Il leghista e ultracattolico Lorenzo Fontana eletto Presidente della Camera
“No a un presidente omofobo pro Putin” lo striscione che hanno esposto sui banchi dell’aula di Montecitorio Alessandro Zan e Rachele Scarpa, del Pd, appena iniziata la seduta per l’elezione del presidente
Roma – Lorenzo Fontana, esponente della Lega, è stato eletto presidente della Camera. Il raggiungimento del quorum, nel corso della quarta votazione, è stato salutato dall’applauso della maggioranza. L’opposizione, invece, non ha applaudito. In attesa della proclamazione ufficiale, secondo i dati ufficiosi Fontana avrebbe ottenuto 225 voti: 77 per Maria Cecilia Guerra, 52 per Federico Cafiero de Raho, 22 per Matteo Richetti, uno ciascuno per Debora Serracchiani e Riccardo Molinari. Undici le nulle, 6 le bianche.
MONTECITORIO: STRISCIONE CONTRO FONTANA
‘No a un presidente omofobo pro Putin’ è lo striscione che hanno esposto sui banchi dell’aula di Montecitorio Alessandro Zan e Rachele Scarpa, del Pd, appena iniziata la seduta per l’elezione del presidente. Gli assistenti parlamentari, intervenuti prontamente, hanno sequestrato lo striscione, chiaramente riferito a Lorenzo Fontana.
IL DISCORSO DI FONTANA
“Onorevoli colleghi, è con forte gratitudine e grande commozione che mi rivolgo per la fiducia, ringrazio chi mi ha votato e chi no. Sarà mio onore dirigere il parlamento”, le parole del Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, nel suo intervento dopo la proclamazione.
“La Camera rappresenta le diverse volontà dei cittadini: la nostra è una nazione multiforme con diverse realtà storiche e territoriali che l’hanno formata e l’hanno fatta grande: la grandezza dell’Italia è la diversità. Interesse dell’Italia è sublimare le diversità”, prosegue Fontana. “Volevo dedicare un primo saluto al pontefice Francesco che rappresenta un riferimento spirituale per la maggioranza dei cittadini italiani”, aggiunge mentre l’Aula applaude. “Il Papa sta svolgendo un’azione diplomatica a favore della pace senza uguali”. Diversi i riferimenti a Santi e Beati durante tutto il discorso. Ma non mancano citazioni di politici.
“Come ricordato da Mattarella il ruolo delle autonomie è decisivo: il pluralismo delle istituzioni e nelle istituzioni rafforza la democrazia e la società. Dalle risposte che daremo dipenderà la qualità della democrazia. Serve portare avanti grande collaborazione”. “La legislatura che sta iniziando dovrà riaffermare il ruolo centrale del Parlamento come luogo delle decisioni politiche” e servirà una “rinnovata attenzione sulla qualità delle leggi che saremo chiamate a elaborare: leggi oscure o imperfette si traducono in costi per i cittadini, dispendio energie e nei casi più gravi negazione dei diritti”, prosegue Fontana nel discorso dopo la proclamazione, sottolineando che servirà “una inversione di tendenza tra potere normativo del governo e del Parlamento”.
“Bisogna assicurare a tutti i cittadini la pari dignità sociale: il Parlamento sia promotore dei diritti di tutti, soprattutto i più vulnerabili e fragili. Maggioranza e opposizione dovranno dialogare e garantire piena collaborazione con gli altri organi costituzionali”. “Desidero rivolgere un vivo e autentico saluto al Presidente della Repubblica Mattarella, perno della nostra nazione e fondamentale garante della nostra Costituzione”. Fontana si è poi congratulato con Ignazio La Russa e ha salutato il segretario generale di Montecitorio e il suo predecessore Roberto Fico.
FDI E FI VOTANO FONTANA
“Faremo oggi il nostro presidente della Camera. Il nostro nome è Fontana”, le parole di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, prima della quarta votazione che si è rivelata decisiva. Sul nome di Fontana, il centrodestra si è presentato al voto compatto.
“Forza Italia voterà Lorenzo Fontana come Presidente della Camera dei deputati”, ha assicurato infatti in un tweet Antonio Tajani, Coordinatore nazionale del partito. “Oggi votiamo Fontana, sulla scheda scriviamo Lorenzo Fontana, visto che ce ne sono diversi…”, ha poi ribadito l’azzurro ai giornalisti. Quanto alle consultazioni al Quirinale, se il centrodestra andrà unito o meno, Tajani ha tagliato corto: “Ogni giorno ha la sua soluzione. Oggi votiamo Lorenzo Fontana e vediamo di eleggerlo subito. Oggi eleggiamo Fontana, per le consultazioni c’è tempo, vedremo…”.
“Faremo oggi il nostro presidente della Camera, lo faremo alla prima votazione e il nostro nome è Fontana”, ha sottolineato Meloni all’arrivo a Montecitorio mentre subito dopo la riunione coi suoi, Matteo Salvini ‘ha scortato’ il presidente della Camera in pectore Fontana. Poi si è diretto in buvette per un caffè e ha incrociato Giancarlo Giorgetti. Insieme si sono avviato al bancone mentre il segretario ha scherzato: “Sta già preparando la legge di bilancio…”.
PD VOTA GUERRA, TERZO POLO RICHETTI, M5S DE RAHO
Il Pd ha scritto il nome di Maria Cecilia Guerra sulla scheda per la elezione del presidente della Camera. Un nome, quello della sottosegretaria al Mef di bandiera, da offrire a tutte le opposizioni come scelta condivisa. La scelta è emersa dalla riunione del gruppo Pd.
“Orgoglioso di votare Maria Cecilia Guerra alla Presidenza della Camera. Una persona seria. Un messaggio chiaro alla destra che propone con La Russa e Fontana un’idea di Paese regressiva: i nostri valori non sono negoziabili”, ha scritto quindi su Twitter il deputato e coordinatore di Articolo 1 Arturo Scotto.
“Voteremo Cecilia Guerra come candidata alla Presidenza della Camera. Lei ha una storia e una cultura politica diversa della nostra, ma oggi di fronte alla candidatura di Lorenzo Fontana, con la quale la destra impone di prepotenza una visione estrema e reazionaria sui diritti, scegliamo una donna libera e aperta sui diritti civili e le libertà di tutti e soprattutto delle donne”, hanno dichiarato i deputati di +Europa Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi, rispettivamente segretario e presidente del partito.
“Di fronte allo scenario che si sta delineando nel Paese con una destra che al Senato ha eletto un nostalgico del Ventennio e a Montecitorio propone un oltranzista contro i diritti delle donne e della comunità lgbt+, con controversi rapporti con la Russia di Putin, riteniamo che sia necessario dare un segnale della massima coesione delle opposizioni per dare inizio ad una nuova stagione di contrasto alla destra. Cecilia Guerra è una figura che può rappresentare degnamente le Istituzioni per le competenze e per il suo impegno politico al servizio del bene comune. Pertanto i deputati e le deputate dell’Alleanza Verdi Sinistra (che attualmente sono 10, avendo due parlamentari in malattia) la sosteranno”, si legge in una nota.
Il Terzo Polo, Iv e Azione, ha scritto invece il nome di Matteo Richetti sulla scheda. Lo si apprende da fonti dei due partiti.
“Voteremo Cafiero De Raho”, ha annunciato quindi il leader del M5S Giuseppe Conte, dopo aver riunito i deputati eletti nelle file del Movimento alla Camera. Il M5S ha deciso di non convergere dunque sul nome di Maria Cecilia Guerra, proposto dal Pd alle altre forze di opposizione.
FI E L’IPOTESI SEPARAZIONE AL COLLE
Già ieri il capogruppo uscente di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, aveva spiegato che il partito avrebbe dato l’ok al leghista (”ritengo di sì”). Chi invece non nascondeva una vena polemica era il collega di partito Alessandro Cattaneo, papabile ministro, che spiegava: “Non è un problema di nomi. Noi non personalizziamo e non mettiamo veti, noi…”.
In casa Fi, del resto, pesa ancora il ‘no’ di Meloni all’upgrade governativo della fedelissima di Arcore Ronzulli, anche per un dicastero di fascia medio-bassa, tipo le Politiche Ue. E queste resistenze da parte di via della Scrofa su alcuni nomi indicati dal Cav avrebbero portato gli azzurri a valutare persino la possibilità di presentarsi separati alle consultazioni al Colle per la formazione del nuovo esecutivo. Un’ipotesi che però, raccontano, ha diviso Forza Italia, ormai ridotta a due correnti – i filo-ronzulliani e i parlamentari vicini ad Antonio Tajani. Un’opzione che certo non piace a Meloni, che interpellata in proposito stasera all’uscita di Montecitorio ieri ha tagliato corto così: ”Non lo so, ne parleremo nei prossimi giorni”. Più secca la Lega: “Sono prive di fondamento le notizie relative al centrodestra diviso alle consultazioni al Colle”.
IL VOTO DI IERI ALLA CAMERA
Nel primo voto le schede bianche sono state 369, 4 voti per il leghista Riccardo Molinari, 3 per Enrico Letta. Le schede nulle sono state 10. A vuoto anche la seconda votazione con 375 schede bianche. Una nuova ‘fumata nera’ alla terza votazione: 357 schede bianche. La seduta è stata quindi aggiornata. (fonte Adnkronos)