 e 27 settembre 1978. Proveniente dall’Archivio Privato Albino Luciani, è contenuto in un reliquiario (cm. 32 x 40) realizzato dallo scultore Franco Murer. È costituito da un basamento in pietra proveniente da Canale d’Agordo, paese natale di Giovanni Paolo I, sormontata da una croce intagliata su legno di un noce abbattuto dalla tempesta “Vaia” nella notte tra il 29 e il 30 ottobre 2018. La realizzazione, spiegano dal Vaticano, risalta lo scritto autografo incastonato nel simbolo cristiano per eccellenza, la croce di Cristo.

Nell’omelia Papa Francesco, che arriva in sedia a rotelle sotto il diluvio (senza ombrello), elogia l’umiltà del suo predecessore, un pastore che, sottolinea Bergoglio, ha incarnato “lo stile di Dio” vivendo come vero discepolo di Cristo”. E lo cita più volte: “Nel crocifisso, vediamo l’amore di Dio che si dona fino alla fine, senza misura e senza confini. Noi stessi, disse Papa Luciani, ‘siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile’. Intramontabile: non si eclissa mai dalla nostra vita, risplende sempre su di noi e illumina anche le notti più oscure”.

“Guardando al Crocifisso – prosegue Francesco mentre la pioggia e i tuoni continuano a sferzare piazza San Pietro -, siamo chiamati all’altezza di quell’amore: a purificarci dalle nostre idee distorte su Dio e dalle nostre chiusure, ad amare Lui e gli altri, nella Chiesa e nella società, anche coloro che non la pensano come noi, persino i nemici”. Quindi, facendo sue le parole di Giovanni Paolo I, riflette sul significato del verbo amare: “Anche se costa la croce del sacrificio, del silenzio, dell’incomprensione, della solitudine, dell’essere ostacolati e perseguitati. Perché, diceva ancora Albino Luciani, se vuoi baciare Gesù crocifisso, ‘non puoi fare a meno di piegarti sulla croce e lasciarti pungere da qualche spina della corona, che è sul capo del Signore'”.

E ammonisce: “Se non puntiamo in alto, se non rischiamo, se ci accontentiamo di una fede all’acqua di rose, siamo, dice Gesù, come chi vuole costruire una torre ma non calcola bene i mezzi per farlo. Se, per paura di perderci, rinunciamo a donarci, lasciamo le cose incompiute: le relazioni, il lavoro, le responsabilità che ci sono affidate, i sogni, e anche la fede. E allora finiamo per vivere a metà: senza fare mai il passo decisivo, senza decollare, senza rischiare per il bene, senza impegnarci davvero per gli altri”.

Gesù, sottolinea ancora Bergoglio, “ci chiede questo: vivi il Vangelo e vivrai la vita, non a metà ma fino in fondo. Senza compromessi”. E il nuovo Beato ha vissuto così: “Nella gioia del Vangelo, senza compromessi, amando fino alla fine. Egli ha incarnato la povertà del discepolo, che non è solo distaccarsi dai beni materiali, ma soprattutto vincere la tentazione di mettere il proprio io al centro e cercare la propria gloria. Al contrario, seguendo l’esempio di Gesù, è stato pastore mite e umile. Considerava sé stesso come la polvere su cui Dio si era degnato di scrivere”.

“Con il sorriso Papa Luciani è riuscito a trasmettere la bontà del Signore”, aggiunge ancora Francesco, che pone Giovanni Paolo I come un modello per tutta la comunità dei credenti: “È bella una Chiesa con il volto lieto, sereno e sorridente, che non chiude mai le porte, che non inasprisce i cuori, che non si lamenta e non cova risentimento, non è arrabbiata e insofferente, non si presenta in modo arcigno, non soffre di nostalgie del passato”.

“Preghiamo questo nostro padre e fratello, chiediamo che ci ottenga ‘il sorriso dell’anima’; chiediamo, con le sue parole, quello che lui stesso era solito domandare: ‘Signore, prendimi come sono, con i miei difetti, con le mie mancanze, ma fammi diventare come tu mi desideri'”, conclude Papa Bergoglio.

Al termine della celebrazione, mentre il sole torna a baciare piazza San Pietro, il pensiero di Papa Francesco va ancora una volta all’Ucraina, a cui dedica l’Angelus: “Ed ora ci rivolgiamo in preghiera alla Vergine Maria, perché ottenga il dono della pace in tutto il mondo, specialmente nella martoriata Ucraina. Lei, la prima e perfetta discepola del Signore, ci aiuti a seguire l’esempio e la santità di vita di Giovanni Paolo I”. Durante la benedizione finale, le nuvole, i fulmini e i tuoni lasciano il posto al cocente sole di fine estate: Francesco si concede allora un altro bagno, quello di folla, mentre le campane suonano a festa e l’arazzo di Papa Luciani sembra davvero sorridere illuminato dai raggi del sole.

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