Atletica, Tamberi: “Cambio allenatore: per me è una nuova sfida”
Torna ad allenarsi l’Azzurro e lascia la guida di suo papà Marco in pedana
40 giorni dal matrimonio con la sua Chiara, fidanzata da 13 anni e oggi moglie sempre al suo fianco, Gianmarco Tamberi è pronto a tornare in pedana dell’alto, per la stagione invernale e poi quella all’aperto, in cui l’attende il titolo mondiale estivo, che manca in palmares. L’azzurro, campione olimpico e campione europeo e campione iridato nell’indoor, ha dichiarato a La Gazzetta dello Sport: “Mi attende una sfida importante: quella del nuovo allenatore – spiega Gimbo – Con papà non ci sentiamo praticamente dal giorno del matrimonio (il 3 settembre, ndr), dovremo incontrarci, ma per entrambi è giusto così. Eravamo sul filo da anni”.
“Mi ha tolto dal campo di basket e mi ha portato all’oro olimpico – ha proseguito -. In coppia abbiamo raggiunto l’apice. Ora abbiamo bisogno di battere strade diverse. Ed è facile che il tutto si trasformi in opportunità. Ognuno seguirà il proprio percorso: anche questo mi farà da stimolo. E papà, se sarà d’accordo, potrà continuare a farmi da manager per le gare”.
“Mai come stavolta ho ‘fame’ di tornare ad allenarmi – ha precisato Tamberi – sono molto stimolato, carico come un ragazzino. È come se dovessi dimostrare qualcosa. A me stesso e agli altri. Dopo la stagione olimpica è stato difficile trovare le giuste spinte. Ho fatto bene le gare più importanti dell’anno, dai Mondiali indoor a quelli all’aperto, dagli Europei alla finale di Diamond League. Ma per il resto ho arrancato proprio per mancanza di motivazioni. Adesso, invece, ho ben chiari gli obiettivi: i Mondiali di Budapest 2023, gli Europei di Roma e l’Olimpiade di Parigi 2024. Ne realizzassi anche solo uno… a quel punto mediterei sul mio futuro”.
“Ho bisogno di un preparatore atletico e di un coach. Mi dovranno aiutare a rimanere al vertice per due anni, senza stravolgere la mia routine, senza farmi correre rischi – ha chiarito Gimbo, lanciando lo sguardo verso Roma 2024 e i Giochi di Parigi – a 30 anni è difficile cambiare. Nomi? Per ora non ne ho. E nemmeno urgenza: ho esperienza sufficiente per gestirmi da solo per un po’. Voglio confrontarmi con alcune persone. Ma credo proprio che continuerò a far base ad Ancona. Anche perché sono seguito da un team di primo piano – da uno staff sanitario al mental coach – messo insieme in tanti anni, al quale non voglio rinunciare”.
(foto@Colombo/Fidal)
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