Il Papa ai giovani: “Non siamo riusciti a custodire il pianeta e nemmeno la pace: ora tocca a voi”
Ad Assisi il Papa incontra i giovani economisti di tutto il mondo: “Anche le disuguaglianze inquinano il pianeta. Bisogna combattere la miseria ma stimare i poveri. Conto su di voi. Non lasciateci tranquilli, dateci l’esempio”. Poi tre “indicazioni di percorso” per dar vita a un’economia di pace che rispetti l’ambiente e la dignità di tutti gli uomini
Assisi – “La nostra generazione vi ha lasciato in eredità molte ricchezze, ma non abbiamo saputo custodire il pianeta e non stiamo custodendo la pace. Siete chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune, una casa comune che ‘sta andando in rovina’”.
E’ un mea culpa a nome di tutti gli adulti quello che arriva da Papa Francesco che ha raggiunto Assisi in elicottero per partecipare all’incontro “The Econom of Francesco”, dove giovani economisti provenienti da tutto il pianeta si sono dati appuntamento per dar vita a una nuova economia, un”economia “di pace”, che rispetti la dignità umana e il pianeta. “Ora tocca a voi giovani”, il messaggio del Pontefice, che al suo arrivo nel piazzale antistante il Pala-Eventi di Santa Maria degli Angeli, è stato accolto da tre giovani, in rappresentanza dei partecipanti all’evento.
Con loro anche il Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il cardinal Michael Czerny, l’Arcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Foligno, mons. Domenico Sorrentino. Presenti anche il presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, il prefetto di Perugia, Armando Gradone, il sindaco di Assisi e presidente della Provincia di Perugia, Stefania Proietti. C’è anche il professor Luigino Bruni, che fa parte dei Membri del Comitato Promotore dell’evento.
Ma oltre alle autorità, ad attendere il Papa c’è una folla di gente e di bambini. Persone con le quali il Papa si intrattiene in un saluto prolungato. Bergoglio, una volta sceso dall’elicottero, ha iniziato a percorrere in carrozzina un tratto del percorso verso il teatro. Si è però fermato e alzato, appoggiato a un bastone, dirigendosi verso i bambini, con i quali si è fermato a parlare, poggiando spesso la sua mano sulle loro teste per una carezza. Ad accoglierlo anche un delegazione di giovani di Economy of Francesco, alcuni dei quali provenienti dall’Argentina.
Accolto da un lungo applauso, Francesco ascolta le varie testimonianze dei giovani che si alterano a intervalli musicali e danze. Storie di ragazzi e ragazze scappati dalla guerra o dalla furia dei talebani. Toccanti le parole di Andrea, studente di Fisica, in carcere da 9 anni per omicidio: “Purtroppo ho tolto la vita a un uomo durante un brutto e insensato litigio e per sempre mi porterò questo peso nel cuore… Dal primo giorno ho cercato di affrontare il mio percorso detentivo nel modo più costruttivo possibile, facendomi carico delle mie responsabilità e cercando di trasformare questo tempo in un’opportunità di crescita. Inizialmente ho pensato a me stesso, sentivo il bisogno di capire cosa mi avesse portato così lontano, dovevo ritrovare il mio equilibrio e la giusta strada. Fortunatamente non sono stato solo, e grazie al supporto di operatori, volontari e amici ho trovato il coraggio di credere in un nuovo futuro”.
E proprio sul futuro è incentrato il discorso del Pontefice, che ha esordito: “Ho atteso da oltre tre anni questo momento, da quando, il primo maggio 2019, vi scrissi la lettera che vi ha chiamati e poi vi ha portati qui ad Assisi. Per tanti di voi – lo abbiamo appena ascoltato – l’incontro con l’Economia di Francesco ha risvegliato qualcosa che avevate già dentro. Eravate già impegnati nel creare una nuova economia; quella lettera vi ha messo insieme, vi ha dato un orizzonte più ampio, vi ha fatto sentire parte di una comunità mondiale di giovani che avevano la vostra stessa vocazione. E quando un giovane vede in un altro giovane la sua stessa chiamata, e poi questa esperienza si ripete con centinaia, migliaia di altri giovani, allora diventano possibili cose grandi, persino sperare di cambiare un sistema enorme e complesso come l’economia mondiale”.
“Voi giovani, con l’aiuto di Dio, lo sapete fare, lo potete fare; i giovani l’hanno fatto altre volte nel corso della storia”, esorta il Papa, che riconosce le tante difficolta che stanno affrontando i ragazzi di oggi: “State vivendo la vostra giovinezza in un’epoca non facile: la crisi ambientale, poi la pandemia e ora la guerra in Ucraina e le altre guerre che continuano da anni in diversi Paesi, stanno segnando la vostra vita”. In altre parole, i giovani sono “chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune, una casa comune che ‘sta andando in rovina’”. Ed è anche per questo che oggi “una nuova economia, ispirata a Francesco d’Assisi, può e deve essere un’economia amica della terra e un’economia di pace”.
L’obiettivo, sottolinea Papa Bergoglio, è quello “di trasformare un’economia che uccide in un’economia della vita, in tutte le sue dimensioni”. Ma per farlo serve l’impegno dei giovani: “In effetti – fa notare il Santo Padre -, quando alla comunità civile e alle imprese mancano le capacità dei giovani è tutta la società che appassisce, si spegne la vita di tutti. Manca creatività, manca ottimismo, manca entusiasmo. Una società e un’economia senza giovani sono tristi, pessimiste, ciniche. Ma grazie a Dio voi ci siete: non solo ci sarete domani, ma ci siete oggi; voi non siete soltanto il ‘non ancora’, siete anche il ‘già’, siete il presente”.
La situazione che tutto il mondo sta attraversando è critica, il Papa ne è consapevole: “Non basta fare il maquillage – ammonisce -, bisogna mettere in discussione il modello di sviluppo. La situazione è tale che non possiamo soltanto aspettare il prossimo summit internazionale: la terra brucia oggi, ed è oggi che dobbiamo cambiare, a tutti i livelli”.
“Perché, se parliamo di transizione ecologica ma restiamo dentro il paradigma economico del Novecento, che ha depredato le risorse naturali e la terra, le manovre che adotteremo saranno sempre insufficienti. Noi uomini, in questi ultimi due secoli, siamo cresciuti a scapito della terra – aggiunge il Papa -. L’abbiamo spesso saccheggiata per aumentare il nostro benessere, e neanche il benessere di tutti. È questo il tempo di un nuovo coraggio nell’abbandono delle fonti fossili d’energia, di accelerare lo sviluppo di fonti a impatto zero o positivo”.
Dal Papa arriva poi un monito che non è rivolto solo ai giovani: “Dobbiamo accettare il principio etico universale – che però non piace – che i danni vanno riparati: se siamo cresciuti abusando del pianeta e dell’atmosfera, oggi dobbiamo imparare a fare anche sacrifici negli stili di vita ancora insostenibili. Altrimenti, saranno i nostri figli e nipoti a pagare il conto, un conto che sarà troppo alto e troppo ingiusto. Occorre un cambiamento rapido e deciso”. “Conto su di voi! Non lasciateci tranquilli, e dateci l’esempio!”, sprona Francesco, interrotto dagli applausi dei giovani presenti in sala.
Nel suo intervento, Francesco declina poi il concetto di “sostenibilità”: la definisce “una realtà a più dimensioni”. Perché a quella ambientale “ci sono anche le dimensioni sociale, relazionale e spirituale”. “Mentre cerchiamo di salvare il pianeta, non possiamo trascurare l’uomo e la donna che soffrono. L’inquinamento che uccide non è solo quello dell’anidride carbonica, anche la diseguaglianza inquina mortalmente il nostro pianeta”, sottolinea Francesco.
Il consumismo attuale cerca di riempire il vuoto dei rapporti umani con merci sempre più sofisticate – le solitudini sono un grande affare nel nostro tempo! –, ma così genera una carestia di felicità.
Ma in questa nostra società dove il capitalismo la fa da padrone, si vive anche “una insostenibilità spirituale. L’essere umano, prima di essere un cercatore di beni è un cercatore di senso. Ecco perché il primo capitale di ogni società è quello spirituale, perché è quello che ci dà le ragioni per alzarci ogni giorno e andare al lavoro, e genera quella gioia di vivere necessaria anche all’economia”.
“Il nostro mondo sta consumando velocemente questa forma essenziale di capitale accumulata nei secoli dalle religioni, dalle tradizioni sapienziali, dalla pietà popolare. E così soprattutto i giovani soffrono per questa mancanza di senso: spesso di fronte al dolore e alle incertezze della vita si ritrovano con un’anima impoverita di risorse spirituali per elaborare sofferenze, frustrazioni, delusioni e lutti. La fragilità di molti giovani deriva dalla carenza di questo prezioso capitale spirituale: un capitale invisibile ma più reale dei capitali finanziari o tecnologici” prosegue il Papa, che a braccio aggiunge: “Avete notato quanto sono aumentati i suicidi tra i giovani? I dati diffusi non raffigurano la realtà molti vengono nascosti. Pensiamo a questo”.
“Senza la stima, la cura, l’amore per i poveri, per ogni persona povera, per ogni persona fragile e vulnerabile, dal concepito nel grembo materno alla persona malata e con disabilità, all’anziano in difficoltà, non c’è “Economia di
Francesco”. Direi di più: un’economia di Francesco non può limitarsi a lavorare per o con i poveri. Fino a quando il nostro sistema produrrà scarti e noi opereremo secondo questo sistema, saremo complici di un’economia che uccide”, il monito del Papa, che prima di firmare il “patto” per “un’economia di pace”, lascia ai giovani econoisti “tre indicazioni di percorso”: guardare il mondo con gli occhi dei più poveri; non dimenticare il lavoro e i lavoratori; incarnazione.
“Nei momenti cruciali della storia, chi ha saputo lasciare una buona impronta lo ha fatto perché ha tradotto gli ideali, i desideri, i valori in opere concrete. Il mondo dell’economia lo cambierete se insieme al cuore e alla testa userete anche le mani”, dice spiegando il terzo concetto.
“Le idee sono necessarie, ci attraggono molto soprattutto da giovani, ma possono trasformarsi in trappole se non diventano ‘carne’, cioè concretezza, impegno quotidiano. La Chiesa ha sempre respinto la tentazione gnostica, che pensa di cambiare il mondo solo con una diversa conoscenza, senza la fatica della carne. Le opere sono meno ‘luminose’ delle grandi idee, perché sono concrete, particolari, limitate, con luce e ombra insieme, ma fecondano giorno dopo giorno la terra: la realtà è superiore all’idea”.
“Andate avanti, con l’ispirazione e l’intercessione di San Francesco”, il saluto del Papa, che conclude il suo intervento con una preghiera:
Padre, Ti chiediamo perdono per aver ferito gravemente la terra, per non aver rispettato le culture indigene, per non avere stimato e amato i più poveri, per aver creato ricchezza senza comunione. Dio vivente, che con il tuo Spirito hai ispirato il cuore, le braccia e la mente di questi giovani e li hai fatti partire verso una terra promessa, guarda con benevolenza la loro generosità, il loro amore, la loro voglia di spendere la vita per un ideale grande. Benedicili nelle loro imprese, nei loro studi, nei loro sogni; accompagnali nelle difficoltà e nelle sofferenze, aiutali a trasformarle in virtù e in saggezza. Sostieni i loro desideri di bene e di vita, sorreggili nelle loro delusioni di fronte ai cattivi esempi, fa’ che non si scoraggino e continuino nel cammino. Tu, il cui Figlio unigenito si fece carpentiere, dona loro la gioia di trasformare il mondo con l’amore, con l’ingegno e con le mani. Amen.
E, prima di fare ritorno in Vaticano, il Papa firma un “patto” con i presenti (leggi qui). I giovani economisti, imprenditori, changemakers si impegnano davanti al Pontefice a costruire “un’economia di pace e non di guerra, un’economia che contrasta la proliferazione delle armi, specie le più distruttive, un’economia che si prende cura del creato e non lo depreda, un’economia a servizio della persona, della famiglia e della vita, rispettosa di ogni donna, uomo, bambino, anziano e soprattutto dei più fragili e vulnerabili, un’economia dove la cura sostituisce lo scarto e l’indifferenza, un’economia che non lascia indietro nessuno”.
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